Il processo a Sid Vicious del 2 gennaio 1979 non ebbe mai un epilogo, dal momento in cui l’imputato morì prima di conoscere la sentenza. La storia di John Simon Ritchie, del resto, è anche la storia della sua breve ma intensissima vita trascorsa a sfidare la morte.
Bassista dei Sex Pistols di Johnny Rotten – o meglio, di Malcolm McLaren – subentrato all’uscente Glen Matlock, Sid Vicious è l’icona di tutto il movimento punk per eccellenza, complice il suo aspetto (i capelli esplosi e il lucchetto al collo) ma anche la sua vita votata all’eccesso, divenuta una pericolosa spirale discendente nel 1977 quando durante un concerto degli Heartbreakers conobbe Nancy Spungen, nota eroinomane statunitense che a Londra si era recata come groupie.
La loro storia è la versione acida di un’altra storia da starcrossed lovers ben nota alla cultura britannica e mondiale: Sid e Nancy, infatti, sono spesso posti in antitesi con i Romeo E Giulietta di Shakespeare. Nel loro mondo ruotavano l’eroina, la musica, il degrado e l’anarchia, un pianeta che si faceva beffe delle buone maniere del costume, come dimostra anche un filmato in cui è possibile vedere la coppia fare sesso senza preoccuparsi di Johnny Rotten e soci che si trovavano intorno.
Il 12 ottobre 1978 la coppia si trovava al Chelsea Hotel di Manhattan, a New York. Sid Vicious si svegliò dopo un collasso dovuto agli effetti dell’eroina e trovò Nancy senza vita sul pavimento del bagno. La sua fidanzata era morta da alcune ore e presentava una ferita all’addome. Nancy aveva solo 20 anni ed era morta dissanguata.
In un primo momento il bassista negò la sua responsabilità raccontando di non ricordare quanto accaduto prima di addormentarsi, ma sotto la pressione degli inquirenti ammise di aver accoltellato la compagna, ma senza l’intenzione di ucciderla.
Arrestato, fu scarcerato su cauzione pagata dalla EMI. Il processo a Sid Vicious si tenne il 2 gennaio 1979 e dopo quel giorno John Simon Ritchie dimostrò di aver perso completamente il controllo: dopo aver tentato di suicidarsi tagliandosi le vene con un rasoio fece a botte con Todd Smith, fratello della sacerdotessa del rock Patti Smith, e gli ruppe un bicchiere in pieno viso.
Sarà proprio l’eroina a gestire i suoi ultimi giorni, dal momento che fu sua madre stessa – Anne Ritchie, eroinomane – a procurargli l’ultima dose che se lo portò via il 2 febbraio dello stesso anno. Sid Vicious fu trovato senza vita a poche ore di distanza da un festino che celebrava il suo rilascio. In carcere si era disintossicato, ma probabilmente ciò che cercava non era la lucidità.
Il 7 febbraio 1979 l’ex bassista dei Sex Pistols fu cremato su decisione della madre, che voleva spargere le sue ceneri accanto alla tomba dell’ex fidanzata Nancy Spungen, che di quel ragazzo senza controllo era stata amore e vittima.
Secondo alcune fonti, Sid aveva espresso su un biglietto il desiderio di essere seppellito proprio accanto a Nancy, ma la famiglia di quest’ultima si era opposta. Per questo la scelta di cremarlo e di spargere intorno alla tomba della sua amata le sue ceneri.
Il processo a Sid Vicious non ebbe mai un epilogo, dal momento che il diretto interessato morì prima di conoscere la sentenza.