Uno dei tormentoni di questo fine settimana è rappresentato senza ombra di dubbio dalla storia dell’aborto a nascita parziale a New York, in riferimento ad una presunta pratica che sarebbe portata avanti senza grossi problemi anche al nono mese. Ci sono diverse precisazioni da rendere pubbliche su questa vicenda, al punto che, per come è stata trattata la notizia, ci sono a mio modo di vedere gli estremi per parlare di bufala. Proviamo dunque ad andare più a fondo in una vicenda, durante un fine settimana già di suo caratterizzato da diverse fake news, come notato un paio di giorni fa con la storia della Franzoni nipote di Prodi.
Parlare di aborto a nascita parziale a New York, così come in Italia, è sbagliato. O almeno non è corretto farlo nelle modalità che stiamo riscontrando sui social anche oggi 10 febbraio. Il motivo? Sia da noi, sia da loro, ci sono delle leggi ben chiare che consentono di scendere la questione dell’interruzione di una gravidanza in due blocchi. Da un lato, infatti, nei primi tre mesi è possibile abortire senza vincoli e per qualsiasi motivazione.
Superato quel termine, fino addirittura al nono mese, le leggi vigenti (vedere per credere quanto riportato dal sito specializzato “La Legge per tutti“) consentono di seguire questa strada qualora dovesse essere in pericolo la vita della madre, o nel caso in cui dovesse essere accertata una patologia nel bambino potenzialmente in grado di alterare lo stato fisico e psicologico di colei che dovrà metterlo al mondo. La situazione naturalmente può essere valutata anche dai medici durante il travaglio, nel tentativo di salvare più vite possibili.
Insomma, questione legislativa tutto sommato abbastanza chiara, al punto che occorre parlare di bufala per quanto riguarda la storia dell’aborto a nascita parziale a New York. Soprattutto per chi si indigna di una pratica simile al nono mese.