Chiunque avrebbe voluto che fosse uno scherzo, ma l’1 aprile 1984 moriva Marvin Gaye sotto i colpi spietati di suo padre, Marvin senior, che gli sparò in pieno petto con tre esplosioni a seguito di una lite. Il sangue che li legava non fu mai pacifico, perché il suo futuro assassino era un predicatore pentecostale che aveva sempre cercato di imporre le sue rigide regole ai figli. Questa attitudine si scontrava tremendamente contro l’animo ribelle di Marvin junior, una ribellione che – come scrive Repubblica – lo aveva portato a sovvertire le regole della black music.
Porsi al di sopra di ogni regola lo portò a ribellarsi anche alla policy dell’etichetta Motown, che sbarrava la strada agli artisti che intendevano pubblicare musica socialmente e politicamente impegnata. Tutto finì quel primo giorno di aprile in cui moriva Marvin Gaye, la voce di I Heard It Through The Grapevine e Inner City Blues: aveva litigato di nuovo con il padre e insieme discutevano in una stanza. Marvin junior era molto infastidito e provato dalla discussione e sua madre tentava di calmarlo, ma il padre si ripresentò con una rivoltella e gli indirizzò tre colpi con il chiaro intento di ucciderlo. Prima di morire, Marvin Gaye rivolse le sue ultime parole al fratello: «Ho avuto quel che volevo, non avevo il coraggio di farlo io e l’ho fatto fare a lui».
I Heard It Through The Grapevine è la sua canzone più simbolica. Scritta nel 1966 da Normal Whitfield e Barrett Strong per la Motown, fu poi incisa da Marvin Gaye nel 1967. Il testo descrive lo smarrimento che si prova quando si scopre il tradimento di una donna attraverso vie traverse – la vite, in questo caso – e il titolo fu una scelta di Barrett Strong che sentiva spesso dire: «L’ho sentito dalla vite» nei discorsi delle persone che incontrava per le strade di Chicago. Più nello specifico, l’espressione “vite umana” (“human grapevine”) indicava gli schiavi neri durante la guerra civile.
La versione registrata da Gaye, nonostante le edizioni di Bobby Taylor e dei Creedence Clearwater Revival, è un classico del soul. L’importanza storica della versione di Marvin junior, negli ultimi anni, è stata arricchita da un riuscitissimo mash-up curato dal DJ Wax Audio, che nel suo canale YouTube ha pubblicato un mix tra I Heard It Through The Grapevine e South Of Heaven degli Slayer. Se osserviamo i due brani da lontano e con il pregiudizio dei due generi differenti possiamo dire che le due hit non hanno alcuna attinenza, ma una volta ascoltato il mash-up ci accorgiamo di sbagliare.
Le scale eseguite da Jeff Hanneman e Kerry King per l’intro di South Of Heaven accolgono il cantato di Marvin Gaye, e la prima impressione è quella di ritrovarsi con una canzone voluta, un featuring intenzionale. Il cantato di Tom Araya, invece, interviene nel crescendo che chiude il ritornello e lascia spazio all’inciso del brano di Gaye: «I heard it through the grapevine: not much longer would you be mine, baby». Fiati, suoni e cori spensierati, in questo mash-up, vengono messi da parte per riscoprire un Marvin Gaye nei panni di un sacerdote maledetto, immagine resa ancora meglio dall’eccellente video che alterna immagini degli Slayer sul palco e del soulman ispiratissimo.
L’1 aprile 1984 moriva Marvin Gaye ed era ancora troppo presto, perché egli stesso avrebbe apprezzato questo mix. Probabilmente avrebbe accettato di cantare davvero con gli Slayer.