Oggi dovunque si parla di immigrati. Ma sono solo persone bianche a farlo, a giudicare, a esprimere opinioni. Anche i cantanti e intellettuali sono scesi in campo, con tweet o post agguerriti. Ma gli artisti africani qualcuno li ha ascoltati? No.
Io al Roxy Bar ho ospitato tre anni fa, l’8 marzo 2015, Ismael Isaac, rapper della Costa D’Avorio, fra l’altro portatore di handicap, che ha cantato “Lampedusa”, tratto dal suo album “Je reste (Io rimango)”
Ma veniamo ai fatti di oggi.
Con Matteo Salvini Ministro dell’interno tutto è stato esasperato. Lui ha contribuito a smascherare alcune ONG in combutta con gli scafisti. Gli intellettuali di sinistra si sono fatti selfie indossando una maglietta rossa, ma quando qualcuno di loro ha proposto loro di andare su una carretta del mare per protesta, si sono tutti defilati, Saviano in testa, dicendo che il loro compito è smuovere l’opinione pubblica. Saviano poi è stato querelato da Salvini e quando ha chiesto la sollevazione popolare in suo sostegno si è visto sbeffeggiare da una marea di post.
Questa emigrazione o immigrazione, che però Diego Fusaro chiama “Deportazione di massa”… Deportazione?!?
Di certo c’è che dietro ogni cosa che accade c’è un interesse economico. Oggi si sta ridimensionando persino la figura di Garibaldi. L’eroe dei due mondi che abbiamo studiato a scuola, viene sempre più descritto come un sanguinario mercenario al soldo del nord per conquistare e depredare un sud ricco di denaro a cultura.
Gillo Pontecorvo in “Queimada”, un suo memorabile film del 1969 con Marlon Brando, dimostra come dietro ogni rivoluzione ci sia un potere economico che la fa accadere. Così tutti inneggiavano alla rivoluzione africana che nel 2011 ha anche destituito e ucciso Gheddafi, mentre oggi si scopre che è stata provocata soprattutto dalla Francia che aveva ben altri interessi al di là della “Liberté” della Libia.
Gli stessi interessi che hanno provocato nel 1994 il genocidio di un milione (1 milione !!!!!) di Tutsi in Rwanda. Il tutto con la complicità del Belgio.
Quindi, dietro a queste carrette del mare che portano profughi, c’è ben altro. E non sempre sono le guerre da cui fuggire. Come racconta Isaac Ismael in “Lampedusa”, i ragazzi africani vengono ingannati dal miraggio dell’Eldorado in Occidente per rischiare la vita e andarsene dalla loro terra. Perché vogliono farli emigrare (o li deportano?). Forse un giorno capiremo i veri interessi che ci sono dietro. Non certo dettati dall’umanità, ma dal denaro.
Quando in Ghana intervistai tanti artisti e chiesi loro cosa potevamo fare noi per aiutare l’Africa, mi gelò la risposta di Becca, una bellissima presentatrice televisiva:
“Andatevene. Lasciateci stare.”
Andatevene?!? Ma l’Africa è la terra più ricca al mondo di risorse. Dai diamanti ai minerali per le batterie dei nostri cellulari o tablet. Gli artisti che si fanno un selfie con la maglietta rossa sanno che in Congo i bambini vengono mandati in miniera e muoiono per estrarre il cobalto e coltan che serve a fabbricare la batteria del cellulare con cui loro fanno i post pro africani?
La soluzione esiste?
Intanto bisognerebbe impedire che il nostro Occidente venga pubblicizzato loro come l’Eldorado, mentre invece è una Babilonia. Anche perché questo ha effetti collaterali.
Quando gli Stati Uniti via radio cominciarono a spingere i cubani a fuggire, per destabilizzare il regime castrista, promettendo a tutti quelli che approdavano negli USA la cittadinanza, una casa e un lavoro, ottennero ciò che accade oggi nel Mediterraneo: tanti cubani si avventurarono anche su gomme di camion. E morirono.
Ma ottennero un’altra cosa. Fidel Castro offrì ai detenuti, anche assassini condannati all’ergastolo, la libertà a patto si imbarcassero in battelli, questa volta sicuri e autorizzati, per andare negli Stati Uniti. Così ha svuotato le prigioni cubane e riempito di delinquenza Miami.
Sì, ma la soluzione?
Spingere i ragazzi africani a rimanere nella propria terra per costruire un’Africa dove ci sia la dignità di vivere.
Ismael Isaac in “Lampedusa” racconta il desiderio impellente di rischiare la vita in mare per mandare poi denaro a casa, alla madre, perché lei sia finalmente orgogliosa di lui. Ma alla fine la vera decisione: IO RESTO, per costruire la nuova Africa.
Ecco il testo completo di “Lampedusa”:
Sì, a casa mia i giorni passano e sono uguali
Come molti giovani africani ho l’impressione
che il mio futuro sia dietro di me
Ancora un altro giorno
Sì, oggi preparo la mia borsa
Ho preso la mia decisione
Piuttosto la morte in mare che la vergogna davanti mia madre
Una madre che durante questi anni si è sacrificata per un figlio
Oggi chiamato incompetente e delinquente nel quartiere
Ancora un altro giorno
La mia tomba sarà Melilla, Zehouta o Lampedusa
Sono comunque un agnello morto a casa mia
Piuttosto la morte in mare che la vergogna davanti mia madre
Ho preso la mia decisione
La mia tomba sarà Melilla, Zehouta o Lampedusa
Ho preso la mia decisione: me ne vado
Avrei preferito gestire la mia terra
La mia partenza è amara
Abbraccio mia madre un’ultima volta
Eccomi su una barca di fortuna
Sono teso
Nessuno parla
Gli sguardi sono velati
Lontano dai miei
Per raggiungere l’Eldorado, l’Occidente
Io rischio la morte, però la mia famiglia ha bisogno di soldi
La paura mi assale
Il mare è agitato
Una preghiera: che Dio ci aiuti
So che l’Africa ha bisogno di me
I miei contano su di me
Ma a quanto pare laggiù non mi vogliono
Il sogno spezzato tra le quattro mura, Lampedusa
In passato era l’uomo bianco che ci mandava con la forza a Babilonia
Oggi non hanno più bisogno di noi
Siamo noi che vogliamo andare laggiù
Piuttosto la morte in mare che la vergogna davanti mia madre
Ho preso la mia decisione: me ne vado
La mia tomba sarà Melilla, Zehouta o Lampedusa
Sono comunque un agnello morto a casa mia
Il sole sorgerà presto
La situazione deve cambiare
NO, RIMANGO
Sì, rimango
Perché non possiamo andar via tutti
Altrimenti, chi costruirà la nostra Africa?
Chi costruirà la nostra Africa?
Ho la mia libertà: rimango
Per costruire la mia Africa
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