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The Handmaid’s Tale 3×06 riscopre l’orrore tra fanatismo religioso e promesse tradite (recensione)

Le note di speranza delle scorse settimane sembrano disperdersi, mentre June vede crollare le poche certezze rimaste

di Ambra Romanazzi
27/06/2019
INTERAZIONI: 469

INTERAZIONI: 469

June in The Handmaid

Dopo un avvio di stagione rinfrancante come una ventata d’aria fresca, The Handmaid’s Tale 3×06 torna a giocare la sua carta preferita: l’orrore. Sul finire dello scorso episodio abbiamo visto come l’incontro fra Serena, Luke e Nichole avesse rovesciato le prospettive della donna in merito al futuro della bambina. La piccola deve tornare a Gilead, hanno dichiarato i Waterford in un appello televisivo rivolto al Canada, e in questo episodio assistiamo alle loro manovre perché ciò diventi realtà.

The Handmaid’s Tale 3×06 si apre quindi con il viaggio dei Waterford a Washington in compagnia di Rita, June e zia Lydia. L’obiettivo è convincere i canadesi ad avviare i negoziati per il rimpatrio di Nichole. L’arrivo nella capitale elettrizza zia Lydia ma è uno shock per June. La Union Station è infatti diventata il terrificante ritratto della distopia di Gilead, con le sue atmosfere tenebrose, la calma militaresca e le bandiere sventolanti.

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Qui tutto deve rispettare regole granitiche. June è costretta ad attendere l’arrivo dei Waterford pregando in ginocchio in un’area designata e poi a spostarsi con loro verso casa dei Winslow. Il comandante accoglie gli ospiti con i soliti convenevoli, ma è presto interrotto dall’arrivo della moglie e dei cinque figli. Il caos gioioso della famiglia più numerosa mai vista a Gilead destabilizza Fred e in particolare Serena, che non può non avvertire il doloroso contrasto con la propria condizione.

I comandanti e le rispettive mogli proseguono così la loro serata, mentre June viene accompagnata in camera di Ofgeorge, l’ancella dei Winslow con la quale dividerà la camera. Si presenta, prova a scambiare qualche parola, ma la compagna non risponde. Pochi istanti dopo Ofgeorge toglie la fascia che le copre la bocca e la causa del suo silenzio diventa evidente: le sue labbra sono serrate da anelli di metallo che le impediscono di parlare.

Per i Waterford, intanto, la trasferta prosegue nel migliore dei modi. Fred organizza e dirige dei nuovi filmati per attirare l’attenzione degli altri Paesi sul caso Nichole. Zia Lydia dispone scenograficamente le ancelle nella grande sala e June ha il compito di posare al fianco dei Waterford e inginocchiarsi così che le altre inizino a pregare. Quanti altri video farà?, chiede a Serena. Tutti quelli che saranno necessari, risponde la donna. Pochi istanti dopo vediamo tornare anche Nick, non più un semplice autista ma il Comandante Blaine.

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Fight or flight, together.

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Di ritorno dai Winslow, Fred rivela di essere riuscito a convincere gli svizzeri a partecipare alla trattativa. Nello specifico, a condurre delle interviste neutrali per far sì che il Canada prenda parte ai negoziati. June prova a convincere Serena a lasciar perdere, ma quest’ultima ribatte che aver visto Nichole ha cambiato tutto, per lei.

Il mattino successivo la delegazione svizzera avvia le interviste, dapprima con i Waterford e poi con June. Fred vorrebbe partecipare, ma l’incaricato svizzero preferisce che la donna sia sola. Sono la madre della bambina e voglio che Nichole rimanga in Canada, intima June, ma le cose non sono così semplici.

Gilead è una grande potenza militare, argomentano i delegati, e c’è bisogno di qualcosa in più per fare in modo che la bambina non sia costretta a tornarvi. June promette allora di convincere Nick a scambiare con loro delle informazioni utili. Gli svizzeri accettano e lo intervistano il giorno dopo, ma nonostante ciò decidono di proseguire la trattativa. Abbiamo indagato e stabilito di non poterci fidare del signor Blaine, dichiara uno dei delegati. June è sconvolta, e quando poco dopo scopre da Serena che Nick è stato un soldato della Crociata – senza di lui non saremmo qui oggi – il padre di sua figlia diventa ai suoi occhi un completo sconosciuto.

