Si parla tantissimo del fenomeno che ha sancito il ritorno del vinile, anche fra i giovanissimi. Ma quanti sono entrati in un negozio di dischi? Quanti hanno spulciato i dischi fisicamente e non solo sfogliando file su un computer? Quanti si sono confrontati con il gestore del negozio o con altri appassionati sulla scelta dei dischi, un po’ come avveniva nel film “Alta fedeltà”?
Credo pochissimi.
Allora ho deciso di accendere la telecamera e documentare, seppur parzialmente, la mia visita ad un negozio di dischi nel giorno più importante: il Record Store Day di sabato 13 aprile.
Bologna, Semm, via Oberdan… sono legato a questa via perché più verso il centro c’era Nannucci, storico e mitico negozio di dischi dove ho passato tutta la mia adolescenza e punto di riferimento musicale per alcune generazioni. Davanti alle sue vetrine sognavo con pochi soldi in tasca. Dentro le cabine ascoltavo i dischi appena usciti. Nel 1976 poi, Beppe Nannucci divenne sponsor della mia radio libera, dove condividevo con chi mi ascoltava i preziosi vinili che avevo comprato proprio da Nannucci. I miei primi anni da acquirente erano limitati da una piccola paghetta settimanale. Successivamente lo stipendio in banca mi ha permesso di comprare tanti dischi che avevo sognato invano di portarmi a casa da ragazzino.
Dopo mezzo secolo, entrare in un negozio di dischi provoca la stessa sensazione, quella curiosità di andare alla ricerca di un album che ti faccia esplodere il desiderio di aprirlo e metterlo su un giradischi per ascoltarlo, poi riporlo con cura nello scaffale, felice del fatto di averlo a tua disposizione ogni volta che avrai voglia di riascoltarlo.
Il maneggiare la telecamera mi ha tolto solo un po’ la incredibile velocità che avevo nello spulciare i dischi. L’ho fatto per anni, soprattutto nei negozi di Londra, dove addirittura ero arrivato a far scorrere i dischi con entrambe le mani in due contenitori diversi.
Sono cambiati anche i frequentatori dei negozi. Allora eravamo solo giovanissimi dentro Nannucci. Oggi ci sono persone di ogni età e anche i vinili abbracciano ere e gusti molto distanti fra loro.
Il negozio di dischi è un po’ come una livella. Lì tutti sono uguali e i gusti vanno rispettati nelle discussioni. Anche se mi riconoscono, mi lasciano totalmente in pace perché tutti sanno che, quando spulci i dischi, non vuoi distrazioni. Solo uno, timidamente, mi ha chiesto della salute Gallo e perché sarà solo part time nel prossimo tour di Vasco. Come si sente dal video, la mia risposta è frettolosa e lui minimizza la sua curiosità. A proposito di Vasco Rossi, il suo album “Rock” in edizione limitata vinile giallo pubblicato per il Record Store Day si contende oggi il primato delle vendite con l’album dei Duran Duran dal vivo all’Okland Coliseum nel 1984, che avevo già avuto in anteprima e recensito in un Needle qui su OptiMagazine.
Nel video si vedono le copertine dei dischi che, una volta spenta la telecamera, ho comprato. Tra i 45 giri ho scelto lo storico “Milano e Vincenzo” di Alberto Fortis. Sicuramente ce l’ho da qualche parte, ma questo è una limited edition vinile giallo n° 100 di 500. Poi “Me so’ mbriacato”/”Il bar della rabbia” di Mannarino, vinile rosso, 500 copie pubblicate. Imperdibile il 45 giri che unisce David Bowie a Marlene Dietrich. I due avevano accettato di fare il film “Just a gigolo” perché si ammiravano a vicenda. Le precarie condizioni di salute di Marlene, costretta a girare a Parigi dove viveva e non a Berlino, avevano però impedito l’incontro fisico, ma solo nel montaggio del film. In quell’occasione, Bowie aveva scritto “Revolutionary song” affidandolo ai Rebels, anche se lui aveva fatto i coretti. “Just a gigolo” è invece l’ultima canzone registrata dalla Dietrich prima della sua morte. Finalmente pubblicati insieme questi due brani in una limited edition di 7.000 dischi in vinile blu. Potevo non comprarlo? Come pure il primo singolo dei Generation X di Billy Idol e Tony James “Your generation”, in un diverso mix inedito, vinile rosso.
Per quanto riguarda i 10” (misura intermedia tra i 45 e i 33 giri), non potevo non avere “Pop Muzik” di M, canzone e video spettacolari, in vinile rosa e 1.500 copie. Quando facevo il DJ allo Small di Pieve di Cento ho suonato tantissimo i Japan. Fantastico quindi il disco che unisce in un vinile rosso “Quei life” e “Life in Tokyo” di questo straordinario gruppo di David Sylvian. Il ritorno dei Culture Club di Boy George e Jon Moss si è concretizzato l’anno scorso con l’album “Life”, da cui è tratta “Runaway Train”, che in seguito Boy George ha registrato con Gladys Knight, storica icona Rhythm’n’Blues. Questo duetto è stato pubblicato per la prima volta per il Record Store Day su un picture disc sagomato sull’immagine di Boy George della copertina di “Life”.
Tra gli album mi sono portato a casa: “From the fires” dei Greta Van Fleet, spudoratamente cloni dei Led Zeppelin ma ce ne fossero in questo mondo di autotune. Poi ho preso “Rock” di Vasco Rossi e un doppio album con registrazioni acustiche di Elvis Presley alla fine degli anni ’50 quando era sotto le armi in Germania. Questo è l’unico disco che sono curioso di sentire per sapere se ho preso una fregatura o se ne valeva la pena. Idem per l’album di John Lennon “Imagine – raw studio mixes”, che contiene le prime registrazioni di canzoni come “Imagine”, “Gimme some truth”, “Jealous guy” e altre.
Ho preso anche il “Big Hits vol. 2” dei Rolling Stones, quello con la copertina ottagonale, in vinile arancio.
Tra i dischi, un numero ancora superiore di quelli acquistati, che ho lasciato nel negozio c’era anche il primo “Big Hits” dei Rolling Stones. Ne ho tre copie dell’originale ed è stato il primo album vero che ho comprato in un negozio di dischi. Quindi mi sono pentito di non aver preso anche la limited edition del Record Store Day, così ho telefonato a Filo, che sarebbe andato da Semm il pomeriggio, chiedendogli di comprarmelo. Ma… era già terminato. Porc…
Che strano avere sempre così viva la stessa passione che avevi da ragazzino.