Se gli Iron Maiden firmavavano la loro dedica al mito greco con l’epica Flight of Icarus, Icarus Falls di Zayn Malik stravolge la parabola ascendente di un viaggio di 27 tappe. Una traversata di un’ora e mezza fatta di musica, con esplorazione di tutte le sfumature preferite dall’ex One Direction: r’n’b, elettronica e pop, ma anche soul, funk e ballate per pianoforte.
Le tracce scorrono con un filo conduttore che disegna una sinusoide ordinata di intensità. La condizione perfetta per l’ascolto di questo disco è un viaggio, appunto, compiuto in un autobus vuoto in piena notte, con le luci della città quasi dormiente e panorami che mostrano lontane opere d’arte, monumenti e commemorazioni illuminate dal basso. In alto, lampeggianti, i velivoli trasportano quintali di vite in posti lontani, nelle stesse distanze che l’ascoltatore immagina durante la riproduzione di “Icarus Falls” di Zayn Malik.
I lavori sul disco erano iniziati negli ultimi due anni, con un continuo aggiornare il primo progetto che lo aveva portato a pubblicare alcuni singoli, tra cui Entertainer e Let me. L’ex One Direction usciva motivato dal successo del precedente album, il primo da solista, “Mind of mine” (2016) e già si era messo all’opera per scrivere nuovi brani. Il risultato sono queste 27 tracce velate di poesia e ricerca, nelle quali Zayn Malik poggia la sua voce su basi che ora sono atmosferiche, ora rincuorate da palpiti di batteria elettronica che disegnano una distorsione, un disturbo sui pad che sono più che mai presenti nel disco.
Un doppio album, “Icarus Falls” di Zayn, che si apre con Let me. Pad, chitarra in muting e una batteria elettronica appena pronunciata che fanno del brano un pezzo decisamente radiofonico, grazie anche al testo che è una spassionata dichiarazione d’amore: «Bambina, lasciami diventare il tuo uomo perché io possa amarti, e se mi lasci diventare il tuo uomo mi prenderò cura di te». Elementi che fanno pensare alla classica canzone da boyband, ma si tratta semplicemente di uno dei pezzi più pop del disco. Segue Natural, r’n’b quanto basta per celebrare con entusiasmo una relazione – «Il nostro amore è un uragano, una forza della natura» – e far ampio uso di falsetti per sottolineare un concetto, con quel Come together right now che è un omaggio ai Beatles.
Back to life è quel brano che tutti ricordano una volta terminato. Lo giustifica un testo che è una dedica, un accorato “grazie” alla sua donna per averlo aiutato a combattere nei momenti difficili. A tal proposito è necessario conoscere i problemi con il disturbo dell’ansia di cui Zayn Malik ha sofferto negli ultimi anni e che hanno portato alla pubblicazione del nuovo album a due anni di distanza dal precedente. Common è una ballad, con un piano che accompagna una delle più alte prestazioni vocali del cantante britannico. L’amore per la sua lei inneggiato come un qualcosa «fuori dal comune» in un mondo che «confonde l’amore con la lussuria», mentre la coppia giace abbracciata sul letto, la testa di lei poggiata sul petto di lui. Si accenna l’autotune per Imprint, la canzone adatta al momento in cui il nostro autobus si ferma al semaforo rosso: suoni minimali, qualche coro e qualche synth per un attimo di leggerezza, come quel «Super Mario» che Malik incarna in una metafora in cui «cambia lo scenario», ma che sono le difficoltà che si vogliono affrontare per ottenere la grazia dalla persona che si ama.
Degna di nota, e veramente interessante sul piano dell’arrangiamento e del testo, è Stand still. Un timido affacciarsi nel trip-hop dei Depeche Mode e dei Massive Attack, ma non per copiare loro lo stile. Ciò che domina tutto il brano è l’evanescenza, una percezione che possiamo vivere quando il nostro autobus scorre sotto un’imponente rappresentazione sacra, una scultura che mostra angeli e dannati in un coraggioso abbraccio tra inferno e paradiso. Un amore raccontato come una forza in grado di muovere l’acqua, fermare le pietre e spostare il tempo, sovrannaturale nel suo manifestarsi e inarrestabile.