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❤️

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Dopo aver portato in scena i Winslow, The Handmaid’s Tale 3×06 inizia a svelare alcuni piccoli dettagli su di loro. La moglie dimostra di essere una fervente sostenitrice di Gilead e ringrazia Serena per averla salvata con il suo libro. Prima io e George lavoravamo in due studi legali diversi e non avevamo tempo per una famiglia, le confessa. Il marito fa invece i complimenti a Fred per il buon esito delle interviste e gli rivela di averlo sottovalutato per via delle sue recenti difficoltà. Un uomo con le tue capacità potrebbe essere molto utile qui a Washington, allude poggiandogli una mano sulle spalle.

The Handmaid’s Tale 3×06 riserva il meglio per i minuti conclusivi dell’episodio. Zia Lydia e June condividono un raro momento di vicinanza quando quest’ultima è costretta a indossare la fascia di stoffa per coprire la bocca. Vuoi che impongano il silenzio a tutte noi?, chiede all’altra donna. La risposta è no, ma per un perverso amalgama di sentimenti personali e ispirazioni religiose zia Lydia non può far altro che serrare la fascia al collo di June.

Il rapporto tra June e Serena, sempre conflittuale ma in miglioramento nelle ultime settimane, rispolvera ora l’antico disprezzo reciproco. Le due donne si ritrovano al Washington Memorial davanti a un Lincoln decapitato e l’amarezza emerge in un attimo. June prova ancora una volta a risvegliare l’ormai ex alleata, ma senza successo. Non ti libererai di me finché le mie due figlie non saranno al sicuro, minaccia allora June. Sei piccola, sei crudele e vuota. Sarai sempre vuota. Avrei dovuto lasciarti bruciare quando potevo, prosegue.

The Handmaid’s Tale 3×06 si conclude quindi ai piedi del Washington Memorial. Fred Waterford guida una preghiera alla quale June e un gran numero di altre ancelle sono costrette a partecipare, e il destino della piccola Nichole appare ancora incerto.

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Can't trust a Waterford.

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L’episodio dimostra una certa importanza strategica in vista della seconda metà della stagione. June, che fino a questo momento ha goduto di un discreto ascendente sui Waterford, si vede adesso squalificata dalla ritrovata intesa tra Fred e Serena e dalla risolutezza che dimostrano nel voler riportare Nichole a casa.

La stessa Serena, che pure sembra essersi conquistata il diritto di esprimersi più o meno liberamente, ha invece poco peso in fase decisionale. In questo momento la sua unica funzione sembra essere quella di continuare a lacerarsi nell’indecisione fra ciò desidera e ciò che è giusto per Nichole.

Inoltre non è chiaro cosa la serie voglia indurci a pensare di Nick e zia Lydia. Le rivelazioni sul primo introducono una novità importante nella percezione di un uomo apparentemente buono, mentre le azioni della seconda continuano a contraddirsi di settimana in settimana. La sua fede in Dio e l’amore per le ancelle sono sinceri, ma le reali motivazioni del suo agire rimangono un mistero.

Infine riemerge con prepotenza il ricorso all’orrore. La splendida fotografia di The Handmaid’s Tale 3×06 lascia davvero a bocca aperta e dipinge Gilead di un tormento senza precedenti. L’aspetto di Washington e dei suoi monumenti deturpati o ricostruiti secondo l’ideologia del regime appare trasfigurato al pari dei volti delle ancelle. Con la differenza che queste ultime sembrano vittime di torture fini a sé stesse, protagoniste di uno show dell’orrore di cui non possiamo conoscere gli effetti.

The Handmaid’s Tale 3×06 diventa così il punto di rottura fra la prima e la seconda parte della stagione. Se finora abbiamo avuto un assaggio di ciò che sarebbe potuto succedere se l’improbabile alleanza fra June e Serena avesse provato a distruggere Gilead dall’interno, da qui in avanti gli assetti cambiano. June dovrà riconsiderare il suo potere effettivo, i suoi mezzi e le sue priorità, e capire se diventare una di loro per riuscire ad annientarli una volta per tutte.

Tags: elisabeth mosshuluthe handmaid's taletimvision

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