Rob Halford dei Judad Priest probabilmente scherza, ma sottolinea un aspetto fondamentale del rapporto tra la comunità LGBTQ e il mondo acido del rock. Lo ha fatto durante un’intervista al quotidiano canadese Edmonton Journal: il cronista gli ha domandato quali fossero state le sue paure quando, nel 1998, rivelò la sua omosessualità al magazine The Advocate, e la voce di A touch of evil ricorda il risentimento generalizzato dei fan:
Oh sì, assolutamente, ero stato travolto dall’omofobia, che esiste ancora oggi. Ci sono posti in cui non posso tornare perché sarei lapidato a morte. Ero chiuso in una trappola. I gay non vivono una propria vita, bensì vivono ciò che gli altri vorrebbero. Durante gli anni ’70 e ’80 è stato incredibilmente difficile.
Ironicamente, Rob Halford dei Judas Priest ha aggiunto che un uomo etero non potrebbe fare la rockstar, e con questa battuta ha citato l’esempio di Freddie Mercury: se non fosse stato gay i Queen sarebbero stati qualcosa di diverso. Ancora, Halford e il suo intervistatore convengono sul fatto che se i Judas fossero nati oggi e con un cantante gay, probabilmente la loro carriera sarebbe partita con un certo vantaggio, e Rob aggiunge: «Non in tutte le parti d’America» e sottolinea, così, una presenza ancora troppo viva di omofobia tra la gente comune.
Sui suoi rapporti con la band, Halford risponde di adorare i Judas Priest più di ogni altra cosa e di sognare un duetto con Elton John, un artista che afferma di ammirare tantissimo. Recentemente, durante un concerto al Rosemount Theatre di Rosemont (Illinois), Rob Halford dei Judas Priest si è reso protagonista di un episodio bizzarro: il frontman si è avvicinato a bordo palco e ha calciato via il cellulare dalle mani di un fan sulle note di Judas Rising, mostrando una certa insofferenza verso chi trascorre il tempo di un concerto a filmare l’evento anziché godersi la musica.