Ci sono moltissimi costi nascosti di TIM, Vodafone, Wind e Tre che spesso creano un forte malumore tra gli utenti italiani. Dopo aver analizzato le singole Reti dal punto di vista delle performance in ambito mobile, oggi tocca concentrarsi su un altro studio estremamente interessante e che si spera possa mettere in guardia il pubblico da sgradite sorprese in futuro in caso di sottoscrizione di un nuovo piano. Vedere per credere quanto reso pubblico di recente dall’Unione nazionale dei consumatori, che tra le altre cose si è rivolta subito all’Antitrust.
I costi nascosti di TIM, Vodafone, Wind e Tre sono sempre più pesanti, senza tralasciare quelli di Fastweb, al punto da poter essere racchiusi in ben dieci punti. In prima istanza abbiamo quelli relativi a servizi come ChiamaOra, Ti ho cercato, Chiamami, mentre la seconda categoria si riferisce ai messaggi in segreteria che vengono poi ascoltati dagli utenti. Ci sono poi i piani tariffari base, quelli a sostegno dei minuti inclusi nei pacchetti, che spesso richiedono attorno ai 50 centesimi a settimana anche senza superare le soglie.
Andando avanti, troviamo i costi di incasso, spesso a carico degli utenti, oltre al cosiddetto “tutto incluso” che spesso nasconde costi extra per chiamate verso i fissi. Alcuni operatori fanno addirittura pagare la chiamata per conoscere il credito residuo, altri ancora i servizi per proteggersi dai virus. Stanno scomparendo, ma ancora non si possono escludere a priori, i costi per il tethering, mentre quelli più odiosi e spesso gravosi si riferiscono a penali mal comunicate in caso di uscita prima dei 24 mesi.
Infine, attenzione massima ai costi di attivazione per SIM e specifici piani. Insomma, i costi nascosti di TIM, Vodafone, Wind e Tre, oltre a Fastweb, rappresentano un danno economico importante per il pubblico, ma anche un danno pesante all’immagine delle singole compagnie telefoniche.