Il 30 novembre è andata in onda su Rai uno l’ultima puntata della trilogia dedicata ai grandi cantautori italiani “ Una storia da cantare”. Dopo Fabrizio De Andrè e Lucio Dalla, è stata la volta dell’omaggio a Lucio Battisti, o meglio, al sodalizio Battisti – Mogol, e proprio grazie anche alla presenza del co-autore in studio, si è ripercorso quel periodo di produzione musicale immensa che ha segnato la storia musicale italiana specialmente tra gli anni ’70 e ’80. Intere generazioni sono state accompagnate nella vita da canzoni memorabili restate impresse nella memoria, al punto che a volte sono quelle stesse canzoni a riportare alla mente pezzi di storia, eventi, amori, tradimenti come fossero fotografie sonore impresse nell’anima. E le generazioni che non hanno vissuto quel periodo, cominciano a scoprire e ad amare questo artista schivo e geniale grazie alla possibilità di ascoltare in streaming i suoi album (sempre solo di quel periodo). Infatti, dopo una lunga e complicata vicenda riguardante i diritti d’autore, finalmente quelle canzoni sono state libere di volare in classifica ancora una volta, dimostrando il loro carattere “evergreen” nonostante il passare del tempo e delle mode musicali.
Sempre per una questione di diritti d’autore, il sodalizio tra Lucio Battisti e Mogol si spezzò nel ’79, e l’ultima canzone scritta insieme ,“Una giornata uggiosa”, segnò anche un ritiro di Battisti dalle scene ma non dalla produzione musicale. Lui che non aveva mai amato bagni di folla nonostante i trionfi in televisione, nonostante avesse inanellato un successo dietro l’altro, nonostante i profitti miliardari, restava comunque una persona timida e riservata ai limiti della maniacalità ma anche un artista estremamente creativo e curioso. Quella rottura, sicuramente legata anche a questioni di principio economico, tuttavia nascondeva un altro bisogno, quello di Lucio di rinnegare uno stile e di rompere gli schemi per sperimentare nuove strade musicali e compositive. Qualcosa si avvertiva già in alcune canzoni, un tentativo di de-strutturarne la forma uscendo dai canoni classici che voleva una certa produzione pop legata a standard precisi. Senza considerare le coraggiose estensioni vocali su cui Battisti costruiva le sue melodie nelle quali la “non voce”, come qualcuno definiva il suo timbro vocale unico, si muoveva libera infischiandosene delle discese ardite e delle risalite. Probabilmente ci fu anche la volontà di cercare nuove forme espressive nei testi , nuove parole, nuove storie da raccontare e anche il bisogno di sperimentarsi nell’uso dell’elettronica per vestire di nuove sonorità le sue creazioni.
Furono probabilmente queste le ragioni della nascita del secondo sodalizio artistico Battisti- Panella che durò dall’ 86 al 94. Pasquale Panella, poeta, scrittore, paroliere è un altro artista che da sempre rifiuta etichette e gabbie ideologiche, così insieme, passo dopo passo, in cinque album la nuova coppia rivoluziona il concetto stesso di canzone e di ascolto da parte del pubblico, e forse in quel momento, non tutto il pubblico era pronto a cogliere il cambio di rotta, il fascino di quel lavoro né il tipo di ascolto attento, attivo, diverso, che suggeriva. Tuttavia “Don Giovanni”, “ L’Apparenza”, “ La sposa occidentale”, “ Cosa succederà alle ragazze”, “ Heghel”, sono dei veri e propri capolavori, che hanno portato molti estimatori a paragonare questa coppia di artisti ad un altro duo eccellente, quello formato da Battiato e Sgalambro. Per chi volesse addentrarsi di più nel sodalizio artistico, oltre ad un cofanetto contenente tutti gli album e un libretto di Pasquale Panella sulle canzoni contenute, c’è un libro arguto e molto interessante di Alexandre Ciarla “ Battisti- Panella da Don Giovanni a Hegel” , in cui l’autore fa un’analisi accurata di quel percorso singolare nella storia della canzone italiana.
