All’inizio sembrava una scommessa. Sedute vicine in una conferenza stampa in attesa che iniziasse, Rossana ha guardato me e Mariella ed ha esclamato “Ma come mai non abbiamo mai pensato di fare un tour insieme? E soprattutto di scrivere canzoni? Ci conosciamo da così tanto tempo…” In realtà avevamo già lavorato insieme per qualche giorno con Renato Zero, ci aveva riunito con Tosca nel suo studio per realizzare una versione “a cappella” di “Amico”, che abbiamo poi eseguito allo Stadio Olimpico in un suo concerto memorabile. Anche la preparazione fu memorabile, vestite due da angeli e due da diavolesse, in tema con il concerto, tra costumisti, coreografi e armonie vocali, avevamo assaggiato, come altre volte, il piacere di condividere il canto e di sfatare il luogo comune che vuole le donne – artiste in competizione. Eravamo un coro di quattro voci, attente a cogliere l’una l’ intento espressivo dell’altra senza sovrastare con la propria personalità quella delle altre. Sembra una cosa semplice ma non lo è, occorre uno spirito di amicizia, di rispetto, non avere manie di protagonismo, ed avere uno stesso obiettivo comune: mettersi al servizio di una canzone. Renato, più che un accordo timbrico, aveva probabilmente colto lo spirito con il quale avremmo sposato la causa.
Negli anni successivi, ci siamo trovate poi a collaborare insieme su tanti progetti: canzoni, festival di Sanremo, teatro, masterclass di canto…ma l’idea di un tour e soprattutto di una scrittura a sei mani non ci aveva sfiorato. Scrivere a sei mani è complicato, soprattutto se si proviene da esperienze musicali diverse e se dopo trent’ anni a testa di onorato lavoro nel mondo della musica, si è strutturato un proprio metodo di composizione. Soprattutto se si lavora a distanza quando si è in continuo movimento per questioni di lavoro. Soprattutto quando emergono vissuti esistenziali diversi e tre caratteri forti ma la scommessa è partita e il viaggio è iniziato.
A volte un brano è nato da un pezzo di testo sul treno Roma-Viareggio o da uno spunto melodico registrato al volo sul cellulare con tanto di sottofondo del traffico, a volte da un titolo stimolante… e via a condividere l’ascolto di una canzone, una pagina di poesia appena letta, uno stralcio di notizia su un giornale, un sogno, un’ immagine, un’emozione, in attesa del prossimo incontro. E quando ci si ritrova, tutto prende forma, e si discute, a volte animatamente, sulla direzione da prendere, sul finale, sul senso del brano, anche troppo animatamente. E allora ci si ferma e bisogna fare un passo che non avevi previsto: metterti ad ascoltare tutto il repertorio dell’artista che hai davanti, perché niente come quello ti apre la strada per comprendere il suo cuore e le sue impuntature.
Mariella che mette le mani sul piano e crea soluzioni bellissime e ardite, che si commuove nella regia dello studio di registrazione quando sente le nostre voci insieme, che non transige sul cambiare quella parola e il mondo che si porta dietro, che arriva sempre in ritardo, che non riesce conciliare il suo tempo biologico con quello cronologico, che ha la battuta pronta, che si accalora sulle questioni di principio, che si presenta con una melodia nata di notte nella testa, che si pianta davanti ad un computer e si dimentica di tutto, anche di mangiare, forse anche di noi.
Rossana che tiene le fila e riporta all’ordine e alla disciplina sommergendoci di messaggi intimidatori “Avete finito? Avete scritto? Avete ascoltato? “Fatto la lista dei brani per il tour? Le prove? Gli spartiti? I musicisti? ….” Che se non ci fosse staremmo ancora a sgranocchiare le noci nello studio in campagna. Rossana che vive in treno quindi scrive, troppo per starle dietro ma poi arriva “La rotella anarchica” e non puoi ignorare quel testo anche se hai deciso di prenderti una pausa salvifica dal Trio.
E così sta nascendo un disco di canzoni inedite e il tour è pronto. Il 22 dicembre al Blue Note a Milano, il 26 dicembre all’Auditorium Parco della Musica a Roma tanto per cominciare. E tanto per dire che la canzone d’autrice è in movimento più che mai, come quella delle nuove leve che apriranno i nostri concerti.