Scrivere una recensione di Resident Evil 2 Remake non è assolutamente impresa facile. Probabilmente è per questo che il mio parare sulla recente e attesissima resurrezione di uno dei survival horror più amati di sempre arriva a quasi un mese dalla sua uscita sul mercato. Era il lontano 1998 quando comprai la mia copia originale del secondo capitolo di Biohazard per la primissima PlayStation. E come allora, anche impugnando il fido DualShock 4, ho deciso di respirare a pieni polmoni le putride atmosfere di Raccoon City e della sua imponente stazione di polizia. Ho allora giocato a fondo l’ultima fatica targata Capcom, e ammetto di averlo fatto con la paura nel cuore. Non solo per l’inevitabile terrore che le orde di zombie – ora particolareggiatissimi, grazie alle nuove tecnologie! – sono in grado di scatenare ad ogni passo, ma anche e soprattutto per quella di scontrarmi alla fine con una cocente delusione.
Da Raccoon City con orrore
Sì perché, Resident Evil 2 era ed è tutt’ora il mio videogioco del cuore. Quello che, più di tutti, ha segnato la mia passione per il medium e che, per la prima volta, mi ha fatto desiderare ardentemente scrivere di tutto quanto ruota attorno all’universo geek. Naturale, per me, approcciare questo remake con fare reverenziale e intimorito. Un fare che fortunatamente è stato spazzato via quasi subito, dopo i titoli di apertura di quello che, ve lo dico senza freni, è il massimo livello qualitativo mai toccato da Capcom in questa generazione. Resident Evil 2 non è una mera operazione di restauro del comparto grafico mantenendo il resto intonso: il colosso di Osaka ha saputo sapientemente dosare vecchio e nuovo, avendo il coraggio di proporre a veterani e novellini del franchise un rifacimento a tutto tondo. Se la storia di Leon S. Kennedy e Claire Redfield rimane quasi del tutto invariata, a cambiare sono enigmi e cutscene, così come alcune delle location e degli eventi che costellano l’incubo “più bello” da acquistare su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Come 21 anni fa, anche nel remake del 2019 potremo scegliere se vestire i panni della nuova recluta del Dipartimento di Polizia di Raccoon City al suo primo giorno di lavoro o quelli della sorella del protagonista del primo episodio, giunta in città proprio per cercare il fratello scomparso Chris. In ogni caso, ci ritroveremo sommersi e ammaliati da una vera e propria apocalisse zombie, scatenata nella cittadina del mid-west americano dagli esperimenti della casa farmaceutica Umbrella. Leon e Claire si incontrano per caso, ma il loro incontro segnato dal destino – e dal team di sviluppo! – li porterà a collaborare per fuggire da quell’inferno. Le loro storie si intrecciano a più riprese, mentre il mistero di cosa sia successo a Raccoon City andrà a dipanarsi pian piano, nelle 8 ore circa necessarie per completare ognuna campagna. Non mancheranno neppure diversi personaggi secondari ad animare quest’incubo poligonale. Dalla sexy Ada Wong all’indifesa Sherry Birkin, senza dimenticare quei volti che più volte vi lasceranno dubbi sulla loro lealtà.
La non-morte ti fa bella!
Uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato di Resident Evil 2 in sede di giocato e di conseguenza di recensione è proprio la sua voglia di cambiare. Senza tradire quella gloriosa tradizione che ha reso il videogame originale la leggenda che è oggi. Il rifacimento per le piattaforme attuali riesce ad approfondire e ad ampliare quanto c’è dietro la storia confezionata più di due decadi fa dal team guidato da Shinji Mikami e Hideki Kamiya. La regia delle sequenze narrative è ora più moderna e dinamica, a tutto vantaggio della componete narrativa. Le scene riservate a Leon Kennedy e Claire Redfield sono poi più ricche e spettacolari, ed in grado di far trasparire una caratterizzazione più profonda e ricercata. Nuovi particolari e dettagli inediti renderanno la trama più avvincente e godibile sia per i fan di vecchia data, che vedranno sotto una nuova luce eventi che probabilmente conoscono a menadito, sia per chi non ha mai avuto occasione di recuperare il grande classico e si troverà immerso in una storia horror ricca di intrighi e scene d’azione coinvolgenti. Lo stesso sentimento di “rinascita” si riscontra giocoforza nel comparto grafico. Dal punto squisitamente visivo, infatti, Resident Evil 2 Remake impressiona e convince, lasciandomi e lasciandovi più volte a bocca aperta. La flessibile potenza del RE Engine – il motore grafico utilizzato da Capcom anche nel controverso settimo episodio della saga – dà vita ad ambientazioni realizzate con dovizia di particolari ed una grande attenzione al realismo. Palesata poi la sontuosa bellezza dei personaggi umani, anche i non-morti sono tra i più “belli” mai visti in un videogioco. La putrefazione e i segni della malattia degenerativa saranno ben visibili in ogni dettaglio del corpo e i nostri proiettili creeranno vere ferite nel punto specifico in cui saranno colpiti. Lo splatter danza insomma assieme al fascino dell’ignoto: le lugubri stanze della stazione di polizia sono ancora più terrificanti grazie al sapiente utilizzo di effetti sonori e musiche, che rende il nostro peregrinaggio per i luoghi dell’infezione una vera e propria gioia per i sensi. Ciliegina sulla torta è la presenza del doppiaggio in italiano, nonostante il mio consiglio sia quello di godersi quello in lingua originale – magari aiutandosi con i sottotitoli -, assai più d’effetto.
(Ri)Profondo Rosso
Capcom non ha saputo omaggiare l’originale Resident Evil 2 solo con un boost visivo dall’indiscutibile valore. La compagnia dagli occhi ha mandorla ha preso un gameplay collaudato ma alquanto obsoleto e lo ha ripensato per ingolosire anche i gamer meno navigati. Portandoci così un gameplay fresco, ma rispettoso delle sue origini. Come in passato, anche oggi l’avventura orrorifica sarà vissuta in terza persona, ma la telecamera è posizionata dietro le spalle del nostro eroe, così da limitare il nostro campo visivo e creare più suspance durante l’esplorazione degli ambienti di gioco. Freschissimi anche i combattimenti, che sono un mix riuscito tra il vecchio sistema e i capitoli più recenti del brand. Potremo infatti muoverci una volta presa la mira, ma in modo molto limitato. Solamente restando immobili potremo poi aumentare la precisione del nostro mirino per eliminare i lenti ma letali zombie, per non parlare delle sequenze che ci vedranno combattere con mostruosità assortite ancora più minacciose, dai Licker al sempreverde Tyrant. La componente survival è qui più marcata rispetto al Resident Evil 2 del 1998. Come me, anche voi avrete notato che il pericolo è costantemente in agguato in questo riuscito remake. Anche un singolo zombie può portarvi al game over se non gestito in modo corretto, mentre le risorse a nostra disposizione saranno davvero scarse. Pochi i proiettili alle difficoltà più elevate, irrisoria la quantità di erbe mediche e spray curativi, mentre a moltiplicasi sono le situazioni in cui la fuga è preferibile allo scontro diretto. Magari sfruttando il nuovo sistema di armi secondarie consumabili, come granate e coltelli. La precisione delle armi (modificabili scovando kit nascosti) è fortemente influenzata sia dal tempo speso per inquadrare il bersaglio, sia dalla lentezza dei movimenti della levetta, e capita spesso che una pressione istintiva si traduca in un colpo a vuoto, cui fa immediatamente eco una ragionevole serie di improperi, giustificati anche dal buon numero di proiettili necessari all’abbattimento dei non morti. Gli artisti di Capcom hanno allo stesso modo voluto calcare la mano sull’atmosfera horror; gli sviluppatori hanno trovato soluzioni molto efficaci per far salire l’ansia ai giocatori, anche dovendo abbandonare il comodo – e decisamente intelligente! – sistema di inquadrature fisse. La telecamera dietro alle spalle offre una visuale ristretta che limita il campo visivo e il tutto è accompagnato da un sistema dinamico di luci e ombre che dà sempre l’impressione che qualche orrore ci attenda dietro ad ogni angolo, con uno o più zombie pronti ad azzannarci alla gola. Il tutto favorisce l’esplorazione, già piacevole grazie ad una mappa semplice e intuitiva, adatta anche ai giocatori più smemorati.
