Rompete le righe! Disegno e Libertà creativa, un progetto speciale ed una mostra dedicati ad Alessandro Mendini e Riccardo Dalisi, realizzati in collaborazione con Studio Alessandro Mendini, Elisa e Fulvia Mendini e Archivio Riccardo Dalisi. La Mostra, a cura di Andrea Nuovo e Alessandra Fròsini, si inaugura a Napoli, venerdì 10 Maggio alle ore 18, alla AndreaNuovoHomeGallery, in via Monte di Dio, 61. Si potrà visitare fino al 10 ottobre 2019.
Due eclettici artisti, architetti e designers italiani in un “dialogo schietto” che ripercorre la prolifica e reciproca attività di instancabili disegnatori. Ma anche due straordinari visionari, interpreti immaginifici del reale che, negli anni, hanno collaborato e si sono influenzati a vicenda, promuovendo il loro motto di “diffidare delle costrizioni alla libertà del pensiero”. La mostra, che è nata in collaborazione con entrambi gli artisti, è anche l’occasione per tributare un particolare omaggio ad Alessandro Mendini, recentemente scomparso, e all’importante eredità intellettuale che ha lasciato, sempre cogliendo “l’aspirazione alla liberazione dalle convenzioni che forme e linguaggi portano con sé”. La mostra presenta un’accurata selezione di opere su carta, che si snoda lungo un percorso creativo fatto di segni e figure, di elementi ricorrenti e caratterizzanti dei loro universi di rappresentazione. Due interessanti protagonisti dell’architettura contemporanea sempre con lo sguardo rivolto al mondo, alla bellezza e alla sapienza artigianale che sa stupire ma anche intenerire.
Alessandro Mendini, nato a Milano, ha avuto riferimenti diretti in Rogers, Nizzoli e Gio Ponti, nelle riviste di settore che ha diretto, “Casabella”, “Modo” e “Domus”, “si è fatto portavoce della crociata per un’architettura eclettica, incoerente, una macchina meravigliosa che mescola gli stili e i linguaggi prendendoli dalla contemporaneità come dalla storia, dall’arte e dalle produzioni di massa”. Autore di numerosi volumi, tra cui “Paesaggio Casalingo”, Architettura addio, Progetto infelice, Scritti e Scritti di Domenica . A Napoli ha curato il restauro della villa Comunale, insieme al fratello architetto Francesco Mendini, ha lavorato nell’architettura, progettando le Fabbriche e gli uffici Alessi e il Museo del Casalingo a Omegna; la piscina olimpionica a Trieste; il recupero di una zona industriale con edifici destinati a spazi commerciali e residenziali nel quartiere Bovisa a Milano. L’ Atelier Mendini ha ricevuto la Medaglia d’oro all’architettura italiana 2003 alla Triennale di Milano per il progetto delle stazioni Metropolitana di Napoli e il Villegiature Awards 2006 a Parigi per il Byblos Art Hotel di Verona, come “Best Hotel Architecture and Interior Design in Europe”. E’ stato il punto di riferimento nella svolta verso il design post-moderno. Ha difeso il banale e il kitsch, armi segrete con cui si può riscattare dalla noia l’architettura funzionalista e seriosa. Dal 1979 al 1991 ha dato vita ad Alchimia, gruppo di radical design tra i più conosciuti al mondo. L’idea portante era l’ibridazione tra le arti. Questo lavoro lo ha condotto verso il design radicale, l’architettura neo moderna, e verso un approccio calligrafico, coloristico, simbolico, romantico e problematico con il progetto.
Riccardo Dalisi è nato a Potenza, professore di progettazione alla facoltà di Architettura della Federico II di Napoli, è stato direttore della Scuola di Specializzazione in Disegno Industriale. Insieme a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Andrea Branzi e altri, negli anni settanta, è stato tra i fondatori della Global Tools, contro-scuola di architettura e design, l’area più avanzata della cosiddetta “architettura radicale”. Nel 1981 ha vinto il premio Compasso d’Oro per la ricerca sulla caffettiera napoletana. Da sempre impegnato in progetti sociali (famosa l’esperienza del lavoro di quartiere con i bambini del Rione Traiano, con gli anziani della Casa del Popolo di Ponticelli e, in questi anni, le attività con i giovani del Rione Sanità di Napoli), ha unito ricerca e didattica nel campo dell’architettura e del design accostandosi sempre più all’espressione artistica come via regia della sua vita. Si è dedicato intensamente alla creazione di un rapporto sempre più fecondo tra la ricerca universitaria, l’architettura e il design, la scultura e la pittura, l’arte e l’artigianato, privilegiando lo sviluppo umano attraverso il dialogo e il potenziale di creatività che ne sprigiona. Nel 2009, dopo una lunga ricerca preparativa, ha promosso la prima edizione del “Premio Compasso di latta”, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della eco-compatibilità e della decrescita. Nel 2014 ha vinto il secondo Compasso d’Oro per la ricerca nel sociale. Tante e importanti mostre sono dedicate alla sua attività di architetto, di designer, di scultore e di pittore allestite in Italia e all’estero, quali la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, il MoMA di New York, la Biennale di Chicago, il Museo del Design di Denver, il Museo di Copenaghen, il Museo di Arte Contemporanea di Salonicco, Palazzo Reale di Napoli, la Galleria Lucio Amelio di Napoli, la Fondazione Cartier di Parigi, il Museo delle Arti Decorative di Montreal, il Tabak Museum di Vienna, il Museo Zitadelle Spandau di Berlino, Castel dell’Ovo a Napoli, la Reggia di Caserta e le mostre permanenti al MADRE Napoli, Centre Pompidou a Parigi e FRAC D’Orleans.
