OM intervista i The Jab a pochi giorni dall’uscita dell’album Tutti Manifesti, la prima prova in studio per il duo piemontese formato da Alessandro De Santis e Mario Francese, reduci dall’esperienza di Amici Di Maria De Filippi e veri portavoce di innovazione e sperimentazione nel contesto del talent show.
Ne parlano con fierezza, Alessandro e Mario, pieni di hype per il primo album ufficiale che ha visto la luce il 12 luglio e che è stato anticipato, negli ultimi mesi, dai singoli Costenzo, Vaniglia e Lei. Tuttavia, pur trattandosi della prima prova discografica, i The Jab non sono affatto nuovi al mondo della musica. Solamente nel 2016, infatti, hanno calcato il palco del Liga Rock Park di Monza per aprire il concerto di Ligabue e nel 2019 hanno aperto il concerto di Irama. Soprattutto, i The Jab esistono dal 2013 e da quell’anno hanno scelto di suonare e cantare tutto ciò che è libertà sonora, dando sfogo a una creatività che oggi troviamo, traccia per traccia, in Tutti Manifesti.
Il disco è distribuito da Artist First ed è stato prodotto interamente dalla band, con il mixing di Raffaele Stefani – collaboratore di Morgan, Gianna Nannini e Raphael Gualazzi – e il mastering di Andrea De Bernardi all’Eleven Mastering. Al suo interno troviamo la giusta combinazione di pop, indie, rock e musica elettronica, con testi che si spostano dall’ironico (Costume Di Dio) al romantico (Cartapesta), passando poi per il dissacrante (Amici Di Nessuno) e il disimpegnato (Costenzo).
Alessandro canta e rappa freneticamente – Amici Di Nessuno, appunto, è un esempio – e trovare tanta energia in due ragazzi nel pieno della giovinezza è una speranza per il futuro discografico italiano. OM intervista i The Jab e scopre l’entusiasmo di una band che ha voglia di volare alto, e lo si evince dalla simpatia dei due artisti che scambiano risate, riflessioni e confessioni con chi gli chiede di raccontare la loro arte.
“The Jab” è il nome di un colpo leggero del pugilato. Marco Mengoni ha pubblicato Muhammad Ali, i Punkreas hanno Tyson Rock. Vivere nel mondo della musica è un continuo combattimento?
(Alessandro) Noi siamo nel mondo della musica da qualche anno. Forse non siamo ancora sul piano professionale, ma abbiamo imparato qualcosa: ci piace parlare più di sfida che di combattimento, ecco. La sfida è contro me stesso, prima di essere contro gli altri. Si lotta per migliorarsi, e non necessariamente per fronteggiare qualcuno.
Nel 2016 avete suonato al Liga Park Rock di Monza, eravate ancora giovanissimi. Da quanto esistono i The Jab?
(Alessandro) La prima formazione della band risale al novembre 2013. L’avevo fondata io insieme ad un paio di ragazzi che adesso non fanno più parte del progetto. Dopo 3 anni in cui suonavo nella vecchia band ho incontrato Mario, che poi ha preso parte del progetto attuale, visto che poi la vecchia formazione si è sciolta. Io e Mario suoniamo insieme da 6 anni.
Come considerate l’esperienza con Amici Di Maria De Filippi?
(Alessandro) La consideriamo come tale: un’esperienza. Alla parola esperienza do sempre un’accezione positiva, perché se vivi un’esperienza in qualche modo hai imparato, conosciuto e capito qualcosa che ti ha fatto crescere. Per certi versi è stata molto formativa, e anche se il nostro progetto non è stato particolarmente apprezzato possiamo dire che è stata comunque un’esperienza importante.
Quali sono i vostri artisti di riferimento?
(Alessandro) Ci sentiamo di nominare i Twenty One Pilots, una band americana che riteniamo importante sia in termini musicali che sull’aspetto dell’espressione dei concetti. Possiamo citare tanti altri esempi, sia a livello individuale che sul piano dei gusti comuni. Siamo due ragazzi che fondamentalmente ascoltano tanti generi musicali senza porci alcun tipo di limite. Io per esempio ho iniziato ascoltando e suonando metal, poi capita che ci si evolve e ci si affaccia a nuovi orizzonti. Io, per esempio, sono cresciuto con i Negramaro e oggi apprezzo tantissimo i Fast Animals And Slow Kids.
(Mario) Nel mio caso non riesco ancora a trovare una mia dimensione nel territorio italiano, difatti sono più portato all’ascolto della musica internazionale. In essa riesco a trovare più ispirazione e più motivazione, perché sento di imparare sempre qualcosa. Prendiamo Billie Eilish, per esempio: è fantastica. Le sue produzioni sono molto interessanti e, perché no, ci piacerebbe anche mischiare queste cose, anche se riteniamo che scrivere in italiano sia sempre importante, ed è una lingua che riteniamo meravigliosa.
In questo vostro primo disco si nota un sound più deciso e più contestuale, lo si percepisce nei tre singoli che avete lanciato come anticipazione. Che mi dite a riguardo?
(Alessandro) Abbiamo voluto racchiudere vari generi collegati tra loro da un filo comune. Il risultato si nota con delle tracce apparentemente diverse tra loro, ma che comunque hanno una certa coerenza. Ne approfittiamo per ringraziare due persone in particolare: una è Daniel Fasano, che a parer nostro è uno dei migliori batteristi in Italia, e suonare con lui è un vero piacere; l’altra è, ovviamente, Raffaele Stefani, che ha mixato i brani e ha fatto un lavoro clamoroso. Noi siamo stati presenti in ogni fase di preparazione del disco, perché teniamo veramente a far uscire un nostro lavoro con i suoni che vogliamo noi.
Come vorreste che fosse il vostro 2019?
(Alessandro) Vorremmo fare un sacco di soldi (ridono)! Ci piacerebbe mettere in piedi un minitour. Dal momento che si tratta di un disco autoprodotto – al di là della distribuzione di Artist First – non abbiamo agenzie che ci organizzino gli eventi, dunque sappiamo già che sarà molto difficile fare delle date. Tuttavia lavoreremo tanto sulla dimensione live, cosa che noi riteniamo importante, anche in termini di apertura dei concerti di altri artisti. Intanto c’è un’altra cosa in fase di progettazione, sulla quale ancora non possiamo svelare nulla.