Spostare la finale di Champions da Istanbul come forma di protesta per le operazioni militari turche contro i curdi nelle regioni di confine con la Siria. A scatenare l’ira mediatica e social contro Istanbul la clamorosa esultanza della nazionale ottomana i cui atleti salutano sull’attenti le truppe al fronte. Un sostegno esplicito alle iniziative di Erdogan che è passato, in pochi giorni, dal ruolo lautamente pagato dall’Unione europea di baluardo contro l’invasione dei profughi a dittatore sanguinario.
I calciatori della Turchia sono finiti nel mirino dell’indignazione radical chic così come Istanbul designata dalla UEFA per ospitare la finale di Champions League il prossimo 30 maggio 2020. Gli indignati a corrente alternata sono già massicciamente scesi in campo per chiedere il boicottaggio di Istanbul, anche se al momento la UEFA non ha assunto nessuna posizione e decisione: nè sull’esultanza militare dei calciatori turchi, nè tantomeno sullo spostamento della finale da Istanbul.
E’ facile prevedere che, rapidamente, tutto finirà nella consueta bolla di sapone. Anche perchè la questione curda ha molti colpevoli: i Bush, la Clinton Segretario di Stato, Obama e Trump hanno illusi i curdi convincendoli a combattare i nemici di turni salvo poi abbandonarli al loro carnefice di turno da Saddam ad Erdogan.
L’Unione europea vende regolarmente armi alla Turchia oltre a finanziare con sei miliardi di euro Erdogan per tener i profughi lontani dai confini continentali.
Gli indignati per il saluto militare degli uomini di Istanbul dovrebbero dunque pretendere il boicottaggio anche di tutti gli eventi sportivi che si svolgano negli Stati Uniti e nell’Unione europea.
Non ho visto la stessa indignazione manifestata contro la Turchia in occasione delle Olimpiadi 2008 a Pechino in Cina, 2014 a Sochi in Russia oppure verso i Mondiali di Calcio del 2022 in programma a Doha. Sono tutte nazioni dove i diritti umani, civili e persino la parità uomo-donna sono compromessi.
Il calcio e lo sport non possono risolvere i disastri della politica.