La ricorrenza del Primo Maggio è da sempre un momento di festa ma anche di riflessione critica, di confronto sulle questioni sociali e sui problemi del lavoro. Il tradizionale concerto in piazza San Giovanni a Roma avrebbe proprio questa finalità: unire al momento gioioso della musica i temi d’attualità politica e sociale, quelli che stanno a cuore ai sindacati che non a caso sono gli storici organizzatori del “concertone”. Ma il programma di quest’anno, pubblicato sui giornali a beneficio del popolo degli affezionati e del pubblico che seguirà l’evento dagli schermi televisivi, risulta un po’ lontano da quello spirito. Molti degli artisti in programma non sembrano propriamente rinomati per l’impegno sociale, non si fanno ricordare per qualche battaglia politica, o per iniziative ispirate ai temi della solidarietà, del lavoro, dell’equità e dei pari diritti. Quelle organizzazioni sindacali che scendono in piazza per l’occupazione giovanile hanno scelto, per il grande concerto, alcuni artisti che sembrano un prodotto di moda. Quelle rappresentanze che difendono le pari opportunità non hanno scelto una sola artista donna da inserire in cartellone; quelle componenti sociali storicamente alternative al sistema hanno messo in piedi, con buona pace di tutti, un programma di impronta quasi sanremese.
Un tempo, la presenza sul palco di San Giovanni di gruppi musicali politicamente connotati e legati a circuiti socialmente impegnati – come ad esempio quello di Enrico Capuano (suggestivamente definito alcuni anni fa “l’ultimo dei mohicani”) – costituiva uno dei momenti più autentici del concertone, che aveva proprio la missione, oltre che di testimoniare l’attenzione per i temi politici, di valorizzare la musica non collocabile nei classici generi “mainstream”. A ben cercare non mancherebbero anche oggi esperienze musicali interessanti da portare sul palco, gruppi rock ancora arrabbiati per qualcosa, o cantautori sensibili e caustici quanto serve, ma le logiche di selezione debbono essere state altre e l’edizione 2019 del concertone ha il sapore della resa.
Se i temi guida debbono essere quelli del mondo reale, del futuro, delle opportunità per i giovani si poteva forse immaginare sul palco una selezione di giovani artisti, magari quelli underground, quelli che per scelta sono rimasti fuori dai talent televisivi e dai circuiti commerciali e che avrebbero avuto, per una volta, l’occasione di un grande palcoscenico e di un grande pubblico. Qualcuno potrà dire, con cinico realismo, che se arrivano i gruppi underground e i giovani cantautori la vasta platea sparisce, e che la grande maggioranza del pubblico preferisce ascoltare le repliche sanremesi. Tuttavia, che la maggioranza debba per forza avere ragione è un concetto che non vale nell’arte, e talvolta neanche in politica. Vorrei ricordare infine agli organizzatori, che la storia della musica legata ai diritti civili, è stata ed è tuttora appannaggio di molte artiste donne che come dimostrato dalla scelta della scaletta del concertone, non possono ancora permettersi, purtroppo, di rimboccarsi le maniche.
IL C0NCERTONE DEL 1 MAGGIO 2019 ARTISTICAMENTE E NON…ALLA DERIVA….E NON SOLO PER .LE MOTIVAZIONI CHE ORAMAI LA BUONA MUSICA E’ SEMPRE PIU’ RARA PERCHE’ RARA NON SIGNIFICA CHE NON ESISTE PIU’….E L ASSENZA DI VALIDE ARTISTE DONNE NON CONTRIBUISCE ALLA QUALITA’ DELL AMATO CONCERTONE….AMATO PROBABILEMNTE PIU’ DAI DIRETTI INTERESSATI NON SOLO PER MOTIVI ARTISTCI