Le considerazioni di Bruce Springsteen sul Meazza di Milano sembrano rendere sempre più possibile il ritorno del Boss nel Belpaese, specialmente dopo l’indiscrezione rilasciata dal cantautore americano a una fan che lo aveva incontrato all’aeroporto di Genova nella prima settimana di ottobre: “Gli ho chiesto se nel 2020 sarebbe ritornato in Italia per un concerto, lui ha risposto che sicuramente ci sarà”, aveva detto a Telenord Mirella Marrazzo, fan del Boss e dipendente dell’aeroporto.
Sono i giorni in cui Western Stars, il film ispirato all’ultimo disco di Bruce Springsteen con la regia di Thom Zimny, viene proiettato alla Festa del Cinema di Roma, e approfittando della presenza del Boss nella penisola il settimanale 7 del Corriere Della Sera lo ha raggiunto per un’intervista che uscirà nel numero di domani, 25 ottobre.
La cornice è quella delle notizie sulla demolizione dello Stadio San Siro, quasi una seconda casa per Bruce Springsteen che dal 1985 non perde occasione per riabbracciare il pubblico italiano nella storica cornice milanese. Il Boss non era a conoscenza della possibilità di demolizione, anche se nelle ultime ore è arrivata la notizia dalla quale apprendiamo che lunedì 28 ottobre il consiglio comunale del capoluogo lombardo darà il suo voto, fino all’ultima decisione riservata alla giunta.
Dallo storico concerto al Meazza di Bruce Springsteen, in quel 1985 in cui ebbe origine il suo amore per l’Italia, il pubblico italiano poteva dirsi cambiato: il suo show lasciò definitivamente il segno e ancora oggi i vari bootleg per collezionisti circolano sia in rete che su supporto fisico, una memoria condivisa che nell’era dell’Internet si fa ancora più diffusa e concreta. Il Boss, inoltre, non dimentica l’esibizione del 2003 in cui cantò sotto la pioggia, e quando apprende della possibilità di demolizione dello stadio si dimostra preoccupato:
Veramente? Sarebbe tremendo. Un peccato. È un posto bellissimo. Per come è stato costruito è unico: il lato più lontano dal palco non è mai così lontano. Mentre suoni è come se avessi di fronte un muro di umanità e ti torna addosso un entusiasmo enorme. Ogni edificio ha un’anima, una sua vita spirituale. E fino a che sono sicuri, mi piace suonarci dentro. Le nuove costruzioni non ce l’hanno, quell’anima.
Per il momento le future date italiane di Bruce Springsteen sono un mistero, ma tutti abbiamo memorizzato, ormai, quel “sicuramente” rivolto alla dipendente aeroportuale che gli aveva chiesto se ci fosse la possibilità di un ritorno nel Belpaese. Non è tutto: il Boss, proprio durante l’intervista a 7, ha riferito: “Ho voglia di suonare un po’ con la band” e soprattutto: “Di venire a trovare i miei fan italiani“, che dopo le rivelazioni di Genova non attendono altro.
L’amore di Springsteen per l’Italia, inoltre, è anche un fatto di sangue: suo nonno Antonio Zerilli nacque a Vico Equense (Napoli) e così anche sua madre Adele. Per questo il Boss, durante il concerto che tenne a Napoli nel 2013, chiamò “home” il paese di Vico Equense dove suo nonno, tra l’altro, era il proprietario dello storico Gran Caffè Zerilli.
Le parole di Bruce Springsteen sul Meazza non sono dunque casuali: se l’Italia è la sua casa per le origini della madre, Milano è la sua seconda casa per aver debuttato nel Belpaese proprio al San Siro, che ancora oggi viene considerato la versione sportiva della Scala di Milano.