Le rimodulazioni Wind Tre sono da sempre al centro di vibranti discussioni, soprattutto in merito al passaggio alla fatturazione ogni quattro settimane e ai relativi aumenti imposti alle tariffe originali nel momento in cui le compagnie telefoniche sono state costrette a tornare sui rinnovi mensili. Dopo alcune notizie interessanti condivise coi nostri lettori ad inizio settimana, oggi 11 luglio dobbiamo prendere in esame una decisione che forse strapperà un sorriso agli utenti costretti ad affrontare un extra costo con tali operatori.
Premesso che la vicenda, in modo diverso, coinvolge anche realtà come Vodafone e TIM, nel mirino di AGCM stavolta ci sono finite nello specifico le rimodulazioni Wind Tre. Il motivo? Ad aggravare la posizione dei brand che hanno dato vita alla famosa fusione nel corso del 2017 ci sarebbe una campagna pubblicitaria ritenuta ingannevole. Proviamo dunque ad inquadrare la vicenda più da vicino, in quanto vicende simile toccano tutti da vicino.
Mi riferisco più in particolare alle rimodulazioni Wind Tre che hanno investito l’offerta ALL-IN Small, che nel 2014 ha visto ufficializzati degli aumenti per circa 300.000 utenti secondo alcune stime. Il tutto, nonostante il piano fosse stato lanciato sul mercato con un messaggio pubblicitario molto chiaro. Vale a dire “per sempre”. La sanzione di 600mila euro, che si aggiunge a quella di altri utenti, si focalizza pertanto solo sull’aspetto comunicativo, nonostante l’extra costo per gli utenti risalga come accennato al 2014.
Di sicuro un segnale forte dato agli operatori, a testimonianza del fatto che, oltre a monitorare le rimodulazioni Wind Tre, ed ovviamente quelle delle altre compagnie telefoniche, i vari enti ormai stanno attenti a tutto affinché non ci siano messaggi ingannevoli in giro. Che ne pensate? Ritenete giusto un provvedimento di questo tipo per i vari operatori che fanno ampio utilizzo di pubblicità?