Sarà stata la stanchezza ad obnubilarne il pensiero, saranno stati i troppi brindisi post-diretta o sarà stato un maschilismo orgoglioso ed ignorante che non vedeva l’ora di emergere in tutta la sua evidenza, ma la figuraccia sessista di Francesco Renga al DopoFestival sulle poche donne a Sanremo 2019 è una brutta macchia su un’edizione che pure lo aveva visto riscuotere apprezzamenti per il suo brano.
Davvero non si capisce come Renga possa aver detto quello che ha detto al DopoFestival dell’8 febbraio, ospite di Rocco Papaleo, Anna Foglietta e Melissa Greta Marchetto. E alla presenza del direttore artistico Claudio Baglioni, che per in occasione della penultima serata del Festival ha raggiunto il Teatro del Casinò per il late show di quest’edizione.
Nel corso della serata, alla domanda di Marinella Venegoni sulla scarsa presenza di voci femminili in gara in questa edizione numero 69, Baglioni ha risposto di aver semplicemente ricevuto meno proposte da parte di artiste donne nella fase di selezione dei brani per il Festival. Di conseguenza, le cantanti in gara sono risultate poche, solo 6 su 24, ma per una mera casualità dovuta alla scarsità di proposte da parte di voci femminili che ne ha statisticamente determinato una presenza inferiore sul palco.
Renga, non chiamato in causa, ha voluto fare sfoggio di una teoria orgogliosamente maschilista che ha imbarazzato non poco i presenti.
C’è anche una spiegazione fisica, che riguarda la vocalità: la voce maschile è più armoniosa, più gradevole, quelle femminili aggraziate, belle, dolci sono sicuramente poche, molte meno di quelle maschili. Non a caso ci sono molti più cantanti uomini, perché la voce maschile ha una gradevolezza migliore, quella femminile ha frequenze diverse, vengono apprezzate davvero solo quando sono davvero speciali.
Ora, posto che di belle voci femminili al Festival ne sono passate tantissime e molte hanno anche vinto, una bella voce non è detto debba essere “aggraziata” (quella di Mia Martini, ad esempio, era struggente e meravigliosa pur non essendo garbata, come si potrebbe dire dell’acclamata Loredana Berté in questa edizione). L’idea che una voce femminile per essere bella debba essere “aggraziata e dolce” è sessista al pari di chi sostiene che le donne in quanto donne dovrebbero vestire con gonne e tacchi. Un pensiero sciocco e anacronistico. Sarebbe poi interessante capire quali sarebbero le voci speciali secondo Renga: quelle che raggiungono una certa tonalità? Quelle capaci di variare ad ampio spettro tra alti e bassi? Quelle graffiate? Quelle cristalline? Quelle nere? Quelle bianche? Quelle soul, quelle pop, quelle rock? Cosa mai dovrebbe avere una voce femminile per poter essere ritenuta bella al pari di quella maschile e chi sarebbe Renga per sostenere che non ve ne siano abbastanza?
Diverso sarebbe stato un discorso basato sull’analisi del fatto che per le donne è più difficile imporsi in un settore come quello discografico storicamente dominato dagli uomini, dalle loro logiche imprenditoriali, dai loro gusti, dagli stereotipi che una visione maschile e spesso maschilista porta con sé e che premia solitamente una femminilità piuttosto omologata. Quella delle pari opportunità è una questione complessa e certamente irrisolta, ma soprattutto spesso negata, in diversi ambiti della nostra società, come ha ricordato la conduttrice del DopoFestival Anna Foglietta. Invece Renga ha parlato proprio di belle voci, sostenendo che quelle maschili siano in generale più gradevoli da ascoltare di quelle femminili. Su che base e con quale faccia tosta proprio non si capisce. Più che The Dark Side of Sanremo, questa puntata del DopoFestival ha mostrato The Dark Side of Renga. E ne avremmo volentieri fatto a meno.
(L’intervento è in video al minuto 00:39:40)
AGGIORNAMENTO. Dopo il polverone sollevato dalle sue dichiarazioni, Renga ha diffuso la seguente nota definendo la sua opinione un parere tecnico sulle frequenze vocali.
Ieri nel cercare di esprimere un concetto tecnico mi sono incartato e ho finito per dire una cosa sbagliata. Capita. E me ne scuso. Tengo solo a sottolineare che le donne sono il centro della mia vita e accusarmi di sessismo significa strumentalizzare un’opinione. Capisco che la polemica è il sale dei dibattiti e mi dispiace di averla incendiata esprimendo male un pensiero. Se dico che per una questione di frequenze una voce femminile sia più rara e per questo anche più preziosa, accetto che ci sia chi non la pensa come me ma mi ferisce chi va oltre tirando in ballo il sessismo. Ci tenevo a chiarire perché sul tema uomo/donna, che è decisamente più alto di un dibattito sulle frequenze vocali, non accetto strumentalizzazioni. Spero che le persone in buona fede capiranno che non c’è nulla di più lontano del maschilismo nel mio modo di vedere le cose. Tutto qua.