Si esprime anche Mogol sulla musica italiana in radio e sulla proposta di legge che obbligherebbe le emittenti radiofoniche nostrane ad inserire nella propria programmazione il 30% di musica italiana di cui il 10% di emergenti. Il restante 70% delle canzoni trasmesse rimarrebbe comunque nelle mani degli artisti internazionali, per questo motivo per Mogol non c’è alcuno scandalo.
Il presidente sella Siae si è detto favorevole alla proposta di legge che prevede di riservare uno spazio in radio alle produzioni italiane in una misura comunque inferiore al 50% della programmazione. “Appoggio pienamente la proposta di far trasmettere in radio un 30 per cento di musica italiana, di cui il 10 per cento di giovani”, ha dichiarato Giulio Rapetti Mogol nel corso di un’audizione delle commissioni Cultura congiunte di Camera e Senato.
Per Mogol si tratta di una moderata protezione della musica italiana che non danneggia nessuno, neanche gli artisti internazionali che comunque continuerebbero a mantener il 70% delle quote di programmazione. Mogol sottolinea poi che molte emittenti radiofoniche trasmettono solo ed esclusivamente musica internazionale e, da presidente della Siae, ritiene giusto appoggiare ogni proposta di legge atta al supporto della musica nostrana.
“Una moderata protezione della musica italiana non credo danneggi nessuno. Molte radio trasmettono solo musica straniera e come presidente della Siae è mio dovere appoggiare tutto ciò che è positivo per l’industria musicale del nostro Paese”.
Infine ricorda la proposta di legge simile ad opera del ministro Franceschini ed invita a non scandalizzarsi in quanto già in altri Paesi del mondo solo una piccola percentuale delle canzoni trasmesse sono internazionali.
“Ricordo che l’ex ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, fece nel 2017 un’identica proposta di una percentuale a favore della nostra musica. Nessuno si deve scandalizzare, infatti lasciamo il 70 per cento alla musica straniera. Non è insomma un discorso sovranista, lo sarebbe se le percentuali fossero al contrario. In Usa e in Gran Bretagna solo l’uno per cento della musica trasmessa è straniera”.