Di questi tempi è difficile emergere dal sottobosco della serialità di consumo. Se poi si deve combattere contro l’ultima stagione de Il trono di spade allora diventa un’impresa titanica. Un po’ come le bambine e i bambini talentuosi eclissati dalle marachelle di un fratellino, alcune serie HBO andate in onda in questo periodo si sono esaltate nel disinteresse generale.
Da un lato questo si spiega per la divergenza del pubblico di riferimento. Gli spettatori de Il trono di spade – soprattutto se appassionati a questa serie, più che alla serialità nel suo complesso – non avvertono forse un particolare interesse per la satira politica o l’umorismo oscuro. Dall’altro ha agito il mix letale fra le campagne di HBO e l’attenzione ossessiva della stampa a ogni cavillo che riguardasse l’intreccio de Il trono di spade, le reazioni dei protagonisti agli eventi, il futuro del cast.
E così mentre l’edificio di Benioff e Weiss crollava come un castello di carte, deludendo quasi tutti, tre serie HBO spingevano comedy e drama verso nuovi picchi di eccellenza un colpo da maestro dopo l’altro. Sarebbe ingenuo pensare che la rete avrebbe potuto agire diversamente, d’altronde: Il trono di spade non è mai stato solo una serie tv. Ma non c’è dubbio che il concentrato di talenti racchiuso nelle altre produzioni della rete avrebbe potuto essere valorizzato meglio.
La buona notizia, comunque, è che non siamo più negli anni ’90 e perdersi la messa in onda non significa abbandonare per sempre la speranza di guardare qualcosa. HBO avrà pure perso l’occasione di promuovere adeguatamente alcuni suoi titoli di punta, ma grazie allo streaming chiunque può salvarsi in calcio d’angolo. Forza, dunque, è arrivato il momento di recuperare queste tre serie tv HBO.
Veep
Negli Stati Uniti la serie creata da Armando Iannucci e poi guidata da David Mandel non ha più bisogno di particolari presentazioni. Adattamento della sitcom britannica The Thick of It, è la perfetta dimostrazione di come una satira politica acuta, spietata anche, possa passare da catarsi per la società a ritratto fedele della stessa. Perché, sì, i primi anni sembrava limitarsi a riflettere sul marcio della politica in sé, ma col tempo si è evoluta in una sorta d’ispirazione per l’amministrazione Trump.
Veep si è conclusa il 12 maggio dopo sette gloriose stagioni. È la storia della vicepresidente degli Stati Uniti, Selina Meyer, e del suo folto entourage di ruffiani, calcolatori, feroci aiutanti, disposti a tutto perché il loro capo diventi presidente e lasci la sua impronta nella storia del Paese.
Se le sue premesse narrative non sono poi così innovative – Veep non è certo la prima serie a indagare il mondo della politica Usa –, l’opposto vale per gli elementi che ne diventano i punti di forza. La satira impietosa, quindi, ma anche un’intesa comica esplosiva fra i membri del cast. E infine un’attitudine inguaribile al politicamente scorretto, alla depravazione e alla volgarità del linguaggio, che in sette stagioni accumula un prontuario di insulti di rara crudeltà.
Non stupisce, insomma, che Veep sia considerata una delle migliori serie tv comedy di tutti i tempi. Certo, diventa tutto un po’ più semplice quando a guidare la baracca c’è un genio comico come Julia Louis-Dreyfus, padrona assoluta del genere e vincitrice di sei Emmy consecutivi proprio per la sua interpretazione impeccabile dell’orribile Selina Meyer. Al suo fianco un cast di supporto altrettanto performante, in particolare grazie alle interpretazioni di Anna Chlumsky (Amy), Tony Hale (Gary), Timothy Simons (Jonah).
