Dopo l’arrivo della serie cult Neon Genesis Evangelion su Netflix solo pochi giorni fa, la piattaforma ha deciso di rimuovere temporaneamente la nuova versione del doppiaggio italiano dell’opera.
Il drastico provvedimento è arrivato a seguito delle numerose lamentele da parte degli appassionati del cult di animazione giapponese, che hanno manifestato rumorosamente il loro disappunto per il risultato del lavoro di ridoppiaggio della serie ad opera di Netflix stessa.
La storia ha avuto inizio con la pubblicazione di Evangelion sulla piattaforma streaming lo scorso 21 giugno. Già prima di questa data, molti siti e forum specializzati avevano avanzato l’ipotesi che la serie avrebbe subito un totale riadattamento per quanto riguarda la versione italiana, poiché i diritti del doppiaggio della serie, così come andò in onda originariamente su Mtv nel 2000, sono detenuti da Dynit, la casa di distribuzione che tuttora vanta i diritti della saga. Per questo motivo, si era già fatta strada l’idea che Netflix avrebbe preferito rifare da zero l’intero lavoro di adattamento e di doppiaggio dell’opera piuttosto che acquistare i diritti di quelli originali.
Le previsioni si sono rivelate azzeccate e, non appena il colosso dello streaming ha reso disponibile la serie di Evangelion sulla sua piattaforma (inclusi i due film conclusivi Death & Rebirth e The End of Evangelion), i fan di tutta Italia hanno potuto assistere alla nuova fatidica localizzazione.
L’attesa era dettata anche dal fatto che da molto tempo l’opera nipponica di Hideaki Anno non risultasse disponibile altrove in streaming. Non c’è dunque da stupirsi che gli appassionati abbiano reagito in maniera così energica (“furiosa”, l’ha definita Netflix) quando hanno notato che il riadattamento della serie non era proprio come si aspettavano che fosse.
Termini iconici della serie stravolti (gli Angeli sono diventati Apostoli), accenti e nomenclature invertiti, ma soprattutto parole arcaiche e desuete utilizzate anche nei dialoghi più semplici: questo è ciò che contestano coloro che hanno assistito a questa nuova edizione italiana della serie.
L’imputato principale su cui si riversano le accuse è Gualtiero Cannarsi, che ha avuto il ruolo di dialoghista di questa nuova versione di Evangelion. Cannarsi era già noto al pubblico appassionato dell’animazione giapponese grazie ai suoi procedenti lavori di adattamento. In particolare, sono opera sua i dialoghi italiani di quasi tutti i film del celebre Studio Ghibli, considerati capolavori dell’animazione mondiale da circa due decenni. Anche in questo caso, il lavoro di Cannarsi è facilmente riconoscibile dall’utilizzo di parole tutt’altro che appartenenti al vocabolario comune, così come la struttura sintattica delle frasi pronunciate dai personaggi si avvicina più a quella originale giapponese che a quella nostrana.
È proprio questo ciò che contraddistingue l’operato di Cannarsi, che ci ha sempre tenuto a sottolineare come le opere da lui adattate rispecchino maggiormente la versione originale, al punto da essere disposto a sacrificare l’accessibilità e a volte la comprensibilità dei dialoghi a favore di una maggiore fedeltà a quelli originali. Più volte ha sostenuto che il suo lavoro non fosse per tutti e che solo chi è disposto ad impegnarsi per comprenderlo può godere appieno dell’opera.
Ironia della sorte, è opera sua anche la stragrande maggioranza dei dialoghi della versione italiana originale di Neon Genesis Evangelion. Ai tempi, Cannarsi subentrò all’adattamento della serie a partire dalla seconda metà, sostituendo Fabrizio Mazzotta che aveva anche diretto il doppiaggio dei primi sei episodi della serie. Inoltre, questa versione del doppiaggio italiano è sempre stata considerata un ottimo esempio, seppur non perfetto, di adattamento nella nostra lingua di una serie complessa come Evangelion ed è proprio per questo motivo che Netflix ha pensato bene di richiamare la coppia Mazzotta-Cannarsi per curare questo nuovo adattamento.
Ma sebbene Mazzotta fosse convinto di portare a termine il lavoro molto velocemente ricalcando quello originale (così come sostenuto da lui stesso in recenti dichiarazioni), Gualtiero Cannarsi ha pensato bene di revisionare in tutto e per tutto il suo stesso lavoro svolto più di vent’anni fa. Nonostante ciò fosse del tutto legittimo e magari anche in parte necessario, Cannarsi ha deciso però di riscrivere completamente i dialoghi – di cui per sua stessa ammissione non era soddisfatto – della serie a cui lui stesso si è sempre dichiarato fortemente legato.
