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The End Of The F***ing World 2 funziona, ma (forse) la sola Alyssa avrebbe fatto meglio

The End Of The F***ing World 2 è su Netflix, ancorata alla prima stagione ma più dark della precedente

di Claudia Gagliardi
08/11/2019
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INTERAZIONI: 483

INTERAZIONI: 483

The End Of The F***ing World 2 ha superato la prova di un seguito non basato sul materiale originale da cui era tratta la storia: la seconda stagione dell’acclamata serie inglese è riuscita ad espandere un universo narrativo che era destinato a concludersi con la prima, visto che la graphic novel di Charles Forsman da cui la serie è tratta non ha un seguito.

Più dark e drammatica della prima, questa seconda stagione della serie approdata su Netflix lo scorso 5 novembre continua ad avere un fascino speciale e molto raro: un caso peculiare in cui si bilanciano perfettamente dramma adolescenziale, thriller e tanto, tanto sensazionale humor nero, il tutto con una cornice visiva da noir, una sceneggiatura con chiari riferimenti cinematografici e una colonna sonora di gran classe che fa da contrappunto quasi onnipresente alla narrazione.

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ATTENZIONE SPOILER!

La seconda stagione sceglie di partire dall’innesto di un nuovo personaggio, che occupa la scena per l’intero primo episodio, quello di Bonnie, amante del professore universitario che i due protagonisti avevano ucciso per salvarsi la vita nella prima stagione. The End Of The F***ing World 2 scava nel passato di questa ragazza problematica, costretta dalla madre a crescere in una logica di punizioni continue, mostrando la sua ossessione per l’uomo che amava e di cui decide di vendicare la morte uccidendo Alyssa.

Quest’ultima, ignara di essere nel mirino di una killer che ha già ucciso per gelosia, è tornata invece dalla sua famiglia: è andata a vivere con la madre e la zia in uno sperduto luogo di campagna, lavora ad una tavola calda (ironia della sorte, proprio lei che odiava e sbeffeggiava le cameriere), e decide di sposare un ragazzotto qualunque solo per provare di nuovo a sentire qualcosa, visto che la morte di James l’ha privata della capacità di vivere le emozioni. Una ragazza vuota, un involucro senza sentimenti che decide di piazzarsi addosso un abito bianco (che suona come una chiara citazione della Sposa di Kill Bill di Tarantino) per cercare rifugio in una normalità che possa risvegliarla dal suo torpore. O forse nella quale rinchiudersi definitivamente rinunciando ad ogni possibile nuova emozione.

Ma quando la storia sembra instradarsi su un dualismo tutto al femminile, con la caccia ad Alyssa da parte di Bonnie che crea una relazione molto interessante tra le due, ecco che arriva la novità inattesa: James è vivo, è stato scagionato dall’accusa di omicidio per legittima difesa e torna da lei.

In The End Of The F***ing World 2 il ritorno di James da un’aldilà che sembrava ormai scontato col finale drammatico della prima stagione, culminato con la polizia che gli spara sulla spiaggia, diventa un po’ una forzatura, al punto che un intero episodio, il secondo, è destinato a ricostruire con dei flashback il modo in cui il ragazzo sarebbe sopravvissuto alla sparatoria e tornato a vivere pur restando lontano da Alyssa, su richiesta della madre della ragazza. Inizia così un nuovo capitolo delle avventure di questi due giovani disadattati in cerca di una ribellione senza ideali che nella prima stagione avevano sperato di trovare uno nell’altro un modo per sentirsi vivi, lei fuggendo da una famiglia disfunzionale, lui scegliendola come sua prima vittima per coltivare l’aspirazione di diventare un serial killer.

Decisamente la sceneggiatura e la messa in scena di The End Of The F***ing World 2 funzionano, ma la sensazione è che si sia voluto tenere tutto insieme, il passato e il presente, con un futuro inquietante all’orizzonte, in cui la protagonista è schiacciata su tutti i fronti. Difficile dirlo senza avere una controprova, ma forse concentrarsi sulla sola Alyssa avrebbe reso la stagione ancora più godibile: è indubbiamente lei il fulcro della storia, il suo dolore represso, il suo sguardo perso nel vuoto che ha smesso di cercare una via di fuga, l’autolesionismo nel condannarsi ad una scelta di vita che mai – in circostanze diverse – avrebbe desiderato fare. Certamente è lei il vero motore della trama cui tutti gli altri personaggi satellite ruotano intorno. E il dramma di dover affrontare una vita segnata da una fuga interrotta verso la libertà poteva essere molto più forte senza essere ancorato al passato (e al redivivo James).

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Tags: netflix

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