Se bastasse un testo con una tematica sociale per essere di diritto al Festival di Sanremo, sarebbe da considerarsi svelata una volta per tutte la formula segreta che porta una rosa di 20/22 artisti – tra migliaia – a calcare ogni anno il palco del Teatro Ariston.
Un tema importante e dall’indubbio impatto ma non di certo il capolavoro del millennio musicale italiano. Caramelle avrebbe meritato un posto a Sanremo, in gara tra i Campioni, per l’idea del testo e per l’unione di due mondi diversi come quello dei Dear Jack e di Carone ma evidentemente la commissione artistica ha reputato qualitativamente superiori altre 22 canzoni, quelle scelte.
Intervistato da Il Corriere della Sera, Pierdavide Carone si dice deluso dal direttore artistico Claudio Baglioni, nei confronti del quale nutre profonda stima. Per questo motivo si sarebbe aspettato da lui un minimo di empatia verso l’ostico tema degli abusi sui minori, trattato nel brano. Ma se fosse la tematica la strada da percorrere per l’accesso all’ambitissima vetrina sanremese sarebbe fin troppo facile.
L’accusa ai piani alti è quella di “razzismo” nei confronti degli ex talent, sia Carone che i Dear Jack hanno partecipato ad Amici di Maria De Filippi, e analizzando il pesante “no” di Sanremo, Pierdavide Carone spiega che l’intento non era di certo quello di speculare sul tema quanto invece denunciare l’orrore che può sconvolgere la vita di tutti, un problema attuale di cui si parla troppo poco. Carone continua ipotizzando che sia “più facile dire di sì ad un argomento scottante quando c’è il patrocinio di un gigante della musica”, in riferimento al duetto con Lucio Dalla, Nanì, in cui cantava di prostituzione. Aggiunge poi: “So che era piaciuta, dunque il problema era in chi la presentava: è grave e anche un po’ razzista. Servono gli abiti giusti per fare i monaci? Forse è perché sia io che i Dear Jack veniamo dai talent: al Festival puoi andare ma con cose più frivole”.
Interviene anche Lorenzo Cantarini, neo voce dei Dear Jack, che ammette la delusione del non essere in gara e parla di censura da parte della Rai: “Non credevamo di avere già il biglietto d’ingresso in mano ma abbiamo avvertito una censura da parte della Rai”.
L’obiettivo era quello di far parlare e la missione è da considerarsi riuscita. Da Ermal Meta a Paola Turci, non sono pochi infatti coloro che hanno condiviso il brano di Pierdavide Carone e dei Dear Jack ma entrambi peccano di presunzione alimentando polemiche sterili che non andranno di certo a colpire la direzione artistica né la dirigenza Rai.