Will he convert you?, si legge sul poster ufficiale di Messiah, su Netflix dal primo gennaio. Ti convertirà? La risposta, per molti, sembra essere no. La serie thriller a sfondo religioso creata da Michael Petroni e prodotta, fra gli altri, da Mark Burnett e Roma Downey ha suscitato una certa curiosità fin dal rilascio del primo trailer, ma finora le reazioni dei critici e della stampa americana si sono rivelate tiepide.
Messiah è la storia di Eva Geller, agente della CIA incaricata di investigare su un uomo misterioso, capace di conquistarsi un gran seguito in tutto il mondo. Ciò che gli permette di guadagnare la cieca fiducia dei seguaci è la presunta capacità di compiere miracoli, ed Eva deve ripercorrerne i passi per comprenderne l’essenza. Si tratta di un vero leader religioso o di un ciarlatano? Oppure, peggio ancora, di un truffatore?
Le risposte a queste domande sono al cuore di Messiah su Netflix. D’altronde l’ambiguo predicatore sembra venuto fuori dal nulla e nessuno sa chi sia. Cattura i cuori degli abitanti e altrettanto abilmente elude la sorveglianza delle autorità. Scoprirò tutto di te, promette Eva nel trailer di Messiah, in cui si susseguono i primi sguardi alle vite di un funzionario dell’intelligence israeliana, un predicatore texano e sua figlia, un rifugiato palestinese e una giornalista.
Michelle Monaghan (Eva Geller) guida un cast composto da Tomer Sisley (Avrim Dahan), Mehdi Dehbi (Al Massih), John Ortiz (Felix), Melinda Page Hamilton (Anna Iguero), Stefania LaVie Owen (Rebecca Iguero), Jane Adams (Miriam Kenneally), Sayyid El Alami (Jibril Medina), Fares Landoulsi (Samir), Will Traval (Will Mathers).
Temi e ispirazioni della serie
Le possibili controversie cui già il trailer sembra voler preparare trovano conferma nei dieci episodi della serie. È però lecito immaginare che fosse un esplicito obiettivo dei creativi. Quando in un unico calderone ribollono temi e ispirazioni collegati al cristianesimo, all’islamismo e all’ebraismo, e quando ad azioni apparentemente inspiegabili si collegano enigmatiche figure religiose, il risultato non può che far storcere il naso a qualcuno.
Poco importa che Messiah non sembri voler trovare soluzioni alle grandi domande della religione. La gente chiama l’oscuro protagonista Al-Masih – Messia in arabo –, ma anziché offrire prove che ne confermino la natura divina o lo inchiodino come mero truffatore, la serie devia verso più generiche riflessioni sulla condizione umana, lasciando al pubblico il compito di trarre le proprie conclusioni.
Le azioni, le connessioni umane e la crescente popolarità del presunto Messia evidenziano la polarizzazione fra la fede cieca di molti – tanto in Medio Oriente quanto negli Stati Uniti – e lo scetticismo di coloro che, per ragioni personali o professionali, devono puntare a smascherarlo. E infatti la questione cruciale per la serie – riflettere cioè su come Gesù potrebbe essere accolto sulla Terra in epoca moderna – sbiadisce dinanzi a più urgenti riflessioni sulla condizione di altri personaggi.
Uno in particolare, quello di Eva Geller – interpretata da Michelle Monaghan –, sembra far da tramite fra il pubblico e lo svolgersi della storia. In alcune interviste con varie testate americane l’attrice chiarisce il ruolo del suo personaggio e le motivazioni che ne guidano l’agire.
[Eva] è piuttosto rigida. Vede tutto o bianco o nero: le cose possono essere legali o illegali, le persone possono essere minacciose o non minacciose. È stato l’addestramento della CIA a farla diventare così. È una persona molto complicata, ma cerca sempre la verità nelle cose.
Lei è convinta che Al-Masih sia un puro e semplice truffatore, un uomo che comprende il potere dei social media. Eva intuisce il potenziale pericoloso della viralità, il fatto che possa scatenare la paura della gente e fomentare grosse fette della società. È questa la sua paura più grande.
Il suo scetticismo, però, è più che comprensibile. Sarebbe difficile comportarsi diversamente se un giorno arrivasse qualcuno e molti cominciassero a credere di avere a che fare col Messia. Infatti, è poco credibile. C’è un momento molto importante, però, quando Eva e Al-Masih sono nella stessa stanza, insieme, e lui inizia a notare in lei delle crepe e la costringe ad affrontare il suo passato. Ecco, quello è il momento in cui si comincia a intuire il suo potere.
Secondo me la cosa più interessante del personaggio [di Al-Masih] è che non dice mai di essere nulla. Penso sia molto importante. Non dichiara in alcuna occasione di essere il Messia, sono le persone ad affibbigliargli questo ruolo. Quello che lui fa è costringere la gente a riflettere su di sé.
Controversie, polemiche e petizioni anti-Messiah
Come detto, una produzione a sfondo religioso, pur attenta a evitare prese di posizione che possano risultare scomode od oltraggiose, porge il fianco inevitabilmente a critiche e controversie. Le più inattese sono forse quelle giunte dalla Royal Film Commission of Jordan che, dopo aver concesso a Netflix la possibilità di filmare la serie in Giordania, chiede ora alla piattaforma di vietarne la visione nel paese.
Messiah su Netflix è una storia fittizia con personaggi fittizi, si legge nella nota ufficiale. Tuttavia la RFC ritiene che il contenuto della serie possa essere largamente percepito o interpretato come una violazione della santità della religione, contravvenendo quindi alle leggi del paese.
Ancor più caldi i toni di una recente petizione apparsa su Change.org e in cui si caldeggia il boicottaggio di Netflix. La nuova serie Netflix Messiah sta facendo parlare molto di sé e gli spettatori noteranno subito che è basata sui racconti islamici della venuta di Dajjal, si legge sul sito. Possiamo davvero accettare che i nostri soldi vengano usati per produrre contenuti del genere? Unitevi a me nel boicotaggio di Netflix.
Finora più di 4000 persone hanno firmato la petizione. I concetti cui si richiama riguardano i riferimenti ad Al-Masih ad-Dajjal, una figura paragonabile all’Anticristo, il cui nome andrebbe tradotto come falso messia, bugiardo, impostore.
La risposta di Netflix non si è fatta attendere. Messiah è un’opera fittizia. Non si ispira ad alcun personaggio, figura o religione. Tutte le serie Netflix hanno valutazioni e informazioni che aiutano gli abbonati a scegliere autonomamente ciò che è giusto per sé e per le proprie famiglie.
Sarà sufficiente a spegnere le tensioni? A 24 ore dal debutto la serie sembra aver fatto il pieno di polemiche, e chissà che queste prime reazioni non indirizzino la piattaforma verso la cancellazione o il rinnovo di Messiah.