Dal paese reale di Vincenzo Incenzo è il secondo estratto da Credo, album di debutto come cantautore che ha messo d’accordo il pubblico e la critica, continuando a far parlare positivamente di sé.
Del nuovo singolo, spiega Vincenzo Incenzo:
“C’è una misteriosa entità, di cui tutti si riempiono la bocca, è il Paese reale. Un versante ormai parallelo e onirico, che più viene nominato e più si allontana. La propaganda ha schiacciato definitivamente la realtà. Èlite e gente comune vivono in universi ormai distanti, non si incontreranno più.
Dall’alto, con un martellamento mediatico ossessivo, ci hanno detto quali sono le nostre priorità e quali i nostri nemici. Ma dentro di noi qualcosa non quadra. Il cuore e la testa ancora hanno ancora memoria, desideri, passioni. Provare a dire la verità, almeno a se stessi, è l’unica rivoluzione ancora possibile.”
Si parla quindi del tema dei migranti ma anche della crescente violenza politica, oltre alle lobby economiche e al vuoto culturale che continua a essere una piaga per la società. I cori del nuovo album sono curati di Renato Zero, ma si conta anche sull’intervento straordinario di Fabrizio Bosso alla tromba.
Nel video, la minoranza è rappresentata da un cantante pazzo che cerca di trasmettere il suo messaggio attraverso una band di pappagalli, i quali simboleggiano i replicanti che riempiono la nostra società. Il finale diventa sorprendente con l’irrefrenabile voglia di selfie.
Il viaggio di Credo è iniziato il 28 settembre 2018 con il rilascio di Je Suis, apripista del nuovo album che Vincenzo Incenzo ha spedito sul mercato per il 19 ottobre. L’artista pensa anche a un tour nei teatri che organizzerebbe con la collaborazione di Renato Zero, produttore del disco.
Ti scrivo dal paese reale
Vuoi sapere a che punto è la notte
L’asfalto è rovente
Le mosche si annidano
Il selfie totale ci inghiotteTi scrivo dal paese reale
Le ruspe radono il suolo
Nessuno è tranquillo
Nessuno si fida
Quando i corvi sospendono il voloSi vive a cervelli conserti
Si parteggia per l’opinione
La bestia si accomoda
I soliti brindano
Nei salotti della soluzioneTi scrivo dal paese reale
Dalla gonna del pregiudizio
La morte si compra
La vita si vende
La morale è regolata dal vizio
Qualcuno ha già preso la mira
Le pupille restano fisseScintillano fatime e sillabe d’odio
Sui giornali dell’ApocalisseNessuna cometa si annuncia
Nell’alta definizione
Le chat regalano a Lazzaro
Una morfinica resurrezioneNessuna cometa si annuncia
La frontiera diventa l’oblio
Annegano vite sui passaporti
Galleggia il cognome di DioTi scrivo dal paese reale
Da un vuoto di patria e famiglia
Tutto è identico a tutto
E non c’è niente che ci assomigliaIl presente censura il futuro
I bambini non hanno stupore
Va ora in onda l’inferno
Odalische ci ballano
Il diritto diventa favoreTi scrivo dal paese reale
Da questo belvedere negato
Si accendono giostre
Si ruba la privacy
E si colpisce nell’anonimatoL’amore lacera e cuce
Si attarda per luoghi deformi
Deraglia nel buio
Non ha domicilio
Poi digita numeri insonniVorrei che il paese reale
Guardasse un momento al passato
Ai giorni leggeri
Tra i gigli nei campi
Lì dove mio padre ha volatoVorrei che il paese reale
Tornasse ad alzare al testa
Svegliarsi domani con un sole nuovo
Che grida da questa finestra