The Ghost Survivors
Se è vero che quello di Resident Evil 2 è un remake che anche le software house concorrenti dovrebbero prendere da esempio nel realizzare rifacimenti di vecchie glorie del passato, è naturale che già ad un mese dall’uscita i fan chiedessero a gran voce nuovi contenuti. “Mamma” Capcom ha voluto accontentarli con The Ghost Survivors, disponibile per il download gratuito su PS4, Xbox One e PC dal 15 febbraio. Questo primo DLC è, in buona sostanza, un’estensione della modalità sopravvivenza già presente nel gioco finale, che ci presenta tre nuovi scenari da affrontare nei panni di altrettanti sopravvissuti. La particolarità di questi stage è che ci troveremo ad interpretare personaggi che nella trama principale non ce l’hanno fatta: in pratica si tratta di tre storie non canoniche, tre “what if” che si divertono ad immaginare sorti alternative per sfortunati defunti. La progressione nei tre scenari, viste le condizioni in cui si trovano i sopravvissuti fantasma, procede attraverso un meticoloso processo di trial & error. Si comincia, si muore per una minaccia imprevista, si ottimizzano le prestazioni per superare la difficoltà che è risultata letale. L’obiettivo sarebbe poi quello di migliorarsi di partita in partita, rodendo secondi preziosi per fare un buon piazzamento e scalare le classifiche globali. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma vestire i panni di Katherine Warren, la figlia del sindaco ingannata dal capo della polizia, del proprietario del negozio d’armi Robert Kendo e del soldato Umbrella Ghost è divertente e sfidante. Le tre piccole campagne sono di difficoltà crescente, e vi terranno impegnati piuttosto a lungo nel caso vogliate completarle al loro livello di difficoltà originale. Mettete pure in conto che è possibile sbloccare un quarta storia segreta – vi ho già svelato come fare in questa guida dedicata – e che si tratta in fin dei conti di un regalo, e capirete che Capcom ha fatto le cose per bene. E con un ritrovato amore per e dalla sua utenza!
Conclusioni
Ricordate il film cult Requiem for a Dream diretto da Darren Aronofsky? Il lungometraggio è diviso in tre sottosezioni, riferibili a tre stagioni, che a loro volta sono corrispondenti rispettivamente all’ascesa, al declino e alla caduta dei protagonisti. Manca, volutamente, la primavera, stagione simbolo della rinascita e della vittoria della vita sulla morte, come a sottolineare l’ineluttabilità del destino dei personaggi. Resident Evil 2 Remake, invece, la primavera sa bene come farla sbocciare, tanto su PC quanto su console. Un vero e proprio “requiem for a nightmare” a firma di una Capcom tornata in gran spolvero, quasi fossimo alla fine degli anni ’90. Sembrava una missione impossibile, invece il remake di Resident Evil 2 non solo è uno dei capitoli della saga più belli mai realizzati, ma dovrebbe essere preso a modello per il futuro come giusto modo di realizzare il rifacimento di qualsiasi vecchia gloria in chiave moderna. La mia speranza, e quella di milioni di altri fan là fuori, è che l’azienda nipponica vada ora a recuperare allo stesso modo anche Resident Evil 3: Nemesis, aprendo di fatto una nuova era di remake fatti con cura e deliziosa passione.
Pro
- Uno sforzo di sviluppo che va ben oltre il concetto di remake
- Migliorato, modernizzato, fedelissimo alle radici della serie
- Nuove location e spezzoni narrativi mai visti
Contro
- I nuovi ambienti sarebbero potuti essere sviluppati maggiormente
- Non siamo più negli anni ’90! :)
VOTO FINALE: 9/10
Resident Evil 2
Piattaforme: PS4, Xbox One e PC
Data Uscita: Disponibile
Miglior prezzo Amazon: 60,98€