Purtroppo, però, il risultato ha provocato un’enorme valanga di critiche, non solo da parte degli appassionati ma anche dagli stessi addetti ai lavori. Così come dichiarato da Mazzotta, infatti, la completa riscrittura dei dialoghi ha causato diversi ritardi nei turni di doppiaggio programmati. Inoltre, gli stessi doppiatori che hanno prestato le voci ai vari personaggi della serie si sono lamentati dell’incomprensibilità di molti dialoghi e dell’inutile ricercatezza di molti termini utilizzati, che rendevano le frasi difficili sia da leggere che da interpretare. Oltre a loro, anche altri doppiatori – professionisti e non – hanno sentito il dovere di contestare la qualità del lavoro, che molti hanno definito più simile ad una traduzione letterale che ad un adattamento vero e proprio.
Infatti, laddove una traduzione si preoccupa soltanto di convertire i termini da una lingua all’altra senza occuparsi necessariamente di preservare il senso della frase tradotta, la sfida di un adattamento è proprio questa: cercare di rendere comprensibile per un certo target di pubblico il testo di un’opera originariamente concepita per un altro tipo di fruitore. Inutile sottolineare quanto possa essere delicato ed impegnativo il processo di adattamento dei dialoghi dalla lingua giapponese, così diversa dalla nostra, a quella italiana. Gli stessi appassionati, spesso accusati di essere eccessivamente critici nelle localizzazioni delle loro opere preferite o puristi nei confronti delle versioni originali, hanno apprezzato questa volta la prova dei nuovi doppiatori della serie, nonostante fossero diversi dalle voci del vecchio doppiaggio italiano originale.
Le critiche più aspre, invece, sono giunte nei confronti dello stile dei dialoghi che rende impossibile seguire una serie già di per sé abbastanza criptica. Termini come “recalcitranza” e “pochitto” ed espressioni come “stato di furia” o “di morire non mi va” sono immediatamente diventati oggetto di numerosi meme in giro per il web, accostando come sempre in questi casi alle critiche feroci anche una buona dose di ilarità.
A tutto ciò si è aggiunta una pesante shitstorm nei confronti della pagina Netflix su Facebook, che si è vista riempire tutti i post degli ultimi giorni di commenti che chiedevano delucidazioni sulla questione. La risposta di Netflix è arrivata solo il 28 giugno proprio tramite Facebook (dopo una settimana di silenzio) con la quale ha ammesso la sua colpa sulla qualità dell’adattamento e ha ripromesso di correre ai ripari dopo aver rimosso il doppiaggio incriminato.
La soluzione più plausibile è proprio quella di rifare da zero, per l’ennesima volta, l’intero doppiaggio della serie, incluso naturalmente l’adattamento dei dialoghi.
La cosa che sembra certa è che Cannarsi non prenderà parte al lavoro, anche se le indiscrezioni vorrebbero il nuovo adattamento nuovamente curato da VSI, lo studio di doppiaggio autore di questa contestata versione. Fatto sta che la speranza è ora quella di poter disporre di un doppiaggio all’altezza della fama e dell’importanza dell’opera. Un adattamento come questo, con dei dialoghi così ostici, rischia non solo di minare la fruibilità dell’opera in generale, ma riduce notevolmente il potenziale di una serie che fa del suo punto di forza l’introspezione dei personaggi e i rapporti tra gli stessi. La cripticità di molti aspetti della trama, che è una delle caratteristiche che più contraddistingue la serie e che ha alimentato tante discussioni tra i fan nel corso degli anni, potrebbe di certo comportare una certa complessità nei dialoghi, così come una certa solennità in svariate situazioni. Tuttavia, un dialogo particolarmente elaborato non equivale a un dialogo scritto male, che mette a dura prova persino le strutture grammaticali e sintattiche della lingua in cui viene pronunciato.
In altre parole, la complessità non dovrebbe stare tanto nella forma quanto nel contenuto: una forma inutilmente complicata distoglierebbe l’attenzione dello spettatore dalla reale sostanza del racconto e rischierebbe così di trascurare le numerose sfaccettature dei personaggi e delle situazioni che vivono perché fin troppo impegnato a cercare di interpretare il semplice significato letterale di ciò che ascolta. Tutto questo rischia di demolire tutta la profondità infusa in Evangelion dai suoi autori e per questo motivo era inevitabile che l’adattamento cannarsiano non fosse apprezzato dai numerosi appassionati della serie.
La presenza di una versione italiana di bassa qualità rischierebbe non solo di sminuire Evangelion, considerata una delle opere di animazione contemporanee più importanti di sempre, ma anche di allontanare dei potenziali nuovi spettatori che una piattaforma come Netflix avrebbe potuto attirare verso la serie, (fino a poco tempo fa, era possibile recuperarla soltanto nei cofanetti dvd, perfino introvabili, editi da Dynit). Per questo motivo, c’è da accogliere con piacere la decisione inaspettata di Netflix, che deve aver valutato il potenziale danno d’immagine derivante da questa storia ben più grave del costo di un nuovo adattamento, nella speranza che una pietra miliare come Neon Genesis Evangelion possa godere della cura che merita.
(Col contributo di Roberto Gagliardi).