The Millionaire, che Rete 4 ripropone oggi in prima serata alle 21.27 è un film alla Hollywood o alla Bollywood? Probabilmente un po’ tutte e due. E forse da qui deriva il fascino e una delle ragioni del successo internazionale di un film parlato in inglese e hindi, di produzione britannica ma con ambientazione e attori indiani, diretto dall’inglese Danny Boyle però aiutato in coregia dall’indiana Loveleen Tandan, sceneggiato da Simon Beaufoy ma a partire da un romanzo indiano di Vikas Swarup, Le dodici domande.
The Millionaire, uscito nel 2008, è il segno d’un immaginario che progressivamente s’è andato sempre più globalizzando, per ragioni pratiche – l’apertura a nuovi mercati e pubblici, quello indiano è uno dei più appetibili – e oggettive, legate a un mondo sempre più interconnesso. Infatti al centro della storia c’è la partecipazione del giovane Jamal (Dev Patel) alla versione indiana di Chi vuol essere milionario, ossia un format televisivo diffuso in ogni dove le cui dinamiche, quindi, sono immediatamente comprensibili agli spettatori di qualunque parte del globo.
E in qualunque parte del globo s’è imposto The Millionaire, quasi 400 milioni di dollari d’incasso complessivo e la celebrazione degli otto premi Oscar, tra cui miglior film e regia, a coronamento di una marcia trionfale di premi di ogni tipo, dai Golden Globes ai Bafta. Certo, poi ci si dovrebbe domandare se il film riesca a offrire un’immagine realistica dell’India, o se invece non sia guidato dal filtro di un punto di vista marcatamente occidentale, che secondo le voci più critiche indulge nell’esotismo a buon mercato.
In effetti The Millionaire offre una rappresentazione prevedibile dell’India, coloratissima sul piano visivo, e drammatica per quanto riguarda la vicenda, incentrata sulla storia intrisa di pauperismo di due sfortunatissimi orfani, Jamal e Salim (da adulto, Madhur Mittal), che crescono nelle baraccopoli di Mumbai e si fanno spazio nella vita come possono. Il secondo diventa un criminale, il primo invece, rimane onesto e legato al suo amore eterno per la bellissima Latika (da adulta, Freida Pinto), che come loro è destinata a passare lungo terribili traversie.
È per lei che Jamal decide di partecipare a Chi vuol essere milionario, nella speranza che la ragazza lo riconosca dagli schermi televisivi e torni da lui. Nel frattempo, però, Jamal risponde a una domanda dopo l’altra, sino all’ultimo quesito da 20 milioni di rupie. E questo insospettisce l’ambiguo presentatore della trasmissione (Anil Kapoor), sicuro che sia un imbroglione. Come potrebbe altrimenti un giovane privo di istruzione rispondere sempre al quiz? Ci riesce, intorno a questo meccanismo ruota The Millionaire, costruito come un incastro di numerosi flashback, perché ogni domanda si connette incredibilmente a una delle sue drammatiche esperienze giovanili. Intelligente, sveglio e sensibile, Jamal è cresciuto alla scuola implacabile della vita, il suo unico verso corso di istruzione e, soprattutto, sopravvivenza.
Riassunta sommariamente la storia, è chiaro come non abbia probabilmente senso porsi domande sul realismo di The Millionaire. Il film ha l’andamento d’una favola: il che non vuol dire che la povertà descritta non contenga elementi verosimili, ma essi sono sempre riscattati da un approccio da feel good movie, con il romanticismo quale ragione portante delle scelte di Jamal, che nemmeno per un istante pare interessato ai soldi che sta guadagnando una risposta dopo l’altra. Paradossalmente, lui non vuol esser milionario, vuole essere felice: e solo l’amore è la risposta alle autentiche domande – che non sono quelle del programma tv – che pone il film. Che non sia il denaro la risposta esatta lo capirà a sue spese Selim, che preferisce la via del crimine e dei facili guadagni.
L’amore come destino, il conflitto tra due fratelli, la lotta per la vita, sullo sfondo un mondo di ricchezza e povertà: temi universali quelli di The Millionaire, raccontati come una fiaba dallo stile visivo sovraccarico ed elettrizzante, con effetti da videoclip anni Novanta. Il che può giustamente far storcere il naso per l’evidente irrealismo, il punto di vista coloniale di “noi” occidentali su “loro” indiani, la tendenza a smussare ogni stridore nella dolcezza del prevedibile lieto fine. Ma è in questa mescolanza la forza di The Millionaire: un racconto molto hollywoodiano e un po’ bollywoodiano, come testimonia il riferimento a una leggenda del cinema indiano anni Settanta, Amitabh Bachchan (poi, curiosamente, presentatore di Chi vuol essere milionario) e l’omaggio finale della sequenza del ballo, che vira palesemente nel favolistico.