Come tutti sanno l’attività turistica si è andata sempre più specializzando. Gli organizzatori, le agenzie e gli enti di promozione possono oggi offrire proposte e itinerari di turismo naturalistico, culturale, religioso, ciclistico, eno-gastronomico e molto altro. Naturalmente esiste anche un turismo “musicale”, che offre agli appassionati la possibilità di visitare luoghi simbolo della musica, di sperimentare l’atmosfera e il paesaggio nel quale è nato o vissuto quel particolare artista, o dove sono nate quelle canzoni che sono nel cuore dei “fan”.
Ogni anno una folla di turisti visita la casa-museo di Beethoven a Bonn, oppure Graceland a Memphis, la mitica casa di Elvis Presley, o ancora a Dublino i luoghi tradizionali di vita e di lavoro dei U2, la rock band famosa in tutto il mondo. Ma soprattutto, il turismo musicale prospera nei luoghi che, oltre ad ospitare gli artisti e i musei tematici, sono ricchi di vita, di attività, di concerti e che sanno catalizzare le migliori energie creative. Per gli amanti del jazz il viaggio a New Orleans rappresenta una “full immersion” in quel mondo, dove si conserva la memoria storica dei grandi interpreti del genere e dove si ascolta musica giorno e notte. Per chi ama il country e il folk il “luogo di culto” deve essere necessariamente Nashville, mentre in campo sinfonico gli appassionati di Wagner non possono non visitare il Bayreuth in Baviera, dove di svolge il celebre festival e dove meglio che in qualsiasi altro luogo si coglie l’essenza del progetto wagneriano. La stessa Woodstock è meta di un costante pellegrinaggio non soltanto perché è il luogo simbolo di un’epoca, icona indelebile per un popolo di pacifisti, libertari e hippies, ma perché continua ad essere un posto che, con i sui continui concerti e raduni, offre sempre nuove emozioni musicali.
La città di Sanremo – famosa per lo storico Festival musicale e che rappresenta ormai un polo di attrazione per una gran numero di iniziative mediatiche ma anche di formazione musicale – è il primo luogo in Italia a cui si pensa in riferimento alla musica attuale, tuttavia il nostro Paese pullula di eventi legati al jazz, alla musica d’autore, al folk, e sembra sfruttare poco il proprio potenziale turistico-musicale. Di certo non manca la tradizione, dai luoghi di Giuseppe Verdi, Puccini, Rossini, Vivaldi alle città dei cantanti e cantautori (vedi quelli della scuola genovese, bolognese o napoletana) fino alla cultura sinfonica di una città come l’Aquila, che prima di essere attiva nella formazione musicale e prima di ospitare un calendario di eventi jazz è sempre stata sede di un’orchestra importante, e luogo privilegiato per gli appassionati di musica classica e musica da camera con una densità di eventi che poche altre città possono vantare.
Se la musica è una risorsa per il turismo occorre allora disegnare, anche per l’Italia, una “geografia della musica”, che sappia entrare nell’ immaginario collettivo e trovare spazio nell’ offerta organizzata dei tour operator. I luoghi, il patrimonio, le suggestioni sono molto più numerosi di quanto si creda, ma occorre investire perché la vocazione musicale di alcuni luoghi emerga con forza, perché le attività si sviluppino con continuità nel corso dell’anno, perché l’industria del turismo costruisca pacchetti tematici e perché lo stesso sistema dell’informazione sappia valorizzare quel particolare patrimonio. Spesso le amministrazioni dei luoghi turistici si adoperano per realizzare concerti ed eventi musicali allo scopo di arricchire un’offerta che resta imperniata sulle attrattive tradizionali (il mare, la montagna, i monumenti storici). All’opposto il turismo musicale – per essere tale – ha bisogno che “la seconda arte” sia considerata non come elemento accessorio di un determinato luogo, ma come perno unico e assoluto. E’ una scommessa non facile, una scelta di fondo e forse un rischio. Un rischio che, per amore della musica, vale la pena correre.