Psichedelia emotiva che si interrompe con Tonight. Una serenata che suona mentre il nostro viaggio prosegue in mezzo a un verde contaminato da lampioni e giovani festanti che saltano a rallentatore. Potrebbe essere l’ultima notte per pensare all’amore, per questo chi scrive chiede di essere amato «come se non ci fosse un domani, come se non ci fosse più tempo». Metriche e sonorità hip-hop dipingono Flight of the stars, dove ritornano l’autotune e l’amore espresso nel più semplice dei registri: «Tutto ciò che voglio, tutto ciò che ho sempre voluto, è ora di fronte a me» come accade per If I got you. Cadere dallo spazio, approdare sulla Terra e non volersene più andare perché tra i terrestri c’è lei. La voce di Zayn è manipolata per rendere al meglio un brano interamente elettro-pop, ma che prepari al ballo che nasce da Talk to me. R’n’b, groove e ritmo accompagnano un testo nel tipico stile del predatore che individua la preda e fa di tutto per tenerla per sé. “Icarus Falls” di Zayn è giunto a quel punto del viaggio in cui l’autobus passa attraverso un centro città ancora nel pieno vigore della movida, con la musica a tutto volume che proviene dai locali.
I primi visi stanchi, i primi avventori che fanno dietro-front nell’attimo perfetto per ascoltare There you are. Sonorità anni ’80 grazie a una chitarra in pulito che fa da tappeto con un riff ciclico, un materasso che sorregge un testo che è una lettera a cuore aperto a chiunque gli voglia bene: «Ho bisogno di te quando mi rompo, quando mi aggiusto, quando sto male e quando sto bene; gli amici scorrono come fiumi, non tu». Tutto sommato, una ballad elettropop seguita da I don’t mind che le fa da strascico. Più sensuale nel ritmo, con un piano jazzy che dà profumo di whiskey e rum al sound, I don’t mind è una porta blindata tra la sua lei e tutto il resto: «Vada al diavolo il resto, ci sei solo tu».
“Icarus Falls” di Zayn giunge alla fine della prima parte della versione fisica del disco. Icarus interlude è il brano di un improvviso sopore che coglie durante il nostro viaggio su quell’autobus vuoto e solitario. No, Icarus interlude non crea sonnolenza, perché è un brano intenso, che si discosta dal miele acido del resto dei brani e si immerge in un labirinto più grigio e insidioso. Ci si assopisce perché Icarus interlude ha un che di ipnotico e suggestivo, come se fosse un’istantanea degli ultimi momenti felici di Icaro prima che la cera delle sue ali si sciolga al sole facendolo precipitare verso un destino atroce.
Icaro atterra sul morbido, questa volta, perché Good guy è arrangiata con un campionamento della storica Bang bang (My baby shot me down) nella celebre versione di Nancy Sinatra. Si ascolta Good guy proprio quando il nostro autobus attraversa la zona più periferica della città tra palazzi e veicoli parcheggiati controvoglia, gli ultimi nottambuli affacciati alla finestra per un’ultima boccata d’aria prima di ritirarsi nelle paterne stanze.
You wish you knew, tipico brano da inizio serata in discoteca da consumare con un cocktail e il sapore dell’apericena ancora sulla lingua, mentre si friendzona l’amica che usa la parola “amore” a sproposito in questo r’n’b lento e sensuale, ma la serata continua. Sour Diesel è groove allo stato puro, a cominciare dalla bassline in apertura: «Lei brucia come il diesel acido», e il basso diventa uno slap che offre ulteriore dinamica a un brano funk che ricorda i Red Hot Chili Peppers di Fight like a brave. Le mani battono da sole e con esse i piedi.
