Le reti 5G in Italia a quale velocità viaggiano? Il nostro Paese è realmente in grado di reggere il confronto con gli altri Paesi europei? Ha provato a dare una risposta a queste domande una recente analisi condotta da OpenSignal, basata sui risultati emersi dai test sul campo effettuati negli 8 mercati in cui, al momento, è stato attivato il 5G. L’Italia occupa il sesto posto, ed ha fatto finora meglio solo di Spagna e Regno Unito, finiti rispettivamente settimi ed ottavi. Il primato sono riusciti ad aggiudicarselo gli Stati Uniti, l’unico territorio in cui, per adesso, si usufruisce delle frequenze a più elevate prestazioni (meglio conosciute come ‘onde millimetriche’, ndr.).
Gli USA hanno fatto registrare una velocità del 5G pari a 1815 Mbps, di circa 3 volte maggiore rispetto alla velocità raggiunta col 4G nello stesso Paese. Fa molto bene anche la Svizzera, che ricordiamo essere stata tra i primi territori ad aver accolto le reti di ultima generazione: in questo caso si parla di 1145 Mbps del 5G, contro i 443 Mbps raggiunti dal 4G (circa 2.6 volte superiore). La terza posizione viene occupata dalla Corea del Sud, dall’alto dei suoi 1071 Mbps in 5G e 619 Mbps in 4G. C’è poi l’Australia, finita quarta, il cui 5G (792 Mbps) risulta più lento dell’ottimo 4G (950 Mbps). Quinti gli Emirati Arabi Uniti, con 665 Mbps per il 5G e 292 per il 4G. Chiudono la classifica di OpenSignal, come vi dicevamo, Spagna e Regno Unito: per la penisola iberica i valori raggiunti sono di 602 e 596, rispettivamente per il 5G ed il 4G; per l’UK, invece, parliamo di 569 per il 5G e 441 per il 4G.
Non crediate che i risultati sopra descritti si discostino troppo dalla realtà: per le sue prove sul campo OpenSignal utilizza appositamente server su cui si poggiano app e siti molto in voga, e quindi di cui potenzialmente ci si avvale nel quotidiano. Al di là di quella che è attualmente la velocità delle reti 5G in Italia, secondo le più recenti previsioni entro il 2023 la copertura del nuovo network sarà totale, e quindi analoga a quella del 4G dei giorni d’oggi. Non si potrà dire probabilmente lo stesso della qualità del segnale, viste le limitazioni al momento vigenti sul territorio tricolore per quel che riguarda le emissioni elettromagnetiche.
I gestori telefonici, infatti, potrebbero vedersi obbligati ad implementare antenne di ultima generazione di scarsa potenza: se a questo si aggiunge il più che probabile sovraffollamento dei siti dove sono state già presenti altre antenne, i provider dovranno necessariamente cercare altri luoghi, vedendo notevolmente aumentati i costi finali, con conseguente rallentamento di tutto il processo (gli iter burocratici per l’installazione di antenne in nuovi posti sono, in genere, molto lunghi). Del resto, è più che giusto tutelare la salute dei cittadini che risiedono in prossimità dei siti in cui vengono collocate le antenne: dato che la misurazione di emissioni elettromagnetiche avviene per siti e non per singola antenna, i limiti previsti della legge risultano facilmente superabili (la cosa dispiace per un verso, ma è da ritenersi assolutamente di prima necessità per l’altro).