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Pierfrancesco Favino saluta la candidatura come miglior attore per Il traditore ai 74esimi Nastri d’Argento, definendosi ai microfoni di OM Optimagazine come un semplice “ambasciatore” del film. Naturalmente è molto di più: il Tommaso Buscetta disegnato dall’attore è uno dei momenti più alti della sua carriera e testimonia, al giro di boa dei cinquant’anni, la raggiunta maturità espressiva di uno dei migliori interpreti italiani di oggi. E naturalmente è il grande favorito per la vittoria, sebbene i suoi titolati “avversari” si chiamino Alessandro Borghi, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio e il giovane Andrea Carpenzano.
Favino aderisce mimeticamente al personaggio di Buscetta, basti vedere il modo in cui ricrea la sua parlata che mescola siciliano, italiano e portoghese. Allo stesso tempo, vista la complessità della figura controversa ed enigmatica del boss mafioso, sta ben attento a non offrirne un ritratto troppo empatico, che rischierebbe di porlo in una luce eccessivamente positiva. Invece Favino frappone una lucida distanza tra sé e il personaggio, facendo sempre capire allo spettatore di che pasta è fatto l’uomo che sta impersonando.
Questa capacità di restituire la storia di Buscetta con rispetto ma senza nessuna adesione possibile, il protagonista Favino la condivide con Marco Bellocchio, che con Il traditore ha realizzato un singolare “mafia movie d’autore”, che rispetta il genere cinematografico scelto – per cui nel film c’è la cronaca puntuale di vent’anni di storia della mafia – ma insieme presenta la cifra stilistica e poetica del suo regista. Ha assolutamente ragione Favino quando ci dice che Bellocchio “si conferma uno dei registi più giovani che abbiamo in assoluto”, capace di lanciarsi in una scommessa non scevra di rischi. E Favino ha voluto fortemente partecipare al film, chiedendo lui stesso a Bellocchio, dopo un primo provino di cui non era soddisfatto, di potere avere una seconda occasione, certo di avere ancora qualcosa da esprimere. Così ha convinto il regista, uno dei suoi preferiti in assoluto.
Il risultato è un film tra i migliori della stagione capace anche di un ottimo riscontro al botteghino. Gli incassi stanno per superare la boa dei 3 milioni, cosa non scontata visto che, nonostante la presenza di un attore certo popolare come Pierfrancesco Favino, si tratta comunque di un’opera complessa della durata di quasi due ore e mezza. Ma i 13 minuti di applausi del festival di Cannes, nel quale Il traditore era l’unico film italiano in concorso, hanno portato fortuna. E adesso giungono queste 11 nomination ai Nastri d’Argento, il più longevo premio del cinema italiano e uno dei più prestigiosi, assegnato dal Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici.
Viene così riconosciuto il valore d’un impegno collettivo. Come ribadisce Favino ai nostri microfoni, “la qualità di questo film è rappresentata da tutti quelli che ci hanno lavorato”. A partire dal notevole cast, premiato dalle meritate nomination come attori non protagonisti a Luigi Lo Cascio e Fabrizio Ferracane, e giungendo agli sceneggiatori, montatori, direttori della fotografia, costumisti che l’hanno realizzato, tutti candidati. E adesso attendono la cerimonia di premiazione del 29 giugno al teatro Antico di Taormina. Dove Pierfrancesco Favino quasi sicuramente vincerà meritatamente il premio come miglior attore e Il traditore sarà incoronato film italiano dell’anno.