Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! In tv c’è l’alter ego di Clint Eastwood

Stasera alle 21.15 su Studio Universal il film del poliziotto-giustiziere che, all'uscita, fu tacciato di fascismo. Ma il personaggio rispecchia un'America anni Settanta in crisi di valori. La stessa raccontata dai film della New Hollywood, pieni di antieroi disillusi. Callaghan, invece, reagisce.

ispettore Callaghan

INTERAZIONI: 51

Nel 1971, l’uscita de Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (Dirty Harry) diretto da Don Siegel, fu seguita da infinite polemiche: per la prima volta faceva la sua apparizione sullo schermo, con le fattezze rocciose di Clint Eastwood, un tutore dell’ordine apertamente riottoso alle regole, spiccio nei modi e con un malcelato gusto della violenza. Gusto dimostrato dalla sequenza in cui, di fronte a un criminale ferito che sta pensando di raccogliere il fucile per reagire, l’ispettore Callaghan recita un monologo il quale, più che un avvertimento rivolto al malfattore di non muoversi, sembra un’istigazione a farlo, per poter provare l’ebbrezza di ammazzarlo (il monologo verrà ripetuto a fine film, a indicare quanto sia rappresentativo del personaggio). Lo spirito regressivo e autoritario del poliziotto appare ancora più inequivocabile se si pensa a una battuta ancora più celebre, tratta da un altro film del ciclo di Callaghan (visto l’enorme successo, il prototipo ebbe quattro sequel), Coraggio fatti ammazzare: stavolta l’ispettore al cattivo di turno dice “Go ahead, make my day“, “coraggio, fammi felice”, dove la felicità starebbe, evidentemente, nel farlo fuori.

All’epoca il personaggio di Harry Callaghan e il film del veterano Don Siegel vennero bollati come fascisti da critici autorevoli. Pauline Kael sul New Yorker scrisse che “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! è solo un film di genere, ma questi film d’azione sono sempre stati caratterizzati da un fascismo potenziale, che alla fine è giunto a galla. È un film profondamente immorale“. Al suo giudizio fece eco Roger Ebert: “Sotto il profilo morale il film è fascista, nessun dubbio al riguardo”. E aggiungendo al quadro le note posizioni repubblicane di Clint Eastwood, l’equazione Callaghan-fascismo divenne ancora più semplice.

La natura destrorsa del personaggio è innegabile, visto anche il suo linguaggio agli antipodi del politicamente corretto. Eppure, confinandosi in una valutazione ideologizzata si perdono di vista altri aspetti più complessi di Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, e quello di cui questo film prototipo fu spia nella sua epoca. Gli Stati Uniti tra anni Sessanta e primi Settanta vissero un tempo di crisi: fu un’età di dubbi e ripensamenti, nella quale gli assassinii dei leader politici, la guerra in Vietnam, il razzismo e le turbolenze sociali (e di lì a poco lo scandalo Watergate) avevano fatto ripiegare su se stesso un paese che aveva smarrito il proverbiale ottimismo, la fiducia nelle regole e nelle istituzioni. Nella sua sete di giustizia fai-da-te il poliziotto interpretato da Eastwood incarna perfettamente questa disillusione collettiva. Ma, appunto, Harry Callaghan non era l’unico personaggio insoddisfatto ad aggirarsi sugli schermi americani.

Il cinema degli anni della New Hollywood offrì un’immagine cupa, problematica di quel periodo in un vasto ciclo di film al cui centro c’erano singolari figure di sconfitti. Individui che percepivano lo scollamento tra i propri ideali e la realtà di un paese divenuto imperscrutabile, debole, corrotto: i quali però non possedevano l’intraprendenza necessaria per reagire allo stato di fatto e modificarlo, facendosene invece risucchiare, impotenti e irresoluti. La lista di questi film pieni di antieroi sarebbe lunga: western revisionisti come Piccolo grande uomo di Arthur Penn e Buffalo Bill e gli indiani di Robert Altman (che ponevano in discussione i miti di fondazione della storia patria perché non nutrivano più fiducia nel paese); i Vietnam movie, da Il cacciatore a Tornando a casa, che mostravano le ferite psichiche e materiali dei reduci di guerra; Chinatown, Il lungo addio, Bersaglio di notte, film in cui l’incapacità degli investigatori privati protagonisti di risolvere un’indagine è il segno d’una realtà ormai troppo contorta, impossibile da interpretare.