Dunque “assonanze e consonanze di un fare irriverente e anticonvenzionale – si legge nel comunicato di presentazione della Mostra – esaltato da un allestimento che crea relazioni e rimandi fra le opere, secondo un mostrare inteso come ibridazione e rimescolamento, come percorso fluido, occasione per narrare, scomporre e ricomporre il senso conferito alle opere esposte”. Rompete le righe! Disegno e Libertà creativa realizza dunque un’ulteriore occasione d’incontro fra i due artisti.
Così scriveva Alessandro Mendini, nel 1987, sulla Caffettiera napoletana Alessi di Riccardo Dalisi, tratto dall’Atelier Mendini. “Nell’interpretare la condizione dei nostri tempi, Dalisi usa come materiale del suo design la “dignità” delle strutture separate, del folclore, dei balordi e dei diversi, come le sue caffettiere: diverse dal design (ma sono una proposta e un’alternativa pure “di design”) e diverse da tutte le altre caffettiere della storia… Eppure (dopo tanta fatica compiuta dall’officina Alessi e anche da me!) ecco nascere), divenuta nientemeno che un VERO PRODOTTO DI GRANDE SERIE: il primo sposalizio fra le mentalità del design del nord e del design del sud. Senza scherzi, un avvenimento importante nella cultura del progetto, nell’incrocio obbligato cui tutti arriveremo.
Intanto: la caffettiera non è solo un oggetto, è proprio un’architettura, e una “specie” di persona. Ogni architetto ne ha tentato il progetto, ambisce a costruire una caffettiera, così come vorrebbe fare una torre. Poteva Riccardo sottrarsi a questo richiamo lanciatogli da Alberto Alessi?” E poi continua: “Fenomeno di costume e di ricordi fra i più intensi, attualissimo intermediario fra l’uomo e un culto antico, la caffettiera è quella macchina miracolosa che realizza il profumo e l’infuso più delizioso, che appaga una delle sensazioni più forti che l’uomo possa avere: il DESIDERIO da caffè. Dalisi ha lavorato annodando tre problemi: quello del design come metodologia, quello della caffettiera come oggetto, quello dell’uomo nelle trasformazioni del suo comportamento. Per la prima volta l’ANIMAZIONE entra nella storia ufficiale dell’INDUSTRIAL DESIGN INTERNAZIONALE; per la prima volta Totò, Eduardo, Pulcinella, gli attori di strada, l’elemosina, gli ex-voto, la disperazione, l’amore e la chiacchiera diventano “materiali concreti di progettazione industriale.
È proprio un segnale importante, in questi tempi di post, un’idea da verificare anche molto lontano da qui…”
In mostra di Riccardo Dalisi si potranno ammirare i “disegni che spaziano dai primi anni duemila ad oggi, le figure che richiamano i Totocchi, i suonatori, i cavalli e i cavalieri, angeli e mostri, dalle figure poetiche realizzate con pochi tocchi di caffè diluito, a quelle costruite attraverso una composizione fluida e compenetrata delle figure, alle opere in cui compare il collage fotografico, fino ai disegni “in punta di matita”. Mentre di Alessandro Medini, insieme ad alcuni disegni della serie per Riccardo Dalisi e il museo dei bambini di Scampia (2014), pubblicati nel libro Codice Mendini a cura di Fulvio Irace, edito da Electa (2016), sarà presente un nucleo di schizzi preparatori rielaborati (2016) realizzati per il progetto Diavoli custodi, volume nato dall’incontro dei testi di Erri De Luca coi disegni di Alessandro Mendini, edito da Feltrinelli nel 2017.