Barry
Barry è una di quelle serie tv HBO capaci di muoversi agilmente – e irresistibilmente – tra comedy e drama, tra l’orrore e la comicità pura. Per questo sarebbe meglio considerarla una dark comedy, più che una dramedy. Creata da Alec Berg e Bill Hader, è la storia di Barry, un killer su commissione che si sposta da Cleveland a Los Angeles. Dovrebbe semplicemente far fuori un uomo, e invece si ritrova a seguire il corso di recitazione di un attore fallito, Gene Cousineau.
I tentativi di far convivere questi due mondi – quello del killer e quello dell’attore – sono la base narrativa da cui si sviluppano eventi tragicomici che coinvolgono lo stesso Barry, la fidanzata Sally, l’insegnante Gene, il mentore-compare Fuches e il mafioso ceceno NoHo Hank.
Chi conosce Bill Hader per i suoi trascorsi comici al SNL scopre in Barry un attore e regista di grande acume, capace di portare sullo schermo una figura di antieroe né troppo stereotipica né del tutto innovativa. La serie non si lascia scoraggiare dal fatto di essere una comedy, ma sfrutta i canoni del genere per equilibrare con un po’ di leggerezza un protagonista altrimenti puramente drammatico.
Barry, infatti, è un veterano di guerra depresso e infelice, che sembra limitarsi ad attraversare gli strati superficiali della vita. È solo l’imbattersi casuale nel mondo della recitazione ad accendere in lui una scintilla di speranza e possibile redenzione. Non che possa semplicemente dimenticare il suo passato da killer, comunque. Le riflessioni sulla vera natura umana, sulla possibilità di essere buoni dopo esser stati cattivi, le scelte dovute a questa ambivalenza danno sostanza all’intreccio delle due stagioni di Barry, e saranno fondamentali anche per la terza, già commissionata da HBO.
Gli episodi della seconda stagione di Barry sono andati in onda ogni domenica, subito dopo Il trono di spade, ma la popolarità della serie è dovuta a tutto ciò di cui abbiamo già parlato. E naturalmente alle interpretazioni brillanti – premiate agli Emmy 2018 – dello stesso Bill Hader, di Henry Winkler nei panni di Gene Cousineau e di Anthony Carrigan in quelli dell’esilarante NoHo Hank.
Chernobyl
Chernobyl, miniserie in cinque episodi, è una coproduzione HBO-Sky in onda dal 6 maggio negli Stati Uniti e in arrivo in Italia su Sky Atlantic il 10 giugno. Seppur rivisitata in chiave drammatica, racconta la storia vera di uno dei peggiori disastri non naturali nella storia umana, e di come donne e uomini coraggiosi abbiano sacrificato la propria vita per salvare l’Europa da un disastro di portata inimmaginabile.
Il punto di partenza è proprio l’esplosione avvenuta all’interno della centrale nucleare di Chernobyl nell’aprile del 1986. Craig Mazin, ideatore della serie tv HBO, ha voluto far leva sulla nostra consapevolezza della gravità dell’evento per rivelare come e perché abbia potuto verificarsi.
La serie osserva con chirurgica, quasi insopportabile precisione lo svolgersi della vicenda, dal momento dell’esplosione a quello dei soccorsi, dalle reazioni immediate alle strategie di medio e lungo termine. Il suo intento non è però documentaristico. In ciascuno degli episodi emerge infatti la sottile intelligenza con cui Chernobyl evidenzia la miopia e la corruzione delle istituzioni, i calcoli politici a scapito del buonsenso, il ricorso alla menzogna ai più alti livelli.
Il cast, efficace tanto nel suo insieme quanto nelle singole interpretazioni, conta in particolare su Jared Harris (Valery Legasov), Stellan Skarsgard (Boris Shcherbina), Emily Watson (Ulana Khomyuk) e Paul Ritter (Anatoly Dyatlov).
https://youtu.be/ulGwxa0ToWQ
Insomma, è arrivato il momento di lasciar perdere il ragazzino scapestrato e prestare attenzione ai bravi fratellini.