Filippo Irdi, romano di 30 anni, web marketing, insieme al quasi coetaneo designer Ermanno Zanella (31 anni) sono i co-founders di Uptitude, un’azienda che ha lanciato sul mercato online un brand di occhiali realizzati attraverso il riutilizzo delle vecchie tavole da snowboard e sci dismessi. Uptitude ridà vita a questi materiali sotto forma di occhiali da sole e da vista. Lo fanno da fuori dall’Italia. Sostenuti dalla loro community e da premiate campagne di crowdfunding hanno in comune anche la passione dello snowboard. Filippo è stato spinto “dalla voglia di curiosare altrove, in un altro Paese, confrontarmi con un altro modo di pensare e di vivere”. A 25 anni è partito per l’Austria.
Perché hai deciso di lasciare l’Italia?
“Sono partito a 25 anni. Mi ero stancato di studiare. Avevo conseguito una minilaurea a scienze giuridiche all’Università degli Studi Roma Tre, e non mi interessava proseguire il percorso tradizionale: fare un tirocinio, sostenere un esame di avvocato e poi magari andare a lavorare in uno studio professionale. Volevo conoscere l’Europa e imparare bene un’altra lingua. Così mi sono trasferito in Austria, spinto anche dalla mia passione per lo snowboard. Insomma dopo l’Università sostanzialmente volevo cambiare vita, volevo cambiare contesto culturale, staccarmi dalle abitudini”.
Allora diciamo che non sei un cervello in fuga: la tua è stata una scelta. Obbligata o no?
“No. Non sono un cervello in fuga: mi definirei piuttosto un giovane europeo curioso. Ero stufo di quello che facevo, non sono andato via perché non trovavo lavoro. Si è trattato di una scelta di interesse personale più che di necessità, dettata, come ho detto, dal fatto che sono un accanito dello snowboard. Avevo voglia di curiosare altrove, in un altro Paese, confrontarmi con un altro modo di pensare e di vivere”.
E hai scelto l’Austria per lo snowboard?
“Sì, Da quelle parti è lo sport più praticato da tanti appassionati come me. Infatti ho trovato subito un’opportunità di lavoro in un’azienda che costruiva snowpark, quelle rampe che si trovano all’interno delle piste da sci. E poi la casualità: durante questo primo lavoro ho conosciuto un ragazzo di Bolzano, Ermanno, che si interessava di design e tagliava tavole di snowboard per fare delle montature, riutilizzando il vecchio materiale di scarto”.
Ti si illuminano gli occhi quando lo racconti…
“Beh, provo ancora un’emozione fortissima. Usare la tavola dello snowboard per ricavare o creare altri oggetti è veramente fantastico. Mi sono appassionato all’idea di una impresa tecnologica e, per i primi tre anni, io ed Ermanno ci siamo dedicati allo sviluppo dell’idea. Unendo la tavola ad un altro materiale otteniamo un semilavorato che utilizziamo per tagliare la montatura per l’occhiale. L’occhiale ha dunque una parte nuova ma sul frontale applichiamo il materiale della tavola”.
Oggi siete i co-founders di Uptitude, un’azienda di Innsbruck che ha lanciato un nuovo brand degli occhiali.
“Siamo una piccola azienda tecnologica che fa parte del settore dell’economia circolare. Diamo nuova vita e forma a dei materiali riutilizzandoli sotto forma di occhiali da sole e da vista con un design di qualità tutto italiano. Insomma, abbiamo creato un processo produttivo che ci consente di realizzare occhiali e poi di distribuirli in tutta Europa. Bypassando i canali tradizionali di distribuzione arriviamo direttamente al cliente finale attraverso la vendita online e un’attenta assistenza alla clientela”.
E gli snowboard dove li trovate?
”Abbiamo un magazzino, in cui raccogliamo quelli usati e dismessi dai professionisti. Però c’è anche partner che ce li procura..”
Perché non avete pensato di fare tutto questo in Italia?
”Da noi sarebbe stato più difficile prototipare perché i produttori raramente ti seguono, sono aziende grandi che non investono sulle piccole. Noi abbiamo invece degli artigiani del Cadore, un’azienda del Veneto che li realizzano nell’ambito del distretto di occhialeria. La qualitá del design italiano direttamente dal produttore al cliente finale senza intermediari. Insomma si salta il negozio e diventiamo anche un’ottica online (www.getuptitude.com)”.
In che senso: fate la misurazione della vista a distanza? E la prova estetica degli occhiali come avviene?
“Assumiamo la prescrizione che ci mandano e, attraverso un laboratorio in partnership, realizziamo gli occhiali da vista. Poi spediamo a casa diversi modelli in prova: quelli che non vanno si restituiscono a nostro carico. E’ tutto molto semplice e veloce. La nostra innovazione sta nel fatto di saltare il passaggio della distribuzione per utilizzare il canale online di vendita; cosa che ci permette di offrire un prodotto di qualità superiore ed a prezzi competitivi. Questo è il nostro modello di business. Il nostro target è fatto di appassionati di un oggetto bello ma anche di appassionati della montagna”.
E i modelli sono frutto del design di Ermanno?
“Esatto, è lui il designer e si occupa della produzione. IO invece mi occupo del marketing online. Abbiamo realizzato due collezioni, anche alcune forme con materiali in acetato”.
La sede dell’azienda dov’è?
“Uptitude è a Innsbruck, ma abbiamo anche un ufficio a Bolzano”.
Vendere online è più facile?
“Diciamo che è più conveniente, vendiamo circa 3-4 occhiali al giorno, arriviamo nell’ordine di 90-100 al mese. Siamo più competitivi: saltiamo il distributore e offriamo qualità superiore. La sapienza artigianale italiana fa il resto”.
E ora come vi trovate in Austria? Non vi viene mai voglia di rientrare?
“Stiamo molto bene. L’Italia mi manca sempre, a partire dai miei fratelli, dai miei amici storici con cui uscivo la sera. Però qui ce ne siamo fatti altri”.
Che consiglio ti sentiresti di dare ai tuoi coetanei italiani?
“Di iniziare a viaggiare il prima possibile e di non farsi intimidire dalla paura di cominciare una qualsiasi attività che si voglia intraprendere. Il dove farla, dipende da una scelta personale. Però se si vuole fare una impresa si può farlo ovunque”.
E adesso quali sono i prossimi passi che farete?
“Diciamo che sarebbe bello aprire un negozio. Stavolta in Italia”.
Per esempio a Milano?
Filippo sorride: “Per esempio…”
Si ringraziano Ermanno Zanella e Luca Meneghel per le foto