Una vena di malinconia e sentimento pervade Toy Story 4, film conclusivo (a meno di un qualche ripensamento) della saga Disney Pixar inaugurata nel lontano 1995. La pellicola diretta da Josh Cooley (animatore di Up, Ratatouille e Inside Out) parte dal principio per dare una giusta conclusione alla storia iniziata ventiquattro anni fa.
Se inizialmente Toy Story 3 doveva rappresentare la fine delle avventure di Woody, Buzz e tutti gli altri giocattoli, Toy Story 4, in qualche modo, è una sorta di spin-off/sequel. Andy è ormai cresciuto e va al college, ma i nostri piccoli protagonisti continuano a vivere nella cameretta colorata di Bonnie, alle prese con il suo primo giorno di scuola. I giocattoli faranno la conoscenza di Forky, un nuovo giocattolo che la bimba ha letteralmente creato. La new entry (che nella versione italiana ha la voce irresistibile di Luca Laurenti) è impacciata ed è convinta di essere spazzatura, anziché un compagno di giochi. Questo perché Forky è stato realizzato con degli oggetti rilegati in un bidone, messi insieme grazie alla fantasia di Bonnie. Woody, da eroe impavido dal cuore grande, si prende l’incarico di aiutarlo ad accettare la sua natura.
La storia prende il via da un viaggio di recupero, che porterà il veterano giocattolo (stavolta doppiato da Angelo Maggi, in sostituzione del compianto Fabrizio Frizzi) a instaurare un rapporto d’amicizia con la matricola Forky. Il cuore di Toy Story 4 (e altre sì dell’intera saga) è per l’ultima volta Woody. Non avendo ancora del tutto dimenticato il suo primo bambino Andy, il giocattolo prende la sua “missione” con grande serietà, perché preso da sentimenti nostalgici. Ritrovare Forky sarà sia un viaggio di speranza (ridare il sorriso alla piccola) ma anche un percorso interiore che porterà il mitico sceriffo finalmente a trovare il suo posto. Meraviglioso e irresistibile il personaggio di Duke Caboom, stuntman giocattolo che nella versione originale ha la voce di Keanu Reeves; sfacciati e spassosi invece il duo di peluche formato da Ducky & Bunny.
Al di là delle new entry, il film porta in auge le figure femminili, forte anche dell’empowerment hollywoodiano. Assente nel capitolo precedente, Bo Peep riappare in una nuova veste, e stavolta riesce anche a rubare la scena al giocattolo primario, Woody; l’ex pastorella è forte, guida la missione di recupero, e dimostra di essere più di un bel viso. Poi c’è la perfida bambola Gabby Gabby, un giocattolo che comanda a bacchetta una squadra di bambolotti davvero inquietanti (e questo è l’unico aspetto ‘horror’ del film).
Ovviamente per dar spazio ai nuovi personaggi, i veterani ne risentono. Buzz, da sempre spalla destra di Woody, resta attivo nel suo ruolo, ma in secondo piano; gli storici Jessie, Hamm e Rex sono rilegati a giocattoli di contorno, ma in qualche modo, ognuno di loro contribuisce alla storia.
Un po’ commedia sentimentale (si esplora il rapporto lasciato in sospeso tra Woody e Bo Peep), un po’ movie on the road, Toy Story 4 regala nuova linfa vitale a un franchise che sembrava concluso nove anni fa. L’animazione è migliorata, volta a dare la giusta illuminazione alle scene buie e suggestive. Sulla scia del terzo film, Toy Story 4 saluta i fan, sia grandi che piccoli, con un addio dolce-amaro che fa pensare al tempo che passa: le persone crescono, ma i giocattoli d’infanzia restano per sempre i tuoi migliori amici. “Volere bene a un bambino è la cosa più nobile che un giocattolo possa fare.”
Toy Story 4 è nei cinema italiani dal 26 giugno.