“Icarus Falls” di Zayn, poi, continua con un’altra ballad, forse la più dolce e ispirata di tutto il doppio album: Satisfaction decontestualizza il celebre motivo dei Rolling Stones – «I can’t get no satisfaction» – e lo fa con un pianoforte che interviene con un semplice accordo all’inizio di ogni battuta, e un’altrettanto semplice cassa che segna il tempo come un battito cardiaco. Il viaggio, a questo punto, attraversa la notte tra fabbriche ancora operanti mentre scorre Scripted, con il cantato leggermente filtrato da delay e riverbero. Sognante, onirica, Scripted è la ballad per rilassarsi a riflettere, e scongiurare la noia del tragitto, il colpo di coda di Satisfaction della quale resta il pianoforte, accompagnato da una batteria più incisiva ma mai invadente.
Entertainer apre su una prospettiva più rabbiosa di Zayn Malik, ferito da chi l’ha preso in giro a tal punto da definirlo intrattenitore – o intrattenitrice – su una base r’n’b che viene messa da parte dalla potenza di All that, un brano quasi industrial che ritorna sulle tinte oscure di Good guy, Icarus interlude e stand still e che sfocia nel suo rapporto con l’ansia ripreso in Good years, ma è un rapporto che si disegna nella riflessione del tempo trascorso. Si riemerge dall’acqua e dalla mancanza di ossigeno con Fresh air, un’aria ricercata dalle turbolenze di una relazione ormai al capolinea. Una batteria e degli archi sintetici, con tutto il resto eseguito sulla voce di Zayn Malik che canta e sincopa sulla metrica: «Penso che abbiamo bisogno di aria fresca, ci sentiamo sotto pressione, non voglio parlarne».
Rainberry è quella premura della strada di casa che si avvicina: tante parole che si rincorrono su una base elettronica fatta di riff di batteria e basso che si ripetono come in loop: «Asciuga le tue lacrime, questa volta non funzionerà; ho già asciugato le mie, non lo farò con le tue» dice Zayn mentre si interroga se nella vita col partner ci sia qualcun altro: «C’è qualcun altro? C’è qualcun altro adesso?». Una pace che non arriva, ancora, con Insomnia, con un protagonista che si ritrova a camminare di notte lungo la strada con gli occhi affaticati dal sonno che non arriva, un uomo tormentato da ricordi: «Sono pazzo ad aspettarti? E se poi non tornassi?».
No candle no light è un featuring con Nicky Minaj, un brano r’n’b ma con forti ispirazioni elettroniche, e che riprende il tema della relazione che volge al termine, con quella fiamma che si spegne come quella di una candela. Il brano anticipa Fingers, audace riflessione sull’impossibilità di scrivere messaggi a quella persona che ormai è uscita dalla coppia, e non perché le dita siano infrante, ma perché è il cuore ad avere una grossa falla. Brano rilassante, r’n’b e con qualche apporto soul grazie ai cori sovraincisi.
Un nuovo featuring chiude “Icarus Falls” di Zayn, con Timbaland che duetta con l’ex One Direction per Too much, brano decisamente r’n’b con forti influenze elettroniche. Synth e batteria elettronica accompagnano le voci dei due artisti che vengono filtrate da effetti di modulazione e spazio. Ancora una volta, il tema è la relazione tormentata: uno dei due vuole di più, e questo lo ossessione al punto di parlare di “addiction”, la “dipendenza” che rende malata e dolorosa la vita di coppia.
“Icarus Falls” di Zayn è un doppio album principalmente sul sentimento, reso coerente dall’ampio uso dell’elettronica e del tema dell’amore tormentato, ma reso particolare da episodi come Stand still, Icarus interlude e Good guy, che non sono per forza le migliori tracce dell’album, bensì i momenti più interessanti. Non è semplice registrare 27 tracce senza risultare dispersivi, tuttavia “Icarus Falls” di Zayn può ritenersi un doppio disco ben riuscito: a tratti maturo e ricercato, a tratti tipicamente r’n’b senza pretese.