La lezione di Morgan sui Queen andata in onda ieri sera su Rai2 con lo show Freddie – Speciale Freddie Mercury, Morgan racconta i Queen non è da considerare un semplice tributo alla band protagonista del biopic interpretato da Rami Malek. Marco Castoldi, un pianoforte al centro di uno studio allestito come un salotto o un’aula di un conservatorio modesto, il pubblico intorno, gli schermi, le bandiere, i microfoni e gli ospiti hanno fatto parte di un’atmosfera intima, dove l’ex Bluvertigo ha interpretato il ruolo del narratore appassionato, arrivato in studio con l’intento di erudire e raccontare agli ascoltatori un Freddie Mercury più amico che rockstar.
Lo studio di Rai2 è diventato la cornice, un momento di pausa tra le sequenze del live dei Queen a Montreal del 1981 che Morgan ha descritto con poche parole: «Era un momento di mezzo della carriera dei Queen», e ciò che si nota durante lo show della band di Freddie Mercury è proprio una soglia di congiunzione tra il periodo dell’epica Bohemian Rhapsody e Under pressure. La lezione di Morgan sui Queen è anche un focus sui singoli elementi, che Castoldi descrive come parte integrante di un progetto leggendario e di una formazione che ha fatto la storia del rock. Sottintendendo la grandezza artistica di Freddie Mercury, Brian May è laureato in Fisica e Astronomia ed è il creatore della sua stessa chitarra, quella Red Special costruita con il legno di un caminetto in mogano e con legno di quercia. Il suo desiderio era possedere una chitarra che fosse una via di mezzo tra una Fender Stratocaster e una Gibson Les Paul, e la sua meticolosità portò al risultato di una chitarra divenuta leggenda grazie alla sua forma e al suo suono caratteristico.
John Deacon, il bassista, era forse l’elemento che preferiva stare nell’ombra rispetto agli altri. Moderato e discreto, Deacon pizzicava le corde ora facendo leva sul polso e ora sull’avambraccio, muovendosi sul palco con timidi scatti, le gambe talvolta divaricate e l’espressione concentrata. L’interazione con Mercury durante gli show era ridotta al minimo, come il live di Montreal trasmesso durante la lezione di Morgan sui Queen dimostra. Roger Taylor, infine, pestava sulle pelli con movenze che ripresentavano lo spettro di Keith Moon degli Who, ma che lo rendevano un deciso batterista rock che usava il doppio timpano, i piatti alti e si divertiva, durante i solo, a cimentarsi sui timpani orchestrali che faceva esplodere mentre incrociava le braccia ad ogni tocco, con ritmo sempre più frenetico.
Prima di mostrare il live dei Queen a Montreal, Morgan conquista subito la fiducia del pubblico con We will rock you, invitando i presenti a tenere il tempo con il tacco e con il battito delle mani e immaginando un testo scritto in italiano. Interviene al piano, poi, per eseguire il solo finale di Brian May. Lo show di Montreal è un crescendo di adrenalina, con un frontman che si presenta con la giacca in pelle per le prime canzoni della setlist per poi salutare il pubblico in shorts bianchi, sudato, felice e carico alla fine del concerto. Freddie Mercury impugna il suo scettro, quella mezza asta di microfono che diventa ora un supporto, ora un accessorio bondage e ora una chitarra muta. La sua voce tuona come un violino perfetto e non sbaglia una nota, nemmeno sugli attacchi: Mercury dimostra di possedere doti elevate di intonazione e capacità di controllo sulle corde vocali, e non vi è alcun momento in cui il suo timbro tradisce una fatica o un’insicurezza.
Lo show dei Queen a Montreal è un vero spettacolo rock, tra fumi artificiali e distorsioni, con Brian May e Roger Taylor forti nei suoni e nella performance, illuminati dalle luci di scena e dall’ovazione di un pubblico presente e innamorato. Morgan, tuttavia, solleva un dubbio: «Forse quella gente non era ancora consapevole di cosa stesse vivendo», ed egli stesso racconta l’importanza di capolavori come Bohemian Rhapsody. La lezione di Morgan sui Queen è la lectio magistralis in compagnia di due relatori d’eccezione: Petra Magoni dei Musicanuda e Megahertz, compagno di viaggio di Marco Castoldi durante la carriera solista.
