Ogni successo ha i suoi pro e i suoi contro e anche per Chernobyl è lo stesso. Le lodi, gli ottimi voti e le recensioni positive dei giorni scorsi, stanno pian piano lasciando spazio a chi si erge a paladino della giustizia o sale in cattedra per puntare il dito contro chi ha ottenuto il benestare del pubblico. Questo è il tipico dualismo della vita, la legge della natura che si muove proprio grazie all’assenza di un pensiero unico, il dibattito che permette il mutamento e il cambiamento, ma tutto questo peso può essere scaricato su una serie tv o un’opera in generale?
Chi non ha ancora capito che il vero senso dell’arte, serialità e cinema compresi, è negli occhi di chi guarda, è sempre pronto a puntare il dito contro tutto e tutti accusando di usare o di voler mostrare eroi che non solo tali, inneggiare alla violenza influenzando il pubblico e la vita reale o, semplicemente, rovinando l’immagine di una città o un pezzo di storia.
Questo dovrebbe essere il caso di Chernobyl? Ebbene sì. Anche davanti ad una serie così cruda c’è chi ha il coraggio di salire in cattedra cercando questo o quello “errore storico” accusando gli sceneggiatori di non essersi informati bene, di non essere precisi o di sorvolare su alcuni dettagli o verità. Ma queste persone sanno bene che Chernobyl è una serie tv e non vuole, in alcun modo, essere un documentario? Temiamo di no.
La miniserie Chernobyl sta facendo discutere non solo per i contenuti ma anche per la loro rappresentazione e in molti hanno fatto notare che ci sono alcuni errori non solo legati alle imprecisioni storiche ma anche ai bicchieri non consoni usati per la vodka o all’assenza delle noccioline. Davanti all’orrore del racconto c’è davvero chi si interessa di queste cose? La questione lascia senza parole i milioni di spettatori che hanno guardato la serie in queste settimane e lo stesso Jared Harris, l’attore che interpreta l’esperto nucleare Valery Legasov, ha risposto a tutto questo:
“Credo che si stiano ponendo la domanda sbagliata. Mi sembra un po’ come guardare un dipinto e dire: non mi piace come suona. Non si tratta di un documentario, è qualcosa di romanzato, è la magia del ‘come sarebbe se…’. Bisogna accettarlo, capire che ci viene raccontata una storia”.
Ci sarà un momento in cui sedicenti esperti e pubblico riusciranno finalmente a scindere i generi televisivi o la vita reale dalla finzione? Forse no, ma anche questo è il bello.
Chernobyl è attualmente in onda su Sky Atlantic al lunedì sera e proprio il 24 ci terrà compagnia con il terzo episodio.