Ermal Meta al Medimex Spring Edition per un incontro d’autore sabato 13 aprile. Lo intervista il giornalista Ernesto Assante che ripercorre il suo intero percorso discografico. Dal primo gruppo fondato a La Fame di Camilla, dalle soddisfazioni come autore al successo da solista, Ermal Meta si racconta tra divertenti aneddoti del passato e soddisfazioni presenti.
“Quando scrivi canzoni e sei un ragazzino lo fai per un solo motivo: limonarti qualcuna” fatto sta che la limonata tanto attesa non arrivava mai e così Ermal Meta si è ritrovato a dirsi: “Ma sai che mi piace scrivere canzoni?!”
“Non riuscivo a non esprimermi”, continua, “Non ero molto espansivo”, così ha iniziato ad avvicinarsi al pianoforte. La chitarra nella sua vita è entrata successivamente, quando, costretto a letto con una caviglia rotta, non riusciva a sedersi al piano.
Ermal Meta è l’autore di alcune delle canzoni più apprezzate degli ultimi anni, canzoni che ha regalato ad altri e canzoni che invece ha tenuto per sé. La prima in assoluto nei confronti della quale ha provato soddisfazione è stata Storia di una favola de La Fame di Camilla, il primo singolo del gruppo che in seguito ha lasciato per intraprendere la carriera solista, terrorizzato dal fatto che avrebbe potuto perdere gli amici di sempre.
La fine de La Fame di Camilla è tra i momenti in cui ha sofferto di più. “Avevo capito che dentro di me qualcosa era cambiato, stavo andando in un’altra direzione, volevo inseguire quello che sentivo” ovvero un nuovo percorso in cui addentrarsi.
“Dopo quell’addio doloroso mi sono fermato un paio di mesi, volevo capire cosa stesse accadendo dentro di me, cercavo forse la mia prossima tela bianca”, racconta Ermal Meta che da lì a poco iniziò a scrivere canzoni per altri con un pizzico di quella presunzione comune a molti.
“C’è da scrivere una canzone per quell’interprete e si pensa: “Ma sì, questa andrà bene”; non c’è errore più grande che un autore possa fare: sopravvalutare la canzone”, racconta Ermal Meta che aggiunge subito: “Poi ho scoperto una cosa, che se non sei tu ad emozionarti, se quelle canzoni non le canteresti mai, allora lascia stare. Credo che la gente non la fai mica fessa! Una persona riesci a fregarla, due anche, ma un gruppo di persone insieme entrano in una sorta di simbiosi ancestrale, è lo spirito di gruppo che ti fiuta da lontano; il pubblico non riesci a farlo fesso, mai” conclude, ricordando implicitamente l’importanza della qualità, prima di ogni altra cosa.
Che tu sia un autore o un musicista, se ciò che presenti non emoziona prima te, meglio cambiare strada perché non si può vivere nell’illusione di propinare al pubblico qualcosa di appena sufficiente.
Autore di successo prima che cantautore apprezzato, Ermal Meta risponde ad una di quelle domande che solitamente gli autori evitano accuratamente: Che effetto fa vedere le proprie canzoni portate al successo da altri?
Schietto e sincero come sempre, risponde: “E’ come quando vedi la tua fidanzata felice con un altro, sei felice per lei però un po’ ti rode il culo”.
Pronto a correre e Io ti aspetto di Marco Mengoni, Straordinario di Chiara Galiazzo, Era una vita che ti stavo aspettando di Francesco Renga, Occhi profondi e Arriverà l’amore di Emma Marrone sono solo alcuni dei successi della musica italiana che senza Ermal Meta non sarebbero esistiti.
Guardando indietro si reputa una persona fortunata perché ha ottenuto tante soddisfazioni e ha imparato dalla Puglia il gusto dell’attesa.
Il mestiere del musicista e del cantautore è fatto soprattutto di attese. “La Puglia mi ha insegnato ad avere pazienza. Vivo in una sala di aspetto emotivamente e il sud Italia insegna questo, insegna ad avere la giusta pazienza, ad aspettare il giusto momento”.
Canta qualche brano chitarra e voce e poi racconta quel Sanremo 2016 che non voleva per niente fare: “Sanremo Giovani, a 35 anni, dove vado?”
Lo ha convinto Marco Montanari ma deve ringraziare Carlo Conti per aver scommesso su di lui l’anno successivo dandogli la possibilità di gareggiare tra i Campioni nonostante non avesse vinto tra le Nuove Proposte e quindi non ne avesse diritto.
Vietato morire era già nelle sue mani quando nel 2016 ha partecipato con Odio le favole, pensando già al futuro. Ermal Meta sapeva di voler calcare il palco del Teatro Ariston con Vietato morire, l’ha fatta ascoltare a Carlo Conti l’anno seguente quasi senza speranze e inaspettatamente si è ritrovato in gara.
“Il destino mi ha voluto bene”, commenta Ermal Meta. Più che il destino sarà che la qualità fatta di talento e costanza alla fine viene premiata. Quell’anno conobbe Fabrizio Moro proprio a Sanremo, anche lui in gara tra i Campioni. Successivamente hanno presentato Non mi avete fatto niente, il brano vincitore del Festival di Sanremo 2018 dopo qualche polemica di troppo che Ermal Meta non dimentica.
Nell’immediato futuro lo attende il concerto al Mediolanum Forum di Assago (Milano) il 20 aprile, in occasione del suo compleanno. A seguire inizierà a lavorare al nuovo disco.