Ma chi è Alessandro Cicognani i cui riferimenti sono presenti della poesia danza lenta che ha ripreso a diffondersi come catena social su WhatsApp come su Facebook? I lunghi versi sono una vecchia conoscenza ma oggi 2 novembre dobbiamo ritornare sui nostri passi e spiegare anche ai lettori che ci chiedono informazioni in merito, chi è il dottore, a chi fa riferimento l’ultimo messaggio e se ha senso condividerlo o meno.
Alessandro Cicognani è il direttore dell’Unità operativa di Pediatria dell’Università degli Studi di Bologna e dell Policlinico S.Orsola‐Malpighi della stessa città, come scritto nella nota social che riposta la poesia danza lenta? Nel non lontanissimo 2010, lo staff dell’importante centro medico aveva già chiarito che il loro rappresentante reale era stato, suo malgrado, indicato come referente per una raccolta fondi per una giovanissima vittima del cancro. Tuttavia, in quell’occasione, si ribadiva la completa estraneità alla vicenda, così come la non conoscenza di nessun caso clinico identico a quello riportato in nota.
In sostanza dunque Alessandro Cicognani, seppur personale reale e contestualizzata nel giusto centro medico italiano, non c’entra nulla con una giovane malata terminale di cancro che ha scritto versi toccanti nella poesia danza lenta. A dire la verità, come pure riportato in un nostro articolo di approfondimento in primavera, proprio i versi non sono autobiografici ma appartengono allo psicologo e poeta David L. Weatherford. Questi poi, nella loro versione originale, non sono neanche in italiano ma in inglese e la stessa poesia, come intuibile, si intitola “Slow Dance”.
Tutto un falso dunque il riferimento della poesia danza lenta ad Alessandro Cicognani. La storia toccante della ragazzina affetta da cancro non è attuale e pure in realtà mai esistita. In circolazione dal lontano 1999 via mail, ancor prima dell’avvento di Facebook e WhatsApp, la catena dovrebbe essere finalmente non più condivisa, anzi bloccata e soprattutto non riportare i riferimenti al dottore del centro di Bologna in riferimento ad una raccolta fondi che in realtà non esiste.