Gira parecchio, in queste ore, una bufala riguardante Laura Giuliani. Il portiere della nazionale femminile di calcio, infatti, in occasione di un’intervista rilasciata prima di partire con le proprie compagne di squadra per la Francia per i Mondiali, avrebbe confessato di essere comunista grazie all’influenza di suo nonno. Una storia ricca di dettagli la sua, con un legame indissolubile di mezzo e la volontà da parte di chi l’ha diffusa di ottenere tante interazioni. Scopo puntualmente raggiunto.
Come stanno realmente le cose? C’è qualcosa di vero dietro la vicenda che ci racconta di una Laura Giuliani comunista? Assolutamente no, l’intreccio tra politica e calcio è assolutamente forzato. Al punto che questa storia pare sia stata inventata di sana pianta. Si tratta di una fake news che nella giornata di ieri è stata smentita dalla diretta interessata, come è stato successivamente confermato anche dal sito bufale.net. Un’altra prova, dunque, sul fatto che in Rete ormai giri di tutto.
Come accennato, è stata la stessa Laura Giuliani a smentire l’intervista che le è stata attribuita. Non solo non l’ha mai rilasciata, ma allo stesso tempo ha smentito anche i suoi contenuti specifici. Insomma, nessun nonno in grado di farla diventare comunista, nessun regalo particolare. La bufala originale, infatti, ci dice che ad un certo punto della sua carriera avrebbe ricevuto in dono la maglia del leggendario portiere Lev Jašin. Fake news non ai livelli di Eminem morto, come riportato la scorsa settimana, ma ugualmente evitabile.
Brutto che Laura Giuliani sia stata disturbata durante i Mondiali in Francia, dove l’Italia nella giornata di domenica ha ottenuto un po’ a sorpresa i primi tre punti del torneo, battendo all’ultimo secondo l’Australia che godeva dei favori del pronostico. Insomma, da smentire in modo categorico il suo essere comunista, contrariamente alle notizie che sono trapelate attraverso un’intervista mai rilasciata dal portiere della nazionale femminile di calcio.
Per amor di precisione la smentita c’è ma non é così categorica. Probabilmente l’interessata ha solo tutelato la sua privacy. Anche interpretare le sue opinioni come “categorica smentita di essere o non essere
etc …” é un parlare a suo nome senza averne titolo o conoscenza da fonte certa