Lo sto ripetendo a me stesso da giorni: a Giorgio, mio nipote di 8 anni, piace Revolver dei Beatles.
I Korn hanno ripreso la filastrocca britannica dei numeri in Shoots & Ladders ma mio nipote può dire di aver conosciuto i numeri in inglese prima di imparare la lingua, grazie al tempo sfasato che anticipa Taxman, prima traccia di Revolver dei Beatles. Sì, è andata così: nei miei deliri da caldo estivo e da imminenza dell’età pensionabile canticchiavo quella canzone tra me e me, e mentre mettevo in ordine la camera ho cominciato: “One and two and three and four and one and two… ”. Una presenza alle mie spalle mi ha fatto sussultare: ancora lui, il figlio di mia sorella, quello che voglio salvare dalla trap. “Vuoi sapere che dicevo?”, gli ho chiesto, e lui ha annuito. Ho premuto “play” su Spotify ed è partita Taxman da Revolver, con quel ritornello che ricorda “la canzone di Batman” e forse proprio per questo ha ottenuto il placet del marmocchio.
Gli ho detto che quelli sono i Beatles, che senza di loro non avremmo avuto le merendine, i cartoni animati, Dragon Ball e nemmeno la possibilità di fare la scarpetta dopo una scorpacciata di spaghetti al pomodoro. L’ho visto, poi, inclinare il capo a destra sulle note singhiozzanti degli archi di Eleanor Rigby e soffermarsi sulla dolcezza di Here, There And Everywhere, ma quando è arrivata Yellow Submarine mi ha chiesto di ascoltarla di nuovo. Sì, l’idea di vivere dentro un sottomarino giallo non gli è dispiaciuta, e con calma e pazienza gli ho insegnato a pronunciare correttamente il ritornello. Si è inquietato, poi, con Tomorrow Never Knows, ma l’ho compreso: spiegargli che quella è la psichedelia, che quel brano è la ragione dell’esistenza dei Chemical Brothers e che il testo parla della ricerca di uno stato di alienazione l’ho ritenuto affrettato e rischioso.
Un giorno, forse, Giorgio andrà in crisi esistenziale e si affiderà a Chiedi Chi Erano I Beatles degli Stadio, per raccontare a se stesso l’importanza dei Fab Four e per interrogarsi su quanto il mondo sia cambiato, addirittura rendendosi inadatto – forse – a una loro nuova discografia. I Beatles si sono sciolti giusto in tempo, dopo aver scritto e suonato tutto ciò che era nelle loro corde e nelle nostre, dopo aver insegnato un’architettura sonora fatta di libertà, amore, rivoluzione e poesia.
Revolver dei Beatles, insieme a Rubber Soul, è l’album della svolta che troverà il suo manifesto in Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, qualcosa che ancora oggi condiziona tutta la scena indie e brit-pop internazionale, Italia compresa, dove un piccolo ragazzino di provincia ora si diverte a confondere i compagni cantando: “Ui o lì ine iello sammarì, iello sammarì, iello sammarì”.