Beyoncé contro il razzismo, il suo discorso per il premio a Colin Kaepernick fa infuriare i conservatori (video)

A sorpresa l'apparizione e il discorso di Beyoncé contro il razzismo durante la premiazione di Colin Kaepernick: per i conservatori è "nemica della polizia"

Beyoncé contro il razzismo

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L’impegno di Beyoncé contro il razzismo è ormai un fatto acclarato, ma dopo le sue ultime dichiarazioni pubbliche sull’argomento la notizia rischia di diventare un’altra, ovvero la reazione di commentatori ed esponenti dei conservatori contro le sue posizioni.

Queen Bey ha fatto un’apparizione a sorpresa alla manifestazione sportiva Sports Illustrated of the Year Awards martedì 5 dicembre, per consegnare al giocatore Colin Kaepernick il Muhammad Ali Legacy Award come riconoscimento della sua carriera calcistica.

Nel consegnare il premio all’atleta, Beyoncé ha tenuto un breve discorso in cui ha affrontato la questione del razzismo negli Stati Uniti. E lo ha fatto in modo molto diretto, tale da causare reazioni controverse. La giornalista di Fox e commentatrice politica Tomi Lahren, nota per essere una delle voci più conservatrici del panorama giornalistico americano, ha criticato il suo discorso su Twitter parlando di lei come “nemica della polizia” che premia un altro nemico della polizia. Il riferimento è al contenuto di Formation, primo video tratto dal visual album Lemonade in cui le immagini di Beyoncé in piedi su un’auto dei poliziotti che affonda in uno stagno, ma più in generale all’impegno della cantante al fianco delle famiglie delle vittime della polizia negli Stati Uniti e del movimento Black Lives Matter.

Il discorso di Beyoncé è stato in realtà tutto incentrato sull’importanza dell’esempio sociale nella lotta al razzismo: ringraziando Colin Kaepernick, la popstar ha ricordato come siano i comportamenti dei singoli a determinare un cambiamento nella società. Kaepernick è stato infatti uno dei primi giocatori di colore di football americano, nell’estate 2016, a stare seduto durante l’inno nazionale: quarterback della squadra di football dei San Francisco 49ers, ha innescato così una protesta per l’eguaglianza razziale e la giustizia sociale nello sport. “Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca” aveva dichiarato in un’intervista spiegando che le violenze delle autorità contro le persone di colore sono ancora un’emergenza non affrontata negli Stati Uniti. Alla replica del presidente Trump, che qualche mese fa ha suggerito di licenziare tutti coloro che si rifiutano di rendere onore all’inno nazionale, la forma di protesta è dilagata nel mondo dello sport ma anche dello spettacolo (il cast di Grey’s Anatomy, per esempio, si è inginocchiato in segno di solidarietà, così come molti cantanti). Kaepernick ha lasciato i 49ers alla fine della stagione 2016, ma da allora non è più stato contrattualizzato nella National Football League.

Beyoncé ha ribadito come l’impegno nella lotta per i diritti delle minoranze debba essere una priorità e difeso le ragioni del giocatore. Ecco il suo discorso.

Grazie, Colin Kaepernick. Grazie per il tuo cuore altruistico e per la tua determinazione. Grazie per il tuo sacrificio personale. Colin ha agito senza paura delle conseguenze o delle ripercussioni, solo con la speranza di cambiare il mondo in meglio. Per cambiare la percezione, bisogna cambiare il modo in cui ci trattiamo l’un l’altro, in particolare le persone di colore. Stiamo ancora aspettando che il mondo ci arrivi. È triste che il razzismo sia così radicato in America al punto che quando protestiamo contro il razzismo, alcune persone presumono che stiamo protestando contro l’America. Quindi chiariamo. Colin è sempre stato molto rispettoso degli individui altruisti che servono e proteggono il nostro paese, le nostre comunità e le nostre famiglie. Il suo messaggio si concentra esclusivamente sull’ingiustizia sociale per le persone storicamente private della libertà. Non prendiamoci in giro.