Sono trascorsi sette anni dall’ultima volta (ufficiale) in cui abbiamo calpestato il suolo di Pandora, ma con Borderlands 3 è finalmente arrivato il momento di tornare in azione. Dimentichiamo la parentesi non proprio brillante di Borderlands The Pre Sequel – titolo che si è fatto apprezzare seppur con le dovute riserve – utile più che altro a espandere la lore di una saga che con questo terzo capitolo assume dimensioni ancor più macroscopiche.
Le ambizioni di Gearbox erano assolutamente mastodontiche, con il team di sviluppo statunitense che nei mesi precedenti la release del gioco non si è per nulla nascosto, incrementando anzi a dismisura il livello di hype della community. Sono quindi soddisfatte le aspettative dei fan con questo terzo capitolo?
Storia? Meglio geografia!
La serie non ha di certo mai brillato veramente per la narrativa messa in mostra con i predecessori, e Borderlands 3 non riesce di certo a invertire questa tendenza. Per quanto infatti gli addetti ai lavori abbiano provato a confezionare un antagonista credibile, non sono purtroppo riusciti a eguagliare il discreto successo di Jack il Bello, grande attrattiva del secondo capitolo della serie. I gemelli Calypso, nonostante i tentativi, rappresentano una coppia di nemici alquanto stereotipati, per quanto non manchino trovate che ne rilanciano l’appeal all’interno del gioco. La loro natura da simil-webstar li rende infatti alquanto contemporanei nel 2019, per quanto purtroppo non basti soltanto ciò a ribaltare un giudizio che non è dei più positivi per il duo.
Per fortuna non mancano sparring partner provenienti dal passato, che tornano a solcare gli schermi portando tutta la loro irriverenza al cospetto dei giocatori. È il caso di Claptrap, robottino che è divenuto in poco tempo una vera e propria mascotte per la serie, e che anche in Borderlands 3 si ripresenta più in forma che mai, prodigo di consigli (da non seguire) e con tante missioni da affidare ai propri interlocutori. Sugli scudi anche Lilith, leader dei Crimson Raiders, e protagonista di sventure che in poco tempo finiranno al centro della trama principale, coinvolgendo di fatto i giocatori che si fionderanno nelle lande di Borderlands 3. Eventi sì pretestuosi, ma che comunque rappresentano il giusto collante che traghetterà sinuosamente i fan dall’inizio dell’avventura ai titoli di coda
Personaggi per tutti i gusti
Per quanto dunque le premesse narrative non siano densamente corpose, questo non rappresenta un cruccio per il titolo marchiato Gearbox, vista la concentrazione che gli addetti ai lavori hanno riposto in altri aspetti della loro produzione. Il cuore pulsante di Borderlands 3 batte inesorabilmente all’interno di un gameplay esplosivo e magnetico, che riesce a calamitare le attenzioni e a non mollare neanche per un istante i propri adepti.
Come da canoni della saga, si tratta infatti sì di uno sparatutto, ma dalle fortissime tinte ruolistiche che si manifestano nelle fasi di sviluppo del proprio alter ego digitale. Diverse le tipologie di cacciatore che si potranno impersonare: saranno quattro, rispettivamente FL4K, Moze, Zane e Amara.
Il primo avrà una predilezione per le bestie, di cui si mostrerà fiero domatore sfruttandone le abilità offensive in battaglia. La seconda avrà a disposizione un mech da battaglia capace di tirarla fuori dalle situazioni più improbabili. Il terzo non si tirerà indietro di fronte agli scontri (nonostante la veneranda età) facendo però affidamento sui suoi gadget tecnologici. Ultima, ma non meno importante, la quarta, che preferirà mantenere le distanze durante i combattimenti per sfruttare le proprie abilità da sirena.
Un quartetto insomma parecchio variegato, e che sarà in grado di soddisfare ogni tipologia di giocatore, grazie soprattutto alla possibilità di diversificare ulteriormente il proprio “pacchetto”. I diversi alberi delle abilità (tre per ogni singolo personaggio) ne potenzieranno determinati parametri, con le skill che quindi andranno a calzare a pennello a ogni singolo utente come abiti sartoriali.