Qualcosa non torna nel programma appena andato in onda su Rai 1. L’assenza totale di un cenno, di una canzone, di una battuta su quanto nell’ultimo periodo della sua vita Battisti ci ha regalato. Mi è veramente difficile comprenderne il motivo. Perché ad esempio non far interpretare la splendida “Don Giovanni”, ad uno dei numerosi ospiti? Su Battisti di programmi, ne sono stati fatti tanti, anche ultimamente, cosa ha regalato di nuovo “Una storia da cantare”? Nessuno nega il valore di quei brani fantastici ascoltati in puntata ma perché tagliare in due un’artista? Perché non rispettarne la memoria umana e artistica? Perché non parlare di Pasquale Panella e di 10 anni di musica insieme a Lucio? Qualcuno ha detto che il tempo a disposizione era poco e che ci sarebbe voluta un’altra puntata per raccontare tutto. Qualcosa continua a non tornare, è come spiegare al pubblico un pittore cancellando un periodo artistico fondamentale alla sua evoluzione e comprensione, così, a piacimento, perché magari quel periodo non lo capisci o non ti piace. Non è onorarne la memoria, è onorare la propria, quella di chi è presente in studio, o qualcos’altro che non capisco.
“Riguardo ai testi che scrissi per Battisti, ritengo non sia importante una loro comprensione. Quei testi sono stati come delle apparizioni, chi li dovesse capire non è adatto all’ innamoramento. Quanti li hanno criticati dicendo che non si capiva nulla, probabilmente si sentivano respinti come innamorati” P. Panella
Preferisco credere a questo.
Un tributo a Mogol più che a Lucio Battisti! I pezzi con Panella sono quelli più sentiti di Battisti perché slacciati dal mercato musicale e dalle esigenze di successo! Ascolto la genialità di Battisti più con “L’apparenza” ecc. Che con le super-vendite della produzione con Mogol!
Ritengo penoso il programma che invece di dedicarlo a Battisti e stato in onore di Mogol .. anche se con canzoni belle ma cantate in malo modo da tutti i presenti… Escludendo tutte le poesie del duo Battisti/Panella… Rai vergognosa
Ancora una volta, qualcuno ha pensato al suo ego senza preoccuparsi minimamente di cosa avrebbe voluto Lucio tutto ha un inizio una fine e la vita continua per fortuna grazie anche a Pannella, chi ha vissuto Battisti e vuole ancora ascoltarlo non ha bisogno di questo la sua musica le sue canzoni parlano e per sempre.
Perché Mogol in questo modo massimizza i proventi dalla siae (di cui è stato pure presidente) in diritti d’autore
Questo programma è stato un fallimento totale, hanno distrutto de André, Lucio dalla e infine battisti
Verissimo
Condivisibile il commento,ma sta di fatto che nella memoria collettiva sono rimaste quasi tutte le canzoni firmate Battisti-Mogol.Ci sarà una ragione,se è vero che è il tempo a decretare l’eternita’ di una canzone. Per gli intenditori e i critici musicali resteranno interessanti le altre canzoni,ma la gente comune continuerà a fischiettare o canticchiare le prime
In realtà la trasmissione é stata un tributo a Mogol-Battisti e non a Lucio Battisti!
Io semplicemente penso che il periodo panelliano era inadatto al pubblico e che spesso le “assurdità” DEVONO essere apprezzate a priori. Se il periodo con Panella fosse stato antesignano, oggi dovrebbe essere apprezzato come sono state apprezzate a posteriori le visioni in vari campi di altri (es. Jobs). Perché escludere che quel periodo fu semplicemente una stravaganza?
Forse semplicemente problemi di diritti d’autore, gli stessi che hanno tenuto irragionevolmente Battisti ai margini dei servizi di distribuzione musicale in streaming e download per così tanto tempo?
Mogol ha sempre voluto condividere e diffondere. Temo che lo stesso non si possa dire per chi ha accompagnato la seconda fase della epopea Battistiana.
Se così fosse, semplicemente si sarebbe rispettato il volere dei detentori dei diritti.
La sublimita’e subliminalita’meravigliosa dei brani con Panella sicuramente non hanno le caratteristiche più facilmente ricettive e riproducibili delle canzoni. scritte con Mogol, però c’è da osservare che trascurando il periodo panelliano la trasmissione pareva l’ennesimo, anche giusto, tributo a Mogol, nel suo periodo battistiano!! Lucio e la sua grandezza sono anche e forse sopratutto racchiusi nei tesori artistici creati con Panella… E siamo comunque in molti a pensarlo…
Diciamo che la produzione di Panella è meno televisiva, ma almeno una paio di brani potevano inserirli. E magari chiamare cantanti vivi (davvero) a eseguirli. Un programma davvero penoso dal punto di vista musicale e autorale