Da decenni le sitcom americane dimostrano di essere un inossidabile punto di riferimento per tutti gli appassionati di serie tv. Che prendano di mira la società nel suo complesso o una specifica famiglia, un gruppo di colleghi o un branco di adolescenti, infatti, queste produzioni soddisfano in modo così completo il nostro bisogno di risate da provocare una vera e propria dipendenza.
Ma cosa possiamo guardare quando ci rendiamo conto che i dialoghi di Friends, How I Met Your Mother o The Big Bang Theory sono ormai marchiati a fuoco nella nostra memoria? Ci vengono in mente cinque ottime sitcom americane alternative, non sempre al centro della dovuta attenzione.
Mom
Non deve stupire che il primo titolo in una lista di sitcom americane irresistibili sia opera di Chuck Lorre. A lui, in fondo, dobbiamo Due Uomini e Mezzo, The Big Bang Theory e Il Metodo Kominsky. Questa volta parliamo però di Mom, in cui la giovane mamma single Christy (Anna Faris) tenta di voltare pagina provando a superare una volta per tutte le dipendenze dalla droga e dall’alcol. La sua turbolenta vita sentimentale non si bilancia certo in casa, dove convive con la madre Bonnie (Allison Janney) per dividere le spese domestiche e farsi aiutare nella cura dei figli.
Sono degne di nota, in Mom, le splendide prove delle due attrici protagoniste, come anche l’attenzione a temi sensibili quali l’alcolismo, la dipendenza dalle droghe, il cancro, la morte e molti altri. Niente male per una sitcom, insomma.
Arrested Development
Non tutte le sitcom americane conquistano nel mondo lo stesso successo di cui godono in casa, e Arrested Development ne è un chiaro esempio. Creata da Mitchell Hurwitz e resuscitata da Netflix dopo un lungo sonno, la serie segue le vite dei Bluth, una famiglia disfunzionale benestante ma poi ridotta sul lastrico dal folle stile di vita dei suoi membri. Tra i personaggi principali c’è Michael (Jason Bateman), la bussola morale della famiglia, un uomo un po’ più normale degli altri e che prova a fare la cosa giusta.
Arguzia, brillantezza nella scrittura e nell’interpretazione e una buona dose di follia sono nel DNA di Arrested Development, nonché quanto di meglio si possa chiedere al genere delle sitcom americane.
Community
Un po’ come Arrested Development, anche Community ha goduto di grande fortuna negli Stati Uniti, per poi essere cancellata da NBC e ripescata pochi anni fa da Yahoo! Screen. Creata da Dan Harmon, Community racconta in sei stagioni della creazione di un finto gruppo di studio di spagnolo da parte dell’avvocato Jeff Winger (Joel McHale), di cui entrano a far parte Britta (Gillian Jacobs), Abed (Danny Pudi), Troy (Donald Glover), Shirley (Yvette Nicole Brown), Annie (Alison Brie) e Pierce (Chevy Chase).
- Mchale, Jacobs, Pudi, Brown, Brie, Glover, Chase, Jeong, Rash, Erdman,...
Come da tradizione nelle migliori sitcom americane, anche in Community la vicinanza di un gruppo di individui legati ma tendenzialmente egocentrici scatena litigi, competizioni e rappresaglie. L’effetto è esilarante, assurdo, semplicemente irresistibile.
Brooklyn Nine-Nine
Gli artefici del successo di Brooklyn Nine-Nine sono due veterani del mondo delle sitcom americane: Dan Goor e Michael Schur, quest’ultimo celebre per il lavoro svolto in The Office, Parks and Recreations e The Good Place. Brooklyn Nine-Nine dà una svolta fresca e deliziosamente comida al genere poliziesco ambientando le sue avventure nel 99° distretto di New York.
Qui il capitano Holt (Andre Braugher) si ritrova a dirigere un team che è un vero covo di pazzi: ne fanno parte Jake (Andy Samberg), Rosa (Stephanie Beatriz), Terry (Terry Crews), Amy (Melissa Fumero), Charles (Joe Lo Truglio), Hitchcock (Dirk Blocker), Scully (Joel McKinnon Miller) e Gina (Chelsea Peretti). Ciascuno di loro è parte di un meccanismo perfettamente oliato che restituisce risate non-stop grazie a dialoghi arguti, continui rovesciamenti e situazioni ben oltre il limite dell’assurdo.
Giorno per Giorno
Non c’è pace, per le sitcom americane, e poco importa che siano le preferite del pubblico. Anche Giorno per Giorno – reboot di One Day at a Time del 1975 – è stata stroncata da Netflix, che ne ha interrotto la produzione dopo tre stagioni. A placare gli animi dei fan inferociti è però arrivata la rete canadese Pop, che ne ha promesso una quarta stagione per il 2020. La serie segue da vicino la vita quotidiana degli Alvarez, a partire da Penelope (Justine Machado), infermiera e veterana dell’esercito con disturbo post-traumatico da stress. Al suo fianco la madre Lydia (Rita Moreno), che l’aiuta nella cura dei figli Alex (Marcel Ruiz) ed Elena (Isabella Gomez).
Ciò che rende irresistibile la serie agli occhi di pubblico e critica è il perfetto mix fra un approccio fresco e leggero e un’anima profondamente genuina ed emotiva, capace di centrarsi su comunità marginalizzate come i cubani americani e le persone LGBTQ.