Gomorra nel mirino di polemiche e analisi così come il suo creatore, Roberto Saviano. Questa volta a scagliarsi contro lo scrittore e la serie è Don Aniello Manganiello, già parroco di Scampia. Chi segue le storie di Camorra e la tv conosce bene Don Aniello, spesso protagonista a Le Iene, da sempre paladino della guerra alla mafia e, soprattutto, contrario al fenomeno Gomorra e a chi l’ha creato.
Don Aniello Manganiello si sente solo. Lo urla da anni ma direttamente dal quartiere più martoriato e dalle strade ricoperte di sangue, lo stesso dove ha passato sedici anni prima di essere spostato a Pescara.
Proprio nei mesi scorsi, in un’intervista a Il Giornale, Don Aniello Manganiello aveva già dichiarato di non aver mai visto Gomorra e di non voler vedere nemmeno la terza stagione definendo il progetto “Un’assurda spettacolarizzazione del male, un modo per fare cassetta visto che il tema tira” per poi chiarire: “Scampia non è Gomorra perché Gomorra è una città biblica in cui non ci sono nemmeno 10 giusti perché Dio possa risparmiarla. Non mi pare che Scampia sia in queste condizioni. Avrebbe potuto raccontare storie di conversione e di riscatto, ce ne sono tante“.
Il prete torna adesso sull’argomento puntando dritto dritto il suo dito contro Roberto Saviano reo di fare la lotta alla Camorra seduto al tavolino e ben lontano dalle persone da salvare e le situazioni da risolvere. Secondo quanto si legge su ArticoloTre.com, Manganiello ha dichiarato: “Lo scrittore preferisce ignorare gli uomini le donne che rischiano ogni giorno per contrastare la cultura mafiosa e il degrado del territorio napoletano”.
E poi si rivolge direttamente allo scrittore: “Caro Saviano, a Scampia ci sono stato come parroco e so di cosa parlo. Ti dico che non basta scrivere libri, fare antimafia a tavolino, ma occorre lottare per creare nuove condizioni di vita. […] Siamo stanchi di Gomorra, vogliamo un’anticamorra delle opere. Anch’io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo e ho rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente. Non chiedo altrettanto a Saviano, ma abbiamo bisogno di testimoni e non di maestri”.