La questione degli iPhone depotenziati sta prendendo una piega legale in Francia: la Procura parigina ha deciso di aprire un’inchiesta nei confronti di Apple, sospettata di aver fatto ricorso alla ‘obsolescenza programmata’ con lo scopo di indurre gli utenti a comprare dispositivi di ultima generazione. L’azienda californiana ha ammesso fin dai primi giorni dello scandalo l’adozione della pratica, chiarendo però i fini alla base della scelta: prolungare la vita degli iPhone la cui batteria risultava danneggiata da regolare usura.
L’inchiesta transalpina è stata aperta lo scorso 5 gennaio, per indicazione della denuncia fatta pervenire dall’associazione HOP (Halte à l’Obsolescence Programmée), la stessa che per analoghi motivi si era già scagliata contro altre azienda di caratura internazionale, quali Epson, Canon e Brother.
Si tenga presente che a livello locale esiste, dal luglio 2016, una legge che ufficializza come reato perseguibile penalmente i casi di obsolescenza programmata, e che predispone fino a 2 anni di reclusione ed una multa compresa tra i 300 mila euro al 5 % degli introiti ricavati dalle aziende colte in fragrante.
Al di là della questione incentrata sugli iPhone depotenziati, una tematica del genere è stata affrontata a tempo debito anche in Italia, quando nel 2013 il parlamentare Luigi Lacquaniti (Sinistra Ecologia Libertà) avanzò una prima proposta di legge, con il chiaro intendo di porre un freno al fenomeno.
Il Codacons sta preparando un esposto contro la mela morsicata, da presentare alla Procura della Repubblica di Roma, e da sottoporre anche all’Antitrust, ma, almeno per adesso, non esistono prove che inchiodino gli OEM sul caso di obsolescenza programmata, e destinati quindi a scadere, come avviene per qualsiasi prodotto alimentare.
Naturalmente ci preoccuperemo di tenere d’occhio tutta la situazione per potervi dire di più appena possibile, nella speranza che giustizia venga fatta previo chiarimento della vicenda.