È un cinema di sconfitti. Anche quando vincono. Come il politicante Robert Redford de Il candidato: che reagisce al suo trionfo alle elezioni con sgomento, perché, in fondo, non crede al proprio ruolo. Un cinema in cui non vale nemmeno il mito della fuga dalla società corrotta: basta vedere cosa succede al gruppo di amici che ritorna alla natura di Un tranquillo weekend di paura di John Boorman, risucchiati in una spirale di violenza.

L’ispettore Callaghan è l’altra faccia della disillusione, come rilevava già in quegli anni uno studioso attento come Thomas Elsaesser. Parte dallo stesso rifiuto per quel mondo in decadimento, ma condensa tutta la sua rabbia e disgusto morale in una reazione individuale, che si muove oltre i confini della legge per corrispondere a un istintivo senso di giustizia. Perché si sa cosa succede a seguire le regole, come dimostra didascalicamente la sequenza in cui un professore di diritto spiega a Callaghan le ragioni formali per cui il criminale Scorpio, che lui ha così faticosamente catturato, verrà rilasciato. Ragioni che all’ispettore – e al pubblico – suonano inevitabilmente come cavilli pretestuosi.

Scorpio (Andy Robinson) è un villain repellente, uno psicopatico che colpisce con gusto sadico persone indifese, persino bambini. Però quando viene arrestato piagnucola come una donnicciola e reclama i suoi diritti. All’inizio del film Siegel lo mostra sul tetto d’un palazzo mentre, da una posizione molto elevata, punta il fucile su una giovane donna in piscina. Poi l’inquadratura riprende in primo piano la canna del fucile, come se il killer stesse puntando l’arma contro il pubblico, verso tutti noi. È un’immagine efficacissima, allarmante, che rende un senso di minaccia imperscrutabile, indirizzato senza distinzioni alla società nel suo complesso.

Il film, grazie all’agile regia di di Siegel e a una sceneggiatura scaltra (cui hanno messo mano, non accreditati, anche John Milius e un sorprendente Terrence Malick), non è piattamente manicheo. Lo dimostrano certe somiglianze tra l’eroe e il cattivo, richiamate persino dal trailer originale, che li presenta come “una coppia di killer”. Sono entrambi individui alienati, senza vita privata e legami affettivi; Scorpio è un voyer, e guarda caso anche Callaghan, durante un appostamento, viene scambiato per un guardone e bastonato sonoramente; c’è persino una certa somiglianza fisica tra Clint Eastwood e Andy Robinson, anche se sono diversissimi gli atteggiamenti, laconico il poliziotto e sopra le righe, come da prammatica, il criminale psicopatico.

Ad attenuare le etichette troppo frettolose appiccicate addosso a Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! c’è pure la storia personale di Siegel e Eastwood. Basti pensare che sempre nel 1971 uscì un altro film rispettivamente diretto e interpretato dai due, La notte brava del soldato Jonathan, in cui il mito della virilità dell’attore è pesantemente messo in discussione. E quello è lo stesso anno del primo film da regista di Clint Eastwood, Brivido nella notte, in cui veste i panni di un uomo in balìa delle minacce d’una ex amante. Ruoli sfaccettati, di virilità non granitica, che sottraggono l’interprete all’icona costrittiva del poliziotto-giustiziere con la 44 Magnum.

Giustiziere è la parola decisiva: è ovvio che alle spalle dell’ispettore Callaghan appare immediatamente l’immagine di una sua evoluzione, il giustiziere della notte, il cittadino che si ribella all’insipienza smidollata del sistema e imbraccia un’arma per difendersi. Il manicheismo della saga interpretata da Charles Bronson, che parte nel 1974, è fuori discussione. E non è il solo giustiziere del decennio, altri ne arriveranno (persino il Travis Bickle di Taxi Driver lo è, in un film con ben altre implicazioni). Ma questo dato conferma semplicemente che la figura dell’ispettore Callaghan intercetta lo spirito del tempo, il crollo delle aspettative, le pulsioni innominabili e sì, fascistoidi, dell’America degli anni Settanta. Ma ciò non significa che Callaghan sia uguale al giustiziere della notte. E infatti Clint Eastwood quel ruolo, che gli fu proposto, lo rifiutò senza pensarci due volte.