Petra intona le seconde voci di Bohemian Rhapsody, The show must go on e Another one bites the dust mentre Morgan canta pigiando sui tasti del piano. Megahertz, più in disparte, accompagna le esecuzioni con il synth e con il basso elettrico. Gli stacchi con il ritorno in studio sono pochi, perché l’intera conduzione di Morgan racconta i Queen è affidata ai veri protagonisti della serata. Gli intervalli in studio sono solamente un momento ricreativo con piccoli approfondimenti, come quando la lezione di Morgan sui Queen affronta il tema del biopic e racconta, soprattutto, di quella volta in cui la band acquistò uno studio di registrazione a Montreux che oggi è una sorta di museo.
#BohemianRapsody il simbolo dei @QueenWillRock. I brividi che solo #FreddieMercury sapeva trasmettere… #Rai2 @RaiRadio2 @InArteMorgan pic.twitter.com/WBX2gGDpUx
— Rai2 (@RaiDue) 24 gennaio 2019
Morgan approfitta del lungo spezzone del concerto per tagliarsi i capelli e tornare in studio completamente rinnovato e continuare la trasmissione. Parla di David Bowie e della probabile influenza che ha avuto sui Queen: «I fan di Bowie gli imploravano di non andare coi Queen; i fan dei Queen li imploravano di non andare con Bowie. Entrambi se ne sono fregati», e fu subito Under pressure. Quando lo show di Montreal giunge al termine, We are the champions è un coro da stadio con le luci di scena che illuminano il pubblico che diventa una tifoseria e la band che si trasforma nella migliore squadra di atleti del mondo. God save the queen chiude lo spettacolo e i quattro autori di Radio ga ga si inchinano al pubblico. Si ritorna in studio e Morgan è poggiato sulla coda del pianoforte, serio e raccolto: «Sono una stella caduta, una tigre che sovverte la gravità. E ora nessuno mi può fermare». È Don’t stop me now, e il pubblico lascia lo studio. Resta soltanto lui, Marco Castoldi, l’ex Bluvertigo, l’ex giudice di X Factor, l’ex giudice di Amici, l’uomo. La lezione di Morgan sui Queen termina con Don’t stop me now, quando il cantante e conduttore è inquadrato da solo, con le labbra sul microfono e le dita sui tasti, mentre rende un ultimo tributo alla musica di Freddie Mercury e compagni nei minuti più intensi dello show.
Chi non è mai stato catturato dal ritmo travolgente di Another One Bites The Dust? ?? #Rai2 @RaiRadio2 #FreddieMercury @InArteMorgan @QueenWillRock pic.twitter.com/63EMCSKEv5
— Rai2 (@RaiDue) 24 gennaio 2019
La cultura musicale di Morgan è ampia e non è in discussione, lui è un grande fan dichiarato dei Queen e soprattutto di Bowie. Però i suoi interventi sono stati a mio parere non solo superflui ma addirittura, in alcuni casi, errati. Proprio da uno che ha conoscenza musicale e si dice fan del gruppo non me lo sarei aspettato. Inoltre se era una raccolta di esibizioni varie che ricostruivano la storia dei Queen allora alcuni intermezzi da parte di Morgan ci stavano, come note per spiegare e contestualizzare; invece si è trattato di un unico show, il bellissimo Queen Rock Montreal 1981, perciò poteva limitarsi ad una introduzione e magari una parola finale, facendo vedere lo spettacolo per intero. Sorvolo sulle interpretazioni che hanno fatto in studio… Non so se l’avete visto ma subito dopo sullo stesso canale all’interno del programma Stracult hanno fatto vedere parte della famigerata esibizione dei Queen a Sanremo nell’84, famigerata perché la band litigò furiosamente (qualcuno dice addirittura col rischio di andarsene, anche se le versioni sono diverse), in cui obbligarono i Queen a fare “Radio Ga Ga” in playback davanti a quel pubblico di mummie e Freddie che invece di fingere di cantare si mise l’asta del microfono in spalla e si aggirò beffardo per il palco… Un mito.