Se Sfera Ebbasta istiga all’uso di droghe oggi, circa vent’anni fa toccò a una giovane band di Pordenone con alle spalle due album e un crescente successo: i Prozac+ di Acida e Colla avevano firmato due dischi che avevano segnato per sempre l’alternative rock degli anni ’90 italiani. “Testa Plastica” (1996) e “Acida” (1998), grazie a hit come Pastiglie, Senja, Prato e Betty Tossica, conquistarono un pubblico sempre più ampio e incuriosito dalla novità discografica di fine secolo.
La crociata contro gli artisti che istigano all’uso delle droghe fa parte della storia della musica e colpisce, ciclicamente, gli idoli del momento nei quali vengono individuati i principali responsabili di una probabile deriva di dope-addiction. Se i Beatles inneggiavano all’LSD con Lucy in the Sky with Diamonds, anche il rocker di Zocca Vasco Rossi elogiava il consumo di cocaina con Bollicine, e restando in Italia possiamo scomodare anche rapper e loro affini – gli Articolo 31 di Maria – che nelle loro rime creavano il flow che parlava di legalizzazione, anche se l’argomento veniva reso in modo divertente con doppi sensi e allusioni. Quando lo spot di “Acido Acida” dei Prozac+ arrivò nelle televisioni italiane fu subito scandalo: «Sei depresso? Compra “Acidoacida” dei Prozac +, il vero antidepressivo».
Mentre oggi Sfera Ebbasta istiga all’uso di droghe, quindi, la band di Gian Maria Accusani spingeva anche all’assunzione della fluoxetina. L’accusa arrivò dalle schiere di Alleanza Nazionale, quando un deputato si pronunciò contro il trio di Pordenone: «I loro pezzi sono inni allo sballo e all’autodistruzione e contengono incoraggiamenti a fare uso di droghe». Secondo il Giurì dell’autodisciplina pubblicitaria il loro spot violava gli articoli 10 e 11 del codice, e ne venne richiesta la sospensione.
Gian Maria Accusani, autore delle musiche e dei testi dei Prozac+, rispose alle accuse: «Non abbiamo mai pensato di inneggiare all’uso delle droghe. Ci limitiamo, nelle nostre canzoni, a riportare storie che vediamo accadere attorno a noi o che sentiamo raccontate dai nostri coetanei, come farebbe un cronista o, più propriamente, un romanziere o ancora, se si preferisce, come ha fatto Irving Welsh in “Trainspotting”. Se qualcuno pensa che descrivere una realtà significhi necessariamente esprimere un giudizio su di essa e che questo, a sua volta, implichi assumersi una responsabilità sul fatto che altri possano essere indotti da ciò ad agire in un modo piuttosto che in un altro, allora l’estrema conseguenza di questo ragionamento sarà l’abolizione della libertà di espressione e la censura. Invece che rifarsi a quello che dice uno speaker pagato dalla casa discografica sarebbe meglio ascoltare bene i testi delle nostre canzoni». A più riprese, infatti, la band aveva dichiarato che il nome scelto per il progetto intendeva assumere il ruolo di antidepressivo musicale.
Dopo il blocco dello spot, il Giurì di autodisciplina pubblicitaria mosse un procedimento di condanna contro la Emi. L’ambiente musicale, dunque, non è nuovo a procedimenti di condanna per il contenuto dei testi, specie nell’epoca dei social quando un idolo delle masse si rende anche influencer. Sfera Ebbasta incita all’uso di droghe secondo Lucio Malan e Massimo Mallegni, senatori di Forza Italia, che hanno presentato diversi esposti presso la procura di Pescara, che ha deciso di indagare sul trapper.