Il commovente e coraggioso testo di Argento Vivo di Daniele Silvestri in gara al Festival di Sanremo 2019

Ecco il testo di Argento Vivo di Daniele Silvestri al Festival di Sanremo 2019, la straziante storia di un adolescente raccontata in prima persona


INTERAZIONI: 70

Parte già col favore della critica e con un tema che ha colpito tutti il testo di Argento Vivo di Daniele Silvestri in gara a Sanremo 2019.

Per il cantautore romano, abituato a brillare e distinguersi sul palco dell’Ariston dando il meglio di sé tanto con brani eccentrici ed ironici come Salirò e La Paranza tanto con canzoni impegnate come la profonda A bocca chiusa, si tratta della settima partecipazione al Festival.

Per i suoi fan è ancora, a distanza di 24 anni dalla sua prima apparizione all’Ariston con l’omonima canzone, L’uomo col megafono, ma anche il “Presidente” del club dei Testardi e il cantautore impegnato delle agende rosse sollevate al cielo durante i suoi concerti, ma anche l’Acrobata pronto sempre a giocare con le parole districandosi abilmente tra di loro.

La prima volta di Silvestri a Sanremo nella categoria Big risale al 1995, quando cantava L’uomo col megafono seduto su uno sgabello e munito di cartelli, ma sul palco dell’Ariston ci era già salito l’anno precedente a Sanremo Giovani con Voglia di Gridare. Poi tante altre partecipazioni fortunate che hanno fatto da traino ai suoi dischi, nel 1999 con Aria, nel 2002 con Salirò, nel 2007 con La Paranza e l’ultima nel 2013 con A bocca chiusa.

La sua vena poetica, pop e impegnata al tempo stesso, torna sul palco di Sanremo con Argento Vivo, brano che mescolando batteria e orchestra affronterà temi decisamente impegnativi come la salute mentale, i rapporti tra genitori e figli, i pregiudizi della società verso chi appare diverso, attraverso la storia di isolamento di un adolescente che un tempo era “argento vivo” ma poi viene “curato” e rinchiuso in una gabbia di solitudine da cui non riesce a uscire. Il brano contiene il featuring con il rapper Rancore e nella serata dei duetti sarà eseguito con Manuel Agnelli, che ne è anche co-autore.

Dopo aver appena pubblicato due nuovi singoli, Complimenti Ignoranti e Tempi Modesti, Silvestri rilascerà un nuovo album di inediti e partirà in autunno per il suo primo tour nei palasport per festeggiare 25 anni di carriera.

Ho sedici anni
Ma è già da più di dieci
Che vivo in un carcere
Nessun reato commesso là
Fuori
Fui condannato ben prima di nascere
Costretto a rimanere seduto per ore
Immobile e muto per ore
Io, che ero argento vivo
Signore
Che ero argento vivo
E qui dentro si muore.
Questa prigione corregge e
Prepara una vita
Che non esiste più da
Almeno vent’anni
A volte penso di farla finita
E a volte penso che dovrei vendicarmi
Però la sera mi rimandano a casa
Lo sai
Perché io possa ricongiungermi a tutti i miei cari
Come se casa non fosse una gabbia anche lei
E la famiglia non fossero i domiciliari
Ho sedici anni ma è già da più di dieci
Che vivo in un carcere
Nessun reato commesso là
Fuori
Fui condannato ben prima di nascere
E il tempo scorre di lato ma
Non lo guardo nemmeno
E mi mantengo sedato per
Non sentire nessuno
Tengo la musica al massimo
E volo
Che con la musica al massimo
Rimango solo
E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Perché alla fine si esce e non saprei dove andare
Ma non capiscono un cazzo, no
Io non mi ci riconosco
E non li voglio imitare
Avete preso un bambino che
Non stava mai fermo
L’avete messo da solo
Davanti a uno schermo
E adesso vi domandate se sia normale
Se il solo mondo che apprezzo
È un mondo
Virtuale
Io che ero argento vivo
Dottore
Io così agitato, così sbagliato
Con così poca attenzione
Ma mi avete curato
E adesso
Mi resta solo il rancore
Ho sedici anni
Ma è già più di dieci
Che ho smesso di credere
Che ci sia ancora qualcosa là
Fuori
E voi lasciatemi perdere
Così facile da spiegare
Come si nuota in mare
Ma è una bugia, non si può imparare
A attraversare
Quel che sarò
Nella testa girano pensieri
Che io non spengo
Non è uno schermo
Non interagiscono se li tocchi
Nella tasca un apparecchio
Specchio di quest’inferno
Dove viaggio, dove vivo, dove mangio
Con gli occhi
Sono fiori e scarabocchi in un quaderno
Uno zaino come palla al piede
Un’aula come cella
Suonerà come un richiamo
Paterno il mio nome dentro l’appello
E come una voce materna la
Campanella suonerà
È un mondo nato dall’arte
Per questo artificiale
In fondo è un mondo
Virtuoso
Forse per questo virtuale
Non è una specie a renderlo
Speciale
E dicono
Che tanto è un movimento
Chimico
Un fatto mentale
Io che non mentivo
Che ringraziavo ad ogni mio
Respiro
Ad ogni bivio, ad ogni brivido
Della natura
Io che ero argento vivo in
Questo mondo vampiro
Mercurio liquido se leggi la
Nomenclatura.
Ho, sedici anni ma già da
Più di dieci vivo in un
Carcere
E c’è un equivoco nella
Struttura
E fingono ci sia una cura
Un farmaco ma su misura
E parlano parlano parlano
Parlano
Mentre mio padre mi spiega
Perché è importante studiare
Mentre mia madre annega
Nelle sue stesse parole
Tengo la musica al massimo
Ancora
Ma non capiscono un cazzo, no
E allora
Ti dico un trucco per
Comunicare
Trattare il mondo intero
Come un bambino distratto
Con un bambino distratto
Davvero
È normale
Che sia più facile spegnere
Che cercare un contatto
Io che ero argento vivo
Signore
Io così agitato
Così sbagliato
Da continuare a pagare in
Un modo esemplare
Qualcosa che non ricordo di
Avere mai fatto
Ho sedici anni
Ho sedici anni e vivo in un carcere
Se c’è un reato commesso là
Fuori
È stato quello di nascere