La capacità di suscitare l’empatia degli spettatori è fondamentale per i protagonisti di qualsiasi serie tv. Se l’obiettivo è raggiunto per mezzo di un certo tratto caratteriale, un evento particolarmente traumatico, una situazione personale o professionale piuttosto comune, allora è facile parlare di identificazione.
Quando invece un personaggio diventa consapevole di sé e della sua natura fittizia e crea un ponte verso di noi rompendo la quarta parete, ecco che allora si apre la strada al più coinvolgente senso di complicità con il pubblico. Riconoscere l’esistenza e la presenza degli spettatori, infatti, è alla base di questo straordinario espediente cinematografico e televisivo. Vediamo alcuni esempi tratti dalle serie tv.
Fleabag
Rompere la quarta parete è nel DNA di Fleabag-serie e Fleabag-personaggio. La trentenne interpretata da Phoebe Waller-Bridge arriva sullo schermo durante una delle fasi più complicate, oscure, dolorose e solitarie della sua vita, e rivolgersi a chiunque si trovi dall’altra parte è una mossa disperata per trovare un alleato, un confidente.
È un intermezzo tutto speciale che ci rende coprotagonisti di un microcosmo costellato di difficoltà, incomprensioni e tentativi falliti. Allo stesso tempo è un attestato di stima, la prova che Fleabag si fida abbastanza da svelarci le idiosincrasie del suo e degli altri personaggi. Il carico simbolico di questa tecnica raggiunge l’apice nell’episodio conclusivo della seconda stagione, quando la nuova situazione del personaggio impone un allontanamento da noi e da tutto ciò che rappresentiamo in quanto spettatori.
30 Rock
La prima serie comedy creata da Tina Fey è così strettamente avvolta attorno all’universo televisivo da rendere ancora più significativi i momenti in cui Liz Lemon rompe la quarta parete. La storia è proprio quella di Liz, produttrice di uno show televisivo messo costantemente a rischio dai capricci degli host superstar Tracy Jordan e Jenna Maroney.
La trasmissione è uno show NBC, è girata davvero negli studios NBC al Rockefeller Center e fa spesso riferimenti ad aziende e gruppi realmente esistenti. Nel cuore di questa meta-narrazione si inserisce uno dei vari momenti in cui Liz rompe la quarta parete, rivolgendosi non tanto a noi in qualità di spettatori comuni, quanto piuttosto a un presunto referente della Verizon che possa dar loro quanto dovuto. È una chiara gag satirica sulla pratica del product placement.
How I Met Your Mother
E poi c’è chi rompe la quarta parete nel momento in cui si parla di qualcuno che rompe la quarta parete. È il caso di Robin in How I Met Your Mother. In un episodio della serie si vedono Barney e Ted parlare di come Woody Allen sia stato un precursore di questa tecnica, e di come nel corso degli anni tanti altri ne abbiano approfittato, privandolo così di un espediente per lui altamente distintivo. A questo punto Robin ci guarda e commenta: Can you believe this guy? Più che una tecnica abituale, comunque, per How I Met Your Mother rappresenta una sorta di ironico tributo.
Gentleman Jack
Il drama HBO sulla vita e le avventure di Anne Lister ricorre con grande frequenza alla rottura della quarta parete. La storia è tratta dai diari in codice della prima donna lesbica moderna, dunque i numerosi sguardi che la stessa Anne ci rivolge sono un richiamo all’attenzione e un desiderio di coinvolgimento nella costruzione della vita dei suoi sogni. I momenti dei quali siamo complici, infatti, sono parte di un piano che Anne elabora per conquistare l’amata, rinnovare e ampliare la sua tenuta, fronteggiare le scorrettezze degli avversari. Il carisma della sua interprete, Suranne Jones, ne fa uno degli elementi più riusciti della serie.
House of Cards
Che rompere la quarta parete non sia una prerogativa delle comedy lo dimostra anche House of Cards. Proprio come quello interpretato da Ian Richardson nella versione britannica, anche il Frank Underwood di Kevin Spacey ricorre frequentemente al contatto visivo diretto con il pubblico. Essere chiamati in causa nella scena di apertura della serie e poi in numerose altre circostanze ci rende quasi complici delle sue macchinazioni. Capita spesso, ad esempio, che Frank preveda le azioni o le parole di un certo personaggio e poi ci trasmetta visivamente un silenzioso ve l’avevo detto.
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