Chi vorrà lanciarsi a rotta di collo con FL4K potrà farlo senza alcuna remora (sebbene sia meglio tirare anche il fiato e ritirarsi, ogni tanto), mentre i più “subdoli” faranno meglio a dedicare le proprie attenzioni a Zane per non rischiare di rimetterci le penne troppo presto. Insomma, non esiste una scelta giusta e una sbagliata in Borderlands 3, con tutti i giocatori che potranno trovare la propria personalissima strada videoludica.
Pianificazione o azione a tutto spiano?
La grande mole di contenuti confezionata sotto il profilo delle missioni da Gearbox è senza dubbio un altro dei punti forti di questo terzo capitolo. La sola main quest richiederà infatti circa venticinque ore per essere portata a termine, con il counter delle ore che impennerà brutalmente se a questa andremo ad aggiungere anche quelle necessarie a soddisfare le richieste dei vari personaggi secondari incontrati durante l’avventura. Nel frattempo sarà tutto uno spara-spara in cui si alterneranno dinanzi le canne dei nostri fucili una risma di personaggi ben diversificati tra loro, il cui unico compito è però quello di essere carne da cannone.
Difficilmente troveremo infatti nemici degni di tal nome, con le loro sagome che in pochi secondi finiranno crivellate di colpi. Per quanto la CPU non dimostri brillantezza tattica, in alcuni frangenti il semplice sovrannumero di antagonisti potrebbe rendere la situazione eccessivamente rovente, costringendo a ripiegare strategicamente verso zone più tranquille, in attesa di ripristinare scudo e salute.
Magari in circostanze del genere è bene anche ricontrollare il proprio armamentario, forse non adatto a fronteggiare quel preciso frangente bellico. Tantissime le opzioni a disposizione dei giocatori, con Gearbox che ha infarcito il suo Borderlands 3 di sputafuoco dalle caratteristiche uniche, tutte da analizzare attentamente e da sfruttare nei giusti momenti per ottimizzarne i benefici in game. Il tutto chiaramente al fine di vedere schizzare verso l’alto i parametri offensivi, che saranno subito visualizzabili attraverso i numeretti che compariranno accanto ai personaggi crivellati di colpi: ognuno di questi rappresenterà i punti vita sottratti alla barra del malcapitato, con i colpi critici che potranno in alcuni casi far letteralmente esplodere il poveretto (un par di ciufoli, ndr) di turno.
Da rivedere però la struttura dei menu, di certo non proprio user friendly e che in alcuni casi può portare a clamorosi fail (vendere armi equipaggiate), uno dei frangenti in cui in fin dei conti si è dimostrato essere lacunoso.
Ama l’arte e mettila… in-game!
Da sempre la serie si è distinta per un comparto artistico sui generis, e Borderlands 3 prosegue la positivissima tendenza. Il cel-shading che permea la grafica ritorna in tutto il suo splendore, donando al titolo un’aura cartoonesca che smorza l’estrema violenza portata sullo schermo. Contemporaneamente la caratterizzazione dei personaggi (umani, robotici o animali che siano) risulta alquanto efficace nel rappresentare il mondo post-apocalittico di Pandora e dintorni. In sostanza Borderlands 3 rappresenta un meltin pot di contenuti che si amalgamano alla perfezione e costruiscono un immaginario da cui è difficile scappare. E, a dirla tutta, non è nemmeno necessario cercare una via di fuga.
Le intenzioni di Gearbox sono infatti quelle di supportare a lungo il proprio pargoletto, con DLC programmati che mantengano sempre alta l’attenzione della community. A questi vanno sommati poi contenuti endgame che forse, per il momento, non stimolano appieno le voglie ludiche degli utenti, ma che promettono perfezionamento costante e aggiunta di nuove feature da sfruttare.
D’altronde il team di sviluppo è stato pioniere nel genere dei looter shooter, dando vita a un filone che poi i vari Destiny e The Division (giusto per citarne un paio) hanno ampiamente cavalcato (e continuano a farlo). Il minimo è dunque dare la propria fiducia agli sviluppatori e attendere la fine dell’anno in corso per tirare le prime somme su cosa effettivamente Borderlands 3 è nel suo complesso. Per il momento rappresenta un ottimo titolo da non lasciarsi scappare, in queste notti di inizio autunno.
Pro
– Tante missioni da completare
– Gameplay magnetico
– Contenutisticamente immenso
Contro
– Storia pretestuosa
– Arcinemesi narrativamente debolucci