Riuscire a sfornare un prodotto videoludico di stampo horror di livello qualitativo soddisfacente non è mai opera facile, e questo i ragazzi al lavoro su Agony lo hanno imparato a proprie spese. È infatti assai facile cadere in sensazioni di già visto, con le produzioni del passato che rischiano di divenire una vera e propria chimera tra confronti e paragoni. E si sa, il fascino dei giochi d’altri tempi rischia di seppellire letteralmente i nuovi software.
Di viaggi all’inferno (digitali) ne abbiamo fatti un po’ tutti, dalla rappresentazione dell’Ade della serie God of War al regno dei morti di matrice dantesca di Dante’s Inferno. Cosa si prefigge di fare quindi Agony di diverso rispetto ai predecessori spirituali?
Pentitevi!
In Agony sostanzialmente gli utenti vestiranno i panni (o, per meglio dire, la pelle, ndr) di un’anima dannata in cerca della salvezza eterna. Un viaggio metaforico che si traduce in un viaggio fisico tortuoso e mai banale, con le dinamiche di gioco che si diversificheranno in maniera dinamica nel corso delle vicissitudini: le sequenze stealth, indispensabili in alcuni frangenti, lasceranno il passo a dinamiche da walk simulator, con l’esplorazione che rivestirà un ruolo fondamentale nella risoluzione degli enigmi ambientali. Un’esplorazione mai fine a se stessa, e che cerca di mettere in risalto la cura degli sviluppatori nella ricreazione delle ambientazioni dell’inferno, in una commistione che unisce le visioni trascritte da padre Dante alle realizzazioni pittoriche del polacco Beksinski. In soldoni, quello che gli utenti si troveranno dinanzi nel corso dell’avventura di Agony saranno stage costruiti letteralmenta con le membra di corpi dilaniati, dove ogni elemento è un’esaltazione del grottesco, dal level design fino alla caratterizzazione di personaggi e nemici che si pareranno lungo il cammino.
Sopravvivere in Agony potrebbe risultare assai difficile: la scelta di MadMind Studio è stata quella di instillare nei giocatori un senso di vulnerabilità assoluta. Gli scontri frontali sono quindi caldamente sconsigliati, visto che basterà un sol colpo per rendere vani tutti gli sforzi. In caso di (ri)morte partirà poi la caccia a un nuovo corpo da possedere, con gli ambienti di gioco che forniranno il materiale da cui attingere a propria assoluta discrezione tra altri martiri come noi o anche demoni. Un’idea molto simpatica, ma che rischia di essere un semplice palliativo alla frustrazione dettata da frazioni di gioco eccessivamente complicati e che potrebbero scoraggiare i meno avezzi a meccaniche trial & error.
Anche la risoluzione degli enigmi ambientali di Agony porta a non pochi patemi d’animo, con l’esplorazione certosina dei livelli che risulterà indispensabile per riuscire asoddisfare le richieste dettate dal gameplay. A rendere meno estrema la difficoltà ci pensa poi un segnalatore, richiamabile tramite la pressione del tasto apposito, che indicherà la via da seguire per continuare il proprio cammino verso la redenzione.
Tecnicamente, no!
Un gameplay che non brilla in maniera assoluta quello di Agony, e ci duole (siamo nel luogo della penitenza, d’altronde) segnalare un comparto tecnico che purtroppo non fa da contraltare. La resa generale del titolo risulta essere infatti claudicante, con i livelli che molto spesso mettono in mostra un aliasing assolutamente anacronistico e che viene accentuato dalla presenza di tonalità molto scure che sfociano spesso nel nero totale. Anche l’incedere del protagonista del gioco risulta essere fin troppo cadenzato: una scelta tecnica, certo, che mira ad incrementare il senso di angoscia nei giocatori, sebbene gli scarsi 30 fotogrammi al secondo raggiunti dalla produzione di MadMind Studio non aiutino a calarsi perfettamente nelle atmosfere del gioco, con i colpi d’occhio che vengono quindi in alcuni casi irrimediabilmente rovinati.
Conclusioni
In sostanza, Agony risulta essere quindi una buona idea che non trova nella realizzazione tecnica il partner ideale: alcune magagne tecniche impediscono di godere appieno dell’esperienza ludica, sebbene in fin dei conti non ci troviamo di fronte a un titolo da cassare in toto. Certo è che una maggiore cura avrebbe permesso al gioco di scalare le gerarchie del genere per imporsi a un pubblico più pretenzioso.
Pro
- Ambientazione adeguatamente grottesca…
Contro
- … sebbene alcune magagne tecniche impediscano di apprezzarla appieno
- Controlli un po’ troppo rigidi
- Si sta come d’autunno, sugli alberi, le foglie
VOTO FINALE: 6/10