Welcome To The Show! Lo show è quello di Shade che il 12 maggio si esibirà all’Alcatraz di Milano e il 18 maggio all’Orion di Roma. Due concerti che segnano il debutto live del rapper, con tanti ospiti sul palco – da J-Ax a Ensi, da Federica Carta a Emma Muscat, Fred De Palma, Grido e Giulia Penna.
Proporrà dal vivo il suo percorso, tra freestyle e hit che almeno una volta tutti abbiamo cantato, urlato, chiamato in causa nello scrivere caption sui social. Alzi la mano chi non ha mai preso in prestito lo slogan “Bene ma non benissimo” o chi negli ultimi mesi non ha mai gridato un sentito “Scusa ma non me ne importa” sulle note di quel pezzo sanremese che avrebbe almeno meritato il podio (Senza farlo apposta con Federica Carta).
Hit maker e true man, Shade fa parte dello spicchio autentico e genuino, credibile e sincero, del mondo della musica italiana. Semplicità, umiltà e spontaneità fanno di lui un artista che vale la pena conoscere, anche se non siete grandi estimatori del rap!
OM lo ha incontrato a pochi giorni dall’avvio del suo primo tour.
Inizia con due concerti speciali il tuo primo tour. In Welcome To The Show ci saranno anche tanti ospiti, raccontaci qualcosa!
Ho svelato quasi tutti gli ospiti ma non sono proprio tutti, alcuni hanno preferito non essere annunciati perché ci tengono all’effetto sorpresa e li capisco, ho rispettato il loro volere. Lo show è improntato molto sulla musica perché c’è una band che suona tutto dal vivo, abbiamo risuonato tutte le canzoni del mio percorso ed è stato un lavoraccio ma per fortuna non me ne sono occupato io!
Chi se n’è occupato?
Jaro, il ragazzo che ha prodotto tutte le mie ultime hit compresa Senza farlo apposta. Ci sono addirittura i fiati!
Come è nato Welcome To The Show?
Mi sono ispirato allo show di Macklemore che ho visto a Londra un anno fa, anche lui aveva tutti gli strumenti dal vivo ed effetti speciali molto semplici ma di impatto. Abbiamo analizzato i miei punti di forza – la recitazione, l’intrattenimento e il freestyle – e li abbiamo portati in questo mondo, quello della musica dal vivo, che non ho mai avuto la fortuna di poter fare.
Mi hanno chiesto: “Come vuoi fare il live?”. E io ho risposto: “Dal vivo, altrimenti si ascoltano Spotify!”. Ci saranno tanti ospiti e con alcuni di loro farò freestyle. Me la sto facendo un po’ sotto… Non vorrei fare una figuraccia proprio al mio live! Ci saranno anche i miei freestyle pubblicati su YouTube, veramente difficili da fare perché sono velocissimi. Mi sono esercitato un po’ su quelli perché era tanto che non li riprendevo, ultimamente faccio sempre la canzone di Sanremo piuttosto che Bene ma non benissimo. Questi freestyle ci tengo che vengano bene!
Presenterai dal vivo l’album Truman il cui titolo è ispirato a The Truman Show, ma può essere letto anche come True Man. Ti senti un uomo vero in un mondo finto? A cosa ti riferisci?
Ogni volta che viene fuori un personaggio nel rap italiano, negli ultimi anni, la prima domanda che fai quando becchi un tuo amico che lo conosce è: “Ma lui è davvero così nella vita reale? Non può essere!”. E la risposta quasi sempre è: “No, è una persona normale”. C’è un filtro che mettono perché hanno bisogno di comunicare in un certo modo. Io penso di avere la libertà di poter fare una canzone per tutti come Bene ma non benissimo ma anche i video che pubblico sui social in cui dico una marea di cose da rapper e faccio l’extrabeat.
Ci sono altri artisti che sono dei True Man, molti sono miei ospiti nei live e miei amici nella vita reale. Ma ci sono anche Emis Killa, Salmo e tanti altri che stimo molto. J-Ax per me è un True Man al 200% e sono felice che ci sia, sia nel disco che nello show, mi ha fatto un regalo immenso.
