Ogni gioco, singolo o di squadra, così come ogni attività agonistica, si regge su una regola elementare ma necessaria: stabilire con certezza chi sono i contendenti e cosa si deve fare per arrivare alla vittoria. Fin da bambini si impara questo codice, così che ogni attività, ogni confronto ed ogni sfida possano svilupparsi in modo ordinato e anche “pedagogico”. Quando per qualsiasi ragione il gioco perde d’interesse, quando qualche partecipante è indisciplinato o quando si deteriora il clima nel quale il gioco si svolge, si rischia allora una sorta di deriva anarchica e si finisce per giocare “tutti contro tutti”.
Nel mondo dei concorsi e dei programmi musicali avviene la stessa cosa. Esistono formule classiche (vedi ad esempio il “Festival di Sanremo” o alcuni format televisivi storici come “Canzonissima”, dove i cantanti si esibiscono davanti ad un pubblico che votando esprime la sua preferenza; ed esistono formule più elaborate (vedi quelle di alcuni talent show) nelle quali nel rapporto fra pubblico ed artista si inserisce un elemento terzo, una giuria di docenti o esperti che esalta le dinamiche competitive e accende il dibattito.
Nel primo come nel secondo caso il concorso si svolge all’interno di uno schema sufficientemente chiaro, ma sulla base di queste tipologie si sono sviluppati negli ultimi anni format televisivi che – nella foga di offrire al pubblico motivi di curiosità, di sorpresa e di scontro polemico – introducono varianti di ogni genere, configurandosi come contenitori multiformi e caotici dove i cantanti sono parte di un meccanismo che travalica l’esibizione artistica. Diventa quindi difficile assistere ad un’esibizione scollegandola dalla critica, dal giudizio, dal voto. Se un certo dibattito può funzionare da un punto di vista didattico, come stimolo ad un artista emergente per crescere e migliorarsi, e per rendere lo spettacolo più avvincente, non funziona invece quando le regole saltano e si crea il caos.
Prendo ad esempio un programma come “Ora o mai più” in onda in questo periodo. C’è un “panel” di artisti giudicanti, messo insieme secondo criteri che sfuggono. Il loro ruolo è di aiutare ciascuno il proprio pupillo, (un artista già noto e tuttora attivo nel mondo della musica ma semplicemente scomparso dalla televisione), a giocarsi l’ultima occasione per non tornare nell’ombra (se non compari in video non esisti). Peraltro non è chiaro perché “i pupilli” debbano essere giudicati da alcuni artisti anch’essi in crisi di visibilità.
Gli artisti-coach di questo format sono figure ambigue che giocano tutti i ruoli: quello di cantante affermato, di cantante famoso un tempo, di coach per il proprio assistito, di performer, di giudice, di polemista e opinionista a tutto campo. Le critiche alle esibizioni sono spesso incomprensibili e fuori contesto. Inoltre, l’artista concorrente deve duettare con il coach che gli affibbia una delle sue canzoni, cosa che a volte può essere una fortuna e a volte una iattura. Dopo l’esibizione, il gruppo giudicante si applica a criticare solo il cantante in fase di rilancio, separato dal coach che non si discute, come se uno potesse vedere e ascoltare ad esempio “Bridge over troubled water” cantata da Josh Gobran e Brian Mc Knight senza considerare l’interplay fondamentale in quel duetto e in ogni duetto.
Ma succede pure che il concorrente debba duettare con un artista che viene da fuori, e a quel punto vengono giudicati insieme: di entrambi si può criticare l’abbigliamento, l’esecuzione, la scelta del brano, il testo, in una girandola di “botta e risposta” in cui si perde il senso dei ruoli, dei compiti, delle finalità del programma, del valore stesso della musica. Si scivola insomma in quel “Tutti contro tutti” che si scatena quando saltano le regole, e ascoltare una canzone fuori da tanto “rumore” diventa impossibile.
Per fortuna arriva Morgan in prima serata su Rai due, a sfidare la fiction “Che Dio ci aiuti” e “ L’isola dei famosi” (due corazzate) con una lezione musicale sul rock dal titolo “Freddie-Morgan racconta i Queen”. Un milione e mezzo di telespettatori e share pari al 6,8, un risultato positivo e sorprendente per un programma che parla solo di musica.
Non mi sembra che la signora Di Michele quando era parte del cast di Amici non fosse coinvolta nelle liti tra giudici e allievi. Quindi forse sarebbe meglio tacere, per risparmiare anche la voce, visto che quando canta ne ha sempre meno….
La Dimichele ad Amici aveva degli allievi e li trattava da allievi. Punto. Non è che si metteva a giudicare gli ospiti o i suoi colleghi. Riguardo la sua voce, Marco, non sei aggiornato: è sempre più bella!
Gentile Signora Di Michele, commento perché apprezzo la sua intelligenza e il suo lavoro. ORLAN, pseudonimo di Mireille Suzanne Francette Porte è un’artista che mi aiuta ad esporre sinteticamente i motivi per cui guardo spesso divertendomi “ora o mai più”.
L’autodistruzione e il reborn tumefatto, plastico e ibrido, più che la musica che per altro è ben suonata dall’orchestra dal vivo, costituiscono gli elementi chiave e tra le righe, per chi vuole e riesce leggeri, ci sono i mille segreti “detti-non detti” della discografia italiana passata, presente e perché no futura, Rettore per esempio ha criticato la trap, anche lei se non erro ha scritto un post contro la poetica di Sfera, quindi come vede dentro il programma nascono riflessioni condivise.
Il linguaggio show-accademico di Morgan ha un po stancato, pur cavalcando l’onda mantiene un filo di presunzione, auto celebrazione e grigiore che personalmente trovo un bel po consumato.
Il Dramma alla ORLAN di “Ora o mai più” consumato in diretta con sadomasochismo, in molti casi inconsapevole per quando riguarda gli attori in gioco, ma sicuramente ben studiato a tavolino dagli autori che li sfrutta, ci regala i leoni e le vittime del Colosseo, carne e sangue e lì in mezzo alla polvere possiamo rivivere le nostre paure, le occasioni di vita perdute e poi ritrovate, giochiamo ora o ma i più con la faccia triturata, gonfia e violata, con l’autoironia di saper ridere dei propri evidentissimi errori, delle proprie mostruosità che un’artista come ORLANE esprime così mirabilmente, ma che è anche il gioco tra finzione e realtà degli artisti presenti nel programma e durante La Recherche delle verità nascoste che nelll’attuale sincretismo esplodono molto evidenti nel canto, nelle voci, nei volti e nei corpi tumefatti. E in una felliniana armonia, risuona in sottofondo il soundtrack del glorioso Made In italy, Bell’Italia o italietta italiota, un effetto potentissimo che vediamo e in cui ci vediamo, che ci ingaggia e con cui ingaggiamo, è male, è poco?
Be’ credo che sia tutto studiato a tavolino… terribile però! Morgan non l’ho visto, ma sono felice che un po’ di cultura riesca ad affermarsi in TV
Per fortuna che c’è Morgan!
Per fortuna che c’è Grazia!