Vieni definito spesso hit maker e in effetti ogni tuo singolo è un vero successo di platino o multiplatino. Qual è il segreto?
Hai detto una cosa che mi fa strano sentir dire… Faccio freestyle dal 2005, è tanto che faccio rap, ma non avevo mai pensato di concepire una hit, mi ero sempre detto: “Voglio fare questa canzone, se la capiscono bene e non la capiscono chi se ne frega”. Poi un giorno il mio staff e il mio manager mi hanno consigliato di porre attenzione alle parole. “Alcune parole le capisci solo tu e la gente deve andare su Wikipedia per capire di cosa stai parlando”, mi dicevano, “Perché non fai una versione di te più capibile per tutti?”, io in effetti non ci avevo mai pensato.
Si tratta di essere se stessi in un modo comprensibile, che non vuol dire snaturarsi. Ad esempio con i tuoi amici ti comporti in un modo, che non è lo stesso che hai con i professori a scuola ma entrambi fanno parte di te. Poi è importante il ritornello. Quelli che hanno funzionato di più li ho scritti da solo, a casa, in un mood tranquillo in cui la prima ca**ata che ti viene in mente la puoi dire. Invece se sono in studio mi viene l’ansia di dirlo agli altri perché magari poi mi giudicano. Quando sono a casa registro un vocale al mio manager – nel caso di Senza farlo apposta l’ho mandato anche a Federica – e lì mi rendo conto se ci sta o se è una merda, tipo Irraggiungibile cantata da me faceva schifo!
Con Federica Carta poi sei andato a Sanremo presentando Senza farlo apposta, uno dei pochi brani che ancora oggi cantiamo. Ormai è passato qualche mese, possiamo fare un bilancio a mente fredda…
Il bilancio è sicuramente positivo: è stata una settimana bellissima anche se avevo paura. Non volevo più andarci perché quando ho visto le prime recensioni dai preascolti mi dicevo: “Finirà malissimo, non andrà bene, facciamo andare uno di quelli di Sanremo Giovani”, volevo ritirarmi. Poi mi hanno detto tutti: “Vai lì per divertirti, non pensare ad altro”. La mattina dopo la prima esibizione abbiamo fatto un’intervista per Radio Rai e tutti cantavano già il ritornello di Senza farlo apposta; già solo quel momento ha ricompensato tutto lo sbatti che ci siamo fatti.
Il brano è piaciuto molto, ed è ancora in classifica.
Sì, e infatti ho quasi paura di uscire con un’altra canzone perché magari non regge il passo di Senza farlo apposta. Sono contento soprattutto perché la prima collaborazione con Federica era stata magica e avevo paura che questa non reggesse il confronto, invece per fortuna è andata bene.
Nonostante il 18esimo posto al Festival…
Il fatto di non essere arrivati tanto in alto in classifica forse ha fatto sì che ci fosse una sorta di rivolta del pubblico, che dicesse: “Ma come, non è possibile! Magari non dovevate vincere ma non dovevate neanche essere là in fondo”. Io l’ho presa sul ridere. Eravamo nel backstage e quando hanno detto che eravamo arrivati 18esimi ho guardato Federica e ho detto, scherzando: “Dovevo venirci con Annalisa, lo sapevo”. Alla fine chi se ne frega. La classifica di Sanremo è come il pallone d’oro, scelto da personaggi extra calcio. La classifica del campionato poi è diversa.
Che programmi hai per il futuro? Cosa accadrà dopo Welcome To The Show?
Ci saranno delle date estive, abbiamo ricevuto tante richieste. E anche un singolo, ho scritto delle cose che non ci dispiacciono!
I biglietti per Welcome To The Show sono disponibili in prevendita su TicketOne. Welcome To The Show è organizzato e prodotto da GUNA, e vedrà Shade presentare sul palco le canzoni del suo ultimo album Truman con uno show energico e ricco di sorprese ed ospiti. Nell’album ci sono anche le hit Bene ma non benissimo (doppio disco di platino), Irraggiungibile (triplo platino) e Amore